L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sta lavorando (da anni) ad un complesso esperimento sulla fisica dei neutrini, volta in particolare a stabilire se esista un tipo di neutrino fino ad ora sconosciuto, il cui nome è SOX.
Per SOX è necessaria una fonte di particelle sub-atomiche, ovvero una fonte radioattiva, e a questo scopo è previsto da qui a diversi mesi l’arrivo di Cerio 144 presso il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, in Abruzzo.
La notizia dell’arrivo di questo radioisotopo presso i laboratori del Gran Sasso ha messo in agitazione movimenti ambientalisti e popolazione locale, e in un crescendo di allarmismi e notizie incontrollate, di SOX e del Cerio144 ha parlato, nei giorni scorsi, la trasmissione televisiva “Le Iene” (che ha già un curriculum di servizi antiscientifici poco inviadiabili, a partire dal caso Stamina). In un servizio di Nadia Toffa si evocano scenari apocalittici di inquinamento da radiazione e incidenti nucleari.
Non a caso il servizio si apre con le sinistre immagini dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, incidente che durante il servizio la Toffa richiama più volte, con paralleli scientificamente azzardati.
Ne abbiamo parlato con Marco Pallavicini, vicedirettore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, coordinatore del progetto SOX.
Prof. Pallavicini, che cos’è il progetto SOX e qual è il fine di ricerca.
“SOX è un progetto di fisica del neutrino che sarà realizzato con una sorgente di neutrini (il Cerio 144, nda), e un rivelatore di neutrino già esistente che si chiama borexino, in funzione in funzione presso i Laboratori del Gran Sasso da molti anni.
Il fine della ricerca è, in particolare, verificare o meno l’esistenza di nuove specie di neutrino che – nel linguaggio tecnico – non sono chiamati neutrini sterili perché sarebbero (se esistono) neutrini ancor più debolmente interagenti con la materia di quanto già non siano quelli nostri”.
Si tratta quindi di ricerca di base
“Assolutamente, ricerca di base nel campo della fisica del neutrino con delle potenziali applicazioni in cosmologia”.
Siamo nel campo delle ricerche premiate con gli ultimi premi Nobel per la fisica
“Si, sopratutto quello del 2015 con la fisica del neutrino: il campo è quello, quello delle oscillazioni di neutrino”.
In Abruzzo c’è molto allarme per l’arrivo del Cerio144, allarme alimentato dalla trasmissione “Le Iene”
“Gli allarmismi nascono prima, perché poi “Le Iene” hanno raccolto e amplificato una disinformazione dilagante, diffusa da varie associazioni ambientaliste che hanno sparpagliato delle bugie”.
Il servizio inizia evocando l’incidente di Fukushima, un reattore nucleare per la produzione di energia. Cos’hanno in comune un esperimento che utilizza un radioisotopo e una centrale nucleare?
“Assolutamente nulla se non il fatto che c’è di mezzo la radioattività, ma è un legame molto labile.
Se sposassimo questa tesi dovremmo dire che anche le sorgenti al cobalto che si utilizzano in ospedale per la radioterapia, o le sorgenti radioattive utilizzate da tutti i rivelatori di fumo presenti nelle case dovrebbero essere considerati pericolosi.
Se i rivelatori di fumo utilizzano quantità minime di fonti radioattive, le sorgenti al cobalto che si usano negli ospedali non sono affatto quantità minime, sono quantità molto importanti che, però – come nel caso di SOX – sono utilizzate in modo assolutamente sicuro, perché la tecnologia per farlo esiste.
La ragione di fondo per cui il paragone con una centrale nucleare e con l’incidente di Fukushima è veramente una truffa, è che una sorgente radioattiva non è un reattore. Una sorgente radioattiva non è un dispositivo in cui avviene una reazione nucleare di fissione, che per essere gestita dev’essere controllata come accade nei reattori. In una sorgente radioattiva, anche in presenza di un quantitativo importante di radiazioni, come nel caso di SOX, non c’è nessuna reazione.
Si tratta di decadimenti naturali, che per nessuna ragione possono essere accelerati o rallentati o cambiati e una volta che uno ha – come nel caso di SOX – sigillato completamente la fonte radioattiva e schermato con del materiale passivo, che quindi non si può guastare, non si può rompere, non si può aprire in nessun caso, non esiste alcun pericolo.
Quella con Fukushima è veramente un’associazione di idee truffaldina, non è neanche un errore, a mio giudizio c’è dientro la volontà precisa di spaventare la popolazione, facendo un paragone scientificamente inconsistente, tra un disastro planetario come quello di Fukushima e un progetto assolutamente sicuro e innocuo come SOX”.
