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Tchap, la chat del governo francese che non entra in servizio

Perché l’entrata in servizio ufficiale di Tchap è stata rimandata

L’entrata in servizio ufficiale di Tchap è quindi stata rimandata. E’ un’applicazione analoga a WhatsApp o a Telegram, ma riservata ai funzionari dello Stato francese. Il lancio era previsto il 17 aprile scorso, quando, per alcune ore, si trovava negli “store” dei telefoni Apple a Android. Poi si è scoperto un bug: non soltanto i possessori di un indirizzo mail dello Stato potevano avervi accesso, ma tutti potevano crearvi un proprio profilo. Il problema sembrava destinato a risolversi, ma a due settimane di distanza la nuova applicazione non è ancora in circolazione.

Gli obiettivi di sicurezza di Tchap non riguardano i settori più sensibili della difesa o di altri ambiti riservati, che hanno specifici strumenti o protocolli. Piuttosto intende innalzare il livello di sicurezza e accessibilità della comunicazione ordinaria tra funzionari statali francese sotto due profili: anzitutto utilizzando un codice di proprietà dello Stato e sotto il suo controllo, e poi conservando i dati all’interno del territorio francese.

Il passaggio a Tchap dovrebbe avvenire su base volontaristica. Si dovrebbe quindi abbandonare WhatsApp, che appartiene a Facebook: con questo non solo condivide alcune informazioni, ma anche il ricordo dello scandalo di Cambridge Analytica e dei profili carpiti. Verrebbe meno anche l’uso di Telegram, per il quale non sempre viene attivata la crittografia.

Sul piano tecnico, Tchap è stato costruito sul codice Riot, con protocollo di comunicazione Matrix. Il nome dell’applicazione deriva da Claude Chappe che inventò in piena rivoluzione francese una comunicazione ottica a distanza, già denominata telegrafo. Collaudata nel 1793, ebbe un ruolo significativo per quegli anni nelle informazioni di guerra, e fu poi sostituita dal telegrafo elettrico nel 1846.

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