Continuano le tensioni su Stm.
Stando alla ricostruzione del quotidiano Domani, il ministro Giancarlo Giorgetti ha intenzione di sostituire l’amministratore delegato di Stmicroelectronics, società di semiconduttori controllata dal ministero dell’Economia italiano e dalla banca statale francese Bpifrance. L’ostilità del governo italiano nei confronti del francese Jean-Marc Chery è nota da tempo, così come l’opposizione alla sua riconferma alla carica, avvenuta lo scorso maggio.
STALLO NEL CDA DI STMICROELECTRONICS
Giorgetti, si legge su Domani, “starebbe portando avanti con una certa perseveranza il proprio obiettivo, nonostante la contrarietà dei francesi, i quali fanno notare che tra il 2005 e il 2018 i ruoli di vertice erano stati affidati a un italiano, Carlo Bozotti e, prima di lui, la società era saldamente in mano a un altro italiano, Pasquale Pistorio”. La situazione nel consiglio di amministrazione di Stmicroelectronics è di stallo: l’Italia spinge per la rimozione di Chery, mentre la Francia è contraria; nemmeno tutti i consiglieri italiani – sono tre, affiancati da tre francesi e tre indipendenti – sarebbero d’accordo con la mossa di Giorgetti.
La situazione, comunque, dovrebbe conoscere un’evoluzione nelle prossime settimane, visto che il ministero dell’Economia sta cercando nuovi profili “più affini alla linea del governo” da proporre all’assemblea di maggio per il rinnovo delle cariche.
LA CLASS ACTION NEGLI STATI UNITI
Negli Stati Uniti è stata avviata una class action di investitori di Stmicroelectronics nei confronti della società, accusata di aver rilasciato delle dichiarazioni fuorvianti su propri risultati economici, nascondendo il peggioramento del mercato dei semiconduttori.
Inoltre, l’amministratore delegato Chery e il direttore finanziario Lorenzo Grandi sono stati accusati di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di Stmicroelectronics (e di conseguenza del titolo) per guadagnare dalla vendita di azioni.
TAGLI IN VISTA?
Lo stallo italo-francese al vertice di Stmicroelectronics avrebbe causato ritardi all’elaborazione del piano di riorganizzazione della società, che di recente ha presentato delle previsioni negative sui risultati del primo trimestre del 2025.
Stando a Domani, Stmicroelectronics sta valutando “l’accompagnamento alla pensione o l’avvio di un ampio piano di riqualificazione per la forza lavoro in eccesso”: queste eventuali uscite sono legate all’alto grado di automazione raggiunto nelle fabbriche di Agrate Brianza e di Catania, che riduce la necessità di manodopera.
CHE NE SARÀ DI AGRATE E CATANIA
Il piano per il sito di Agrate Brianza prevedrebbe la chiusura dello stabilimento dedicato ai wafer da duecento millimetri e la sostituzione con un impianto automatizzato di wafer da trecento millimetri, più potenti.
A Catania, invece, sarebbe saltato il finanziamento pubblico (2 miliardi di euro) per un nuovo impianto di semiconduttori in carburo di silicio: un progetto da 5 miliardi. Pare inoltre che non ci saranno nuove assunzioni, ma conversioni di personale.
Di recente Stmicroelectronics ha annunciato la cassa integrazione per gran parte dei lavoratori dello stabilimento catanese.
I SINDACATI ATTACCANO STMICROELECTRONICS E IL GOVERNO
Rosy Scollo, segretaria della Fiom-Cgil di Catania, ha attaccato il ministro delle Imprese Adolfo Urso: “è venuto l’anno scorso a parlarci di tremila nuovi posti di lavoro e di un investimento aggiuntivo e ora invece ci par di capire che l’azienda non aggiunge ma riconverte”.
“Da un lato i vertici aziendali smentiscono il taglio programmato del 6 per cento della forza lavoro nel mondo”, ha detto Barbara Tibaldi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, “dall’altro annunciano che in Francia è già in atto un confronto con le organizzazioni sindacali per uscite in prepensionamento dei lavoratori e chiedono a noi disponibilità di fare lo stesso”.