Lanciato nello spazio il telescopio spaziale James Webb.
Sabato 25 dicembre alle 9:20 ora locale a Kourou, il razzo Ariane 5 è decollato dal Guyana Space Center, lo spazioporto europeo, per posizionare nella sua orbita di trasferimento il telescopio Webb. Il telescopio è stato sviluppato sotto la guida dalla Nasa in partenariato con l’Agenzia spaziale europea (Esa) e dall’Agenzia spaziale canadese (Csa). 27 minuti dopo il decollo, il telescopio si è separato con successo dal lanciatore.
Dopo alcuni ritardi e posticipi, il giorno di Natale il telescopio è stato lanciato con successo. Come ha ricordato mesi fa Axios, lo sviluppo di Webb è stato lungo e pieno di battute d’arresto, ma questo non è senza precedenti nel settore spaziale.
Al termine di un viaggio di 29 giorni, il telescopio spaziale più potente mai costruito sarà posizionato in orbita attorno al punto di Lagrange 2 per osservare galassie, pianeti, nebulose e stelle per svelare i segreti dell’universo.
L’obiettivo di Webb è guardare più indietro nel tempo, anche a più di 13,5 miliardi di anni fa. “James Webb inizia un viaggio di ritorno alla nascita dell’universo”, ha sottolineato la Nasa al momento del decollo.
IL VIAGGIO DEL TELESCOPIO JAMES WEBB
Il telescopio dovrebbe arrivare alla sua destinazione finale, a 1,5 milioni di km dalla Terra, circa 29 giorni dopo il lancio.
MANOVRE COMPLICATE
Il lancio di Webb è solo l’inizio di quella che sarà una complessa serie di attività iniziali nei prossimi sei mesi. Il terzo giorno, lo scudo termico inizierà a dispiegarsi. L’undicesimo giorno, lo specchio secondario inizierà il suo posizionamento. Tra il 13° e il 14° giorno verrà assemblato lo specchio primario di 6,5 metri di diametro e composto da 18 esagoni. Questo è quasi tre volte più largo del riflettore principale su Hubble.
Non sarà facile, ha ammesso il numero uno della Nasa Bill Nelson: “Dobbiamo renderci conto che ci sono ancora innumerevoli cose che devono funzionare e devono funzionare perfettamente. Ma sappiamo che in grandi ricompense, c’è un grande rischio. Ed è quello che questo è tutto. Ed è per questo che osiamo esplorare”.
L’EREDE DEL TELESCOPIO HUBBLE
Progettato come il successore del telescopio spaziale Hubble, il telescopio spaziale Webb sarà 100 volte più potente. Utilizzerà tecnologie migliorate e diverse per catturare il 70% di luce in più. Grazie a questi miglioramenti, gli astronomi potranno compiere osservazioni mai fatte finora delle prime stelle e galassie formatesi dopo il Big Bang.
La missione dovrebbe durare 10 anni.
IL COSTO
Come ricorda la Bbc, il costo del progetto è di 10 miliardi di dollari.
Il costo del telescopio è aumentato nel tempo a causa di problemi tecnici e di budget che hanno portato ad anni di ritardi che hanno minacciato di annullare il progetto.
IL CONTRIBUTO DELL’EUROPA ALLA MISSIONE
Per sviluppare questo telescopio, sono state coinvolte tre agenzie spaziali, Nasa, Esa e Csa. L’Europa ha giocato un ruolo importante nel quadro di questa missione: l’Esa ha fornito il sistema di lancio a bordo di Ariane 5, così come lo spettrometro Nirspec, realizzato da Airbus, mentre il dipartimento d’astrofisica del CEA a Saclay e l’osservatorio di Parigi hanno concepito la camera Miri. È il telescopio spaziale più ambizioso mai inviato nello spazio.
“Questa missione ha richiesto 20 anni di preparazione con la Nasa. È la terza volta che Arianespace lancia per l’agenzia americana dimostrando i vantaggi delle grandi cooperazioni spaziali internazionali” ha spiegato Stephane Israël, presidente esecutivo di Arianespace.
Dal lancio seguiranno quindi sei mesi di collaudo e infine, a 2022 inoltrato, si potrà dare inizio alle osservazioni.
COINVOLTI NUMEROSI RICERCATORI ITALIANI ITALIANI NELLE OSSERVAZIONI DEL PRIMO ANNO
Nel primo ciclo di operazioni, i programmi di tipo “General Observer”, ammonteranno a circa 6000 ore, ovvero 250 giorni.
Alla guida di un terzo delle proposte, selezionate lo scorso aprile, vi sono ricercatori e ricercatrici di paesi membri dell’Esa e tra esse, nove hanno un principal investigator che lavora in Italia. Sette di loro, in forza all’Istituto Nazionale di Astrofisica, utilizzeranno Jwst per studiare una serie di fenomeni: le nane brune, corpi a metà tra pianeti e stelle; la nascita di stelle in ambienti “estremi”; l’origine dei potenti getti di materia durante la formazione stellare; come si formano le galassie più massicce dell’universo; il ruolo dei buchi neri supermassicci nell’evoluzione galattica; la prima generazione di stelle del cosmo.