Quindi la fonte radioattiva è più simile alle fonti radioattive che contengono gli ospedali piuttosto che a quelle delle centrali nucleari?
“Assolutamente sì. Nella maggior parte dei casi, negli ospedali si tratta di una sorgente a Cobalto 60, e in quel caso c’è un’emissione di radiazioni gamma che viene utilizzata per la radioterapia.
Nel caso di SOX, il quantitativo di Cerio144 è significativamente maggiore, ma il concetto è lo stesso. Tanto è vero che il nostro contenitore pesa 2,5 tonnellate, proprio perché non abbiamo una sorgente che pesa pochi kg come nel caso delle sorgenti ospedaliere. In questo modo la schermatura che noi abbiamo costruito è totalmente sicura”.
Il Cerio144 è già presente in Abruzzo? Si è parlato di esperimento fatto “di nascosto”
“No, non è presente. Un’altra bugia che è stata detta è che noi abbiamo fatto l’esperimento di nascosto: falso. La sorgente è ancora in costruzione in Russia, per ora non è arrivata in Italia e arriverà – speriamo – in primavera. Fino ad ora non abbiamo fatto alcunché con nessun materiale radioattivo.
Tanto per chiarire il tipo di informazione che viene dato: Il test che abbiamo fatto in Ottobre era un test puramente meccanico che aveva la funzione di formazione del personale e training per chi dovrà svolgere il lavoro in futuro”.
La schermatura pesa 2,5 tonnellate. Ce ne parli
“Si, sono 19 cm di lega di tungsteno, nichel e ferro ed è un oggetto totalmente indistruttibile. Me lo lasci dire: è molto più spesso della corazza di un carro armato”.
Risponde a requisiti di sicurezza superiori rispetto a quelli delle centrali nucleari?
“Il paragone non conta: la centrale nucleare è un’altra cosa. I requisiti di una centrale nucleare sono altri, ma stiamo veramente parlando di cose non confrontabili.
Il contenitore del Cerio144 per SOX risponde a requisiti che hanno a che fare con la scrematura della radiazione. Tanto per dareun valore, la radiazione residua che esce dal tungsteno è tale per cui gli operatori che misureranno la sorgente – quindi quelli che ci vanno più vicino, che faranno la calibrazione, che installeranno gli apparati, isomma quelli che ci staranno attaccati – prenderanno una dose confrontabile con un paio di radiografie dentistiche o molto meno di una ordinaria radiografia che uno si fa quando si fa male al polso. Meno di 100 micro sievert.
Una normale radiografia viaggia sui 300/400 microsievert e si va verso i 1000 sievert per una normale radiografia. Se facciamo una TAC si va addirittura a 500-100 volte di più. Un viaggio in aereo andata e ritorno a New York, porta un’esposizione alle radiazioni molto maggiori rispetto alla SOX per gli operatori che ci stanno in contatto. Tutti gli operatori che non vi entrano in contatto, il personale del laboratorio non coinvolto in SOX, non prenderanno alcuna dose, zero”.
C’è un altro dato, usato in trasmissione da Nadia Toffa. Viene utilizzato per raccontare quanto sia pericoloso il Cerio 44 la sua potenzialità in peta bequerel.
“Si tratta di un numero di decadimenti al secondo che, ripeto, è una quantità importante di radiazione ma quella radiazione è totalmente e invariabilmente confinata all’interno del contenitore. Per cui non ha alcun senso dare il numero di decadimenti al secondo.
Per SOX abbiamo bisogno di tanti neutrini, per questo c’è un’emissione di un numero molto grande di neutrini ma tutto il resto – e quindi qualunque cosa possa essere dannosa – è assolutamente confinato nella capsula e non uscirà mai.
E non esiste uno scenario normale e neanche incidentale di contaminazione. Perché indubbiamente si tratta di un quantitiativo di Cerio significativo, ma sarà trattato e gestito in modo tale che quel materiale starà sempre chiuso lì dentro. Punto. Non ci sono se e non ci sono ma”.
Quindi questa tecnologia è sicura? Eppure servizi come quello di Nadia Toffa continuano ad insinuare dubbi sulla sua effettiva sicurezza
“Qualunque attività umana comporta rischi. Persino la non attività comporta rischi, una persona non fa niente e gli può cadere un meteorite sulla testa. Non esiste la situazione di certezza, mai. Quello che la scienza fa è analizzare i rischi e considerare un’attività sicura se la probabilità che accada qualcosa di negativo è sufficientemente bassa, dove sufficientemente bassa vuol dire che ragionevolmente, nell’arco di una vita umana, non accade. In questo senso, l’unico che valga la pena considerare, SOX è molto più che sicuro”.
