Un “mercato delle pulci” virtuale in cui “fare acquisti da miliardario”? Questa è la sfida di Temu, società cinese controllata da PDD Holdings che, come scrive il Financial Times, vuole nientemeno che “cambiare il modo in cui il mondo fa gli acquisti”. Ecco come lo sta facendo in un approfondimento della testata finanziaria che mette in luce anche le fragilità tutte cinesi di una compagnia definita opaca.
Temu alla conquista del mondo
Questa Amazon orientale già sbarcata in 49 Paesi a soli due anni dal lancio punta ora ad allargare il numero di consumatori tramite il ricorso a un sistema di IA che ne intercetta e predice le preferenze. I prodotti acquistati partono poi direttamente dai magazzini della casa e vengono recapitati gratis.
Numeri da record
Il fenomeno Temu va preso sul serio perché il suo gemello Pinduoduo già domina in Cina con più di 870 milioni di utenti attivi che possono acquistare merci da 13 milioni di piccoli commercianti, per un fatturato complessivo pari a un terzo di tutto il commercio via corriere del Paese.
Il risultato è che ora PDD rivaleggia in borsa con Alibaba in termini di capitalizzazione avendo raggiunto i 162 miliardi.
L’ultima trimestrale da 9,4 miliardi non solo è doppia rispetto a quella dell’anno precedente ma ha spinto il fondatore di Alibaba Jack Ma ad esortare gli attuali dirigenti di Alibaba a “riformarsi”.
Sono numeri da capogiro che contraddicono tutti gli assunti sul legame tra e-commerce e logistica che la creatura di PDD sfida con appena 13.000 addetti e dunque una frazione minuscola di quelli di Amazon (1,5 milioni).
Il segreto
Dietro al successo ma anche ai problemi di questa compagnia fenomeno c’è un processo spinto di outsourcing che include addirittura i server. E non è questa l’unica peculiarità di un’impresa i cui impiegati usano pseudonimi.
Ma il vero segreto del successo di Pinduoduo è quella piattaforma dove gli algoritmi dell’IA effettuano un microtargeting che invoglia gli utenti a comprare.
E tutti ricordano quel 2021 quando l’esperimento produce finalmente la prima trimestrale in attivo dopo aver perso nei tre anni precedenti più di quattro miliardi di dollari.
Ed è da quell’agosto di tre anni fa che il nuovo executive si è gettato in una nuova avventura: l’agritech, che vede PDD ora collaborare con atenei e istituzioni in progetti di ricerca sia pure ancora allo stato embrionale.
Il mistero di Temu
Ma proprio qui comincia il mistero di una compagnia che, malgrado la stazza, vanta appena 150 milioni di asset fisici e le cui operazioni definite dal Ft “opache” stanno suscitando qualche perplessità tra gli investitori a stelle e strisce.
Contattato dalla testata della City, un portavoce di PDD nega ogni irregolarità nella gestione anche dei conti su cui però il portavoce tace spiegando che la compagnia non li comunica a “singoli media”.
Che succede là fuori?
Fuori dalla Cina si guarda con interesse ma anche con preoccupazione al fenomeno Temu: e-Bay e la catena Usa Five Below dichiarano di non aver subito conseguenze nel loro business, ma qualcuno in America si sta facendo delle domande.
Quella sollevata dal Ft è seria. Con una struttura così snella e poco trasparente come farà a scongiurare il rischio del riciclaggio e dei falsi commercianti che su quelle piattaforme tentano sempre di attuare false transazioni o di vendere beni contraffatti?
Wall Street tira dritto
Ma a Wall Street 53 su 56 analisti sentiti dal Ft raccomandano ai lori clienti di comprare azioni di PDD e sembrano dunque disposti a ingoiare tutto su quel buco nero cinese.
Un buco nero ammesso anche da uno dei più importanti investitori nella compagnia, che si chiama Hyden Capital e in un memo ha scritto che PDD soffre di una certa “mancanza di trasparenza”.
Ma dopo aver riconosciuto il problema l’investitore precisa: “non è detto che solo perché una compagnia non rivela i suoi dati agli investitori non abbia a cuore i loro interessi.