Un satellite europeo è in caduta incontrollata verso la Terra.
È previsto per oggi, intorno alle 16.41 ora italiana, il rientro nell’atmosfera terrestre del satellite europeo di telerilevamento ERS-2, che dovrebbe disintegrarsi in gran parte in seguito all’impatto. Lo rende noto l’Ufficio Esa per il monitoraggio e controllo dei detriti spaziali che sta monitorando il satellite e fornisce aggiornamenti sul suo rientro.
La maggior parte dei frammenti dovrebbe bruciare nell’impatto con l’atmosfera. Solo alcuni potrebbero scendere verso la superficie terrestre.
L’interazione tra condizioni atmosferiche imprevedibili e altri fattori come la direzione in cui è rivolto il satellite (che aumenta o diminuisce la superficie esposta all’atmosfera) e il fatto che si possano aggiornare le previsioni solo dopo che è passato sopra un sensore, come un telescopio o radar – spiega l’Esa – rende molto difficile prevedere un rientro naturale.
L’imminente rientro di un satellite europeo defunto serve a ricordare i pericoli posti dagli oggetti esistenti anche mentre le agenzie lavorano per mitigare la crescita dei detriti orbitali, osserva SpaceNews.
Tutti i dettagli.
CHE COS’È ERS-2
Lanciato nel 1995 con lo scopo di fornire dati scientifici sulla Terra, per Ers-2 il capitolo finale è arrivato nel 2011 quando l’Agenzia spaziale europea ne ha decretato la fine operativa iniziando un processo di abbassamento dell’orbita da circa 785 km a 573 km per ridurre al minimo il rischio di collisione con altri satelliti. Dopo 13 anni di decadimento orbitale, guidato principalmente dall’attività solare, il satellite rientrerà naturalmente nell’atmosfera terrestre.
IL RIENTRO INCONTROLLATO DEL SATELLITE EUROPEO
Quindi, oggi ERS-2 si frantumerà in frammenti a circa 80 km dalla superficie terrestre e la stragrande maggioranza di questi brucerà nell’atmosfera. Alcuni frammenti potrebbero raggiungere la superficie terrestre, dove molto probabilmente cadranno nell’oceano Pacifico.
LE PREVISIONI DELL’ESA
Le previsioni dell’ufficio dell’Agenzia Spaziale Europea specializzato nell’analisi dei detriti spaziali, aggiornate continuamente, indicano al momento che l’impatto dovrebbe avvenire alle 16.41 italiane.
È questa la stima più recente, che aggiorna quella fornita alle 10,00 di questa mattina. Il margine di incertezza si è ridotto da oltre 2 ore a meno di due ore e si è spostata più a Nord la possibile area dell’impatto nell’atmosfera, che secondo gli ultimi calcoli dovrebbe comunque avvenire sull’oceano Pacifico.
La finestra di incertezza è sempre più ridotta man mano che si avvicina il momento della caduta verso terra, ed è dovuta soprattutto all’attività solare, che influisce sulla densità dell’atmosfera terrestre e dunque sulla resistenza che il satellite incontrerà. Inoltre, l’interazione tra condizioni atmosferiche imprevedibili. Altri fattori, come la direzione in cui è rivolto il satellite ed il fatto che le previsioni possono essere aggiornate solo quando Ers-2 passa sopra un telescopio o un radar, rendono il tutto ancora più complesso, aggiunge l‘Ansa.
RISCHIO COLLISIONI?
Alcuni componenti dell’Ers-2 sopravvivranno al rientro, ha affermato Mirko Albani, responsabile del programma spaziale e delle missioni per il programma di Osservazione della Terra dell’Agenzia spaziale europea, in un briefing del 13 febbraio, come riporta Spacenews. Ciò include quattro serbatoi di carburante e alcuni pannelli interni. Il componente più grande che dovrebbe sopravvivere al rientro è l’antenna SAR, del peso di 52 chilogrammi.
Il rischio che i detriti cadano e feriscano qualcuno è estremamente basso, sebbene l’Esa non abbia quantificato i rischi derivanti da questo specifico rientro. Albani ha aggiunto che nessuno dei detriti dell’Ers-2 contiene materiali tossici o radioattivi.
LA VISIONE ZERO DEBRIS DELL’ESA
Come ricorda ancora Spacenews, Ers-2 è conforme alle precedenti linee guida sulla mitigazione dei detriti, che richiedono la deorbita dei satelliti entro 25 anni dalla fine della loro vita. Tuttavia, a novembre l’Esa ha pubblicato una nuova politica di mitigazione dei detriti orbitali che, tra le altre misure, riduce il periodo di smaltimento post-missione da 25 a 5 anni.
“Fa parte della visione zero detriti dell’Esa, ha affermato Francesca Letizia, ingegnere dell’Esa per la mitigazione dei detriti spaziali e la sicurezza del rientro. Oltre alla tempistica ridotta per la deorbitazione, la politica richiede che i veicoli spaziali non considerati “a basso rischio” siano preparati per la rimozione attraverso l’aggiunta di un’interfaccia che consentirebbe a una missione attiva di rimozione dei detriti di afferrarli.
L’attuazione della nuova politica è ancora in una fase di transizione, ha aggiunto Letizia. “Non ci aspettiamo di implementare pienamente tutte le misure richieste per l’eliminazione dei detriti per le missioni lanciate ora”, ma di implementarle progressivamente entro la fine del decennio. “È un viaggio che abbiamo appena iniziato e vedremo come funzionerà”, ha proseguito la rappresentante dell’Esa. La nuova politica inoltre non si applica completamente ai veicoli spaziali già in orbita. “Per le missioni future, l’obiettivo è raggiungere l’obiettivo di zero detriti entro il 2030 in poi”.