Ma i laboratori del Gran Sasso sono interessati da almeno tre faglie sismiche, qual è il pericolo che un evento sismico esponga qualcuno alle radiazioni del Cerio 144 di Sox?
“Assolutamente nessuno. Purtroppo non abbiamo bisogno delle simulazioni per saperlo. Le popolazioni del Gran Sasso così come quelle abruzzesi, hanno già vissuto, in tempi molto recenti, eventi sismici importanti.
Nel 2009, il terremoto che ha causato la morte di oltre 300 persone e che ha messo in ginocchio la città di L’Aquila, un terremoto molto rilevante, non ha causato assolutamente nessun danno al laboratorio, perché tutte le sue strutture sono rigorosamente antisismiche. E lo sono davvero, purtroppo questoè dimostrato. Sarebbe stato meglio non saperlo, ma lo sappiamo.
Nel 2017 c’è stato un altro terremoto, meno intenso ma comunque importante, e di nuovo non è successo niente. Quindi tutte le strutture che stanno all’interno del laboratorio sono sicure dal punto di vista sismico.
Se parliamo di SOX in particolare mi metto a ridere: la sorgente è alta 40 cm, è un cilindro di 50 cm di lato, che pesa 2 tonnellate perché è piena di tungsteno. All’interno c’è un buchetto e quel buchetto è pieno di cerio, ma è un blocco che è indistruttibile per qualunque immaginabile terremoto. Non esiste un terremoto che distrugge quel contenitore, e se arrivasse un terremoto di tale intensità, verrebbe spazzata via l’Italia intera. Stiamo parlando di ipotesi ridicole”.
Un’altra ipotesi che viene evocata e quella di inquinamento della falda acquifera
“L’inquinamento della falda sarebbe realistica se l’ipotesi che il cerio venga dispersa fosse realistica, ma non lo è. I requisiti con cui abbiamo disegnato quello strumento sono molto più stringenti di quanto le norme radioproduzionistiche e le norme aziendali richiedono.
Dico semplicemente un dato: quella sorgente verrà alloggiata in una stanza – che è la camera pulita 1 di borexino – che noi abbiamo realizzato per avere un contenuto radioattivo dell’aria, semplicemente dell’aria che respirano le persone, 10.000 volte minore dell’aria standard”.
Quindi anche i dubbi che, più in generale, riguardano il rapporto tra l Laboratori del Gran Sasso e l’ambiente, sono di fatto estranei all’esperimento SOX.
“Assolutamente sì. Quelle che riguardano in generale il rapporto tra il laboratorio del Gran Sasso, l’autostrada, l’acquifero, ecc. sono questioni ben note: esiste un tavolo tecnico della regione Abruzzo che vuole affrontare la questione però SOX non ha alcun tipo di legame con questo discorso”.
Come vivete il clamore intorno a questa vicenda?
“Male, perché io in questo momento non so se riuscirò a fare mai l’esperimento. Può ben capire che disastro sarebbe se non dovessimo farcela, dopo aver lavorato circa 6-7 anni, aver anche coinvolto una decina di giovani ragazzi brillanti, il cui futuro nella ricerca in Italia di fatto al momento dipende da SOX. Se l’esperimento non si fa è veramente una catastrofe per loro, per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, per il laboratorio Gran Sasso ma – mi faccia dire – è una catastrofe per l’Abruzzo perché se si fa così, poi prima o poi il laboratorio del Gran Sasso chiude e chi ha da rimetterci sono in primis i cittadini abruzzesi, che perderebbero un centro di eccellenza mondiale”.
Non solo loro: quanto rischia di perdere la ricerca in Italia?
“La ricerca italiana rischia moltissimo. Basti pensare a cosa significa arrivare a chiudere un laboratorio perché si prendono delle decisioni deliranti, basate su posizioni antiscientifiche che rasentano in molti casi il ridicolo – se non fosse che non c’è niente da ridere.
Quello che noi diciamo è che, facendo le cose bene, esistono i modi – e lo facciamo – di tenere tutti al sicuro”.
Insomma, non c’è il rischio di un incidente nucleare
“Quello è fantascienza. Non sparpagliamo terrore dicendo falsità assolute o paventando pericoli che davvero non esistono”.
Valerio Giardinelli (giardinelli@mailip.it)