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Smart Working

Smart working, tutti i piani di Amazon, Apple, Google, Facebook e non solo

Che cosa stanno decidendo Amazon, Apple, Google, Facebook e non solo sullo smart working

 

Sebbene la rivoluzione del telelavoro (o impropriamente smart working) fosse stata prevista a intermittenza per oltre quattro decenni, non si è mai realmente concretizzata. In effetti, i dati delle indagini rappresentative sulla forza lavoro mostrano che fino all’avvento della crisi del Covid-19, solo una persona su venti occupata nell’Ue a 27 lavorava abitualmente da casa nel 2019, una quota che era rimasta piuttosto costante dal 2009. Lo scoppio della pandemia Covid e le conseguenti misure di lockdown messe in atto per rallentare la diffusione del virus hanno improvvisamente cambiato tutto, per necessità. Durante il primo semestre del 2020, lavorare da casa in smart working è diventata la modalità abituale per milioni di lavoratori nell’Ue e in tutto il mondo.

CHI VUOLE ANDARE IN UFFICIO E CHI VUOLE STARE A CASA IN SMART WORKING

In questa situazione c’è chi ha scoperto di avere più tempo utilizzando il telelavoro, chi ha cambiato casa trasferendosi in campagna e chi vorrebbe invece tornare in ufficio. Un recente sondaggio interno della società di asset management Schroders ha deciso così che i dipendenti potranno lavorare in maniera flessibile tutta la settimana in modo permanente. Se prima c’era l’obbligo di recarsi in ufficio almeno quattro giorni su cinque, le regole – stando a una circolare interna letta dal Telegraph – sono state riviste, e chi nella City gestisce negozi, bar, ristoranti, barbieri e parrucchieri teme che la decisione di Schroders spianerà la strada per altre grandi organizzazioni. Stando a una ricerca di Morgan Stanley, i lavoratori inglesi sono infatti più restii rispetto ai colleghi francesi, tedeschi e italiani a ripresentarsi in ufficio”, si legge sul Corriere della Sera.

IL TELELAVORO NON È PER TUTTI

“Tuttavia, il telelavoro non è per tutti, aumentando la possibilità di una nuova divisione tra coloro che possono effettuare il telelavoro e coloro che non possono. In questo contesto, identificare quanti e quali lavori possono essere svolti da remoto è diventato un fattore chiave per comprendere le conseguenze economiche e distributive della pandemia”, sottolinea il World Economic Forum in un articolo.

In un recente rapporto preparato congiuntamente dal Centro comune di ricerca della Commissione europea ed Eurofound (Sostero et al.2020), il Wef ha discusso delle grandi differenze nella prevalenza dello smart working tra i posti di lavoro in Europa prima e durante l’epidemia di Covid-19. Applicando la classificazione dall’Indagine Campionaria delle Professioni italiana ai dati sull’occupazione professionale, “stimiamo che il 37% del lavoro dipendente nell’Ue a 27 possa tecnicamente essere svolto a distanza. Questa stima è molto vicina a quelle indicate nelle indagini in tempo reale condotte durante la crisi del Covid-19, in particolare il sondaggio elettronico ‘Living, Working and Covid-19’ di Eurofound. Le nostre stime della frazione di occupazione telelavoro vanno dal 35% al ​​41% in due terzi dei paesi dell’Ue, con il valore più alto in Lussemburgo (54%) e il più basso in Romania (27%)”.

SOLO IL 13% DELL’OCCUPAZIONE IN EUROPA È IN OCCUPAZIONI TELELAVORABILI

Nel complesso, tuttavia, “queste stime forniscono probabilmente un ‘limite superiore’ alla percentuale di lavori che possono essere svolti a distanza in modo efficiente. La maggior parte dei telelavori richiede un’ampia interazione sociale, che spesso rende il lavoro a distanza non ottimale. È improbabile che anche i sistemi di videoconferenza più sofisticati corrispondano alla qualità delle interazioni faccia a faccia, che si tratti di consulenza medica, consulenza, insegnamento e così via. Su questa base, stimiamo che solo il 13% dell’occupazione in Europa è in occupazioni telelavorabili che non comportano compiti sociali limitati (ad esempio vendita, insegnamento, cura degli altri, lavoro con il pubblico) e possono in linea di principio essere svolte a distanza senza o perdita di qualità limitata. Il restante 24% dei lavori tecnicamente telelavorabili comporta un’ampia interazione sociale e quindi possono essere forniti solo parzialmente a distanza (ad esempio, per alcuni ma non per tutti i compiti) senza una significativa perdita di qualità del servizio”.

AMAZON SCOMMETTE SUL RITORNO IN UFFICIO

A differenza di altre aziende, Amazon sembra invece voler scommettere sul lavoro in ufficio e ha da poco presentato un piano per espandere i suoi uffici fisici in sei città degli Stati Uniti, procedendo, di fatto, controcorrente rispetto a molti rivali. Il colosso guidato da Jeff Bezos ha fatto sapere che si sta preparando ad aggiungere 3.500 posti di lavoro corporate negli hub di New York, Phoenix, San Diego, Denver, Detroit e Dallas. I piani includono 2.000 posti di lavoro nell’edificio storico di Manhattan che un tempo ospitava i grandi magazzini Lord & Taylor. Amazon avrebbe acquistato l’edificio della Fifth Avenue dalla società di condivisione del lavoro WeWork, una sussidiaria di We Co., per oltre 1 miliardo di dollari.

COME SI MUOVONO GOOGLE, FACEBOOK, APPLE E SNAPCHAT SUL LAVORO DA CASA

Il settore della tecnologia è stato il primo ad aver adottato il lavoro a distanza, specialmente negli Stati Uniti. Ed è anche il settore più cauto nel voler far tornare i propri dipendenti nelle sedi delle aziende, tanto che molte compagnie si stanno rendendo conto che i piani di riapertura annunciati qualche settimana fa si sono rivelati troppo ottimistici.
Google, secondo Forbes, permetterà alla maggior parte dei propri dipendenti di lavorare da casa fino a metà del 2021e “si aggiunge alla crescente lista delle più importanti aziende del settore, come Twitter, Square e Facebook, che in precedenza avevano annunciato che avrebbero continuato il lavoro remoto per il prossimo futuro. Jack Dorsey, CEO di Twitter e Square, ha spinto i confini e ha detto che è aperto a far lavorare i suoi dipendenti da casa ‘per sempre'”.

A maggio, il CEO di Twitter, Jack Dorsey, in una mossa ispirata da COVID-19, aveva informato i suoi dipendenti che avrebbero potuto continuare a lavorare da casa “per sempre”.  Dorsey aveva poi aggiunto che avrebbe lasciato la decisione di lavorare in smart working o in ufficio nelle mani dei suoi dipendenti.

Subito dopo l’annuncio di Dorsey, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg aveva affermato che avrebbe permesso ai suoi dipendenti di lavorare anche da remoto informando i loro capi di eventuali trasferimenti in altre città.

Snapchat, che aveva detto ai suoi dipendenti di poter lavorare da casa fino al 1 settembre, ha informato i lavoratori in settimana che tale possibilità è estesa almeno fino al 4 gennaio, a causa della ripresa di Covid-19 in molte parti degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, Snapchat ha detto di voler offrire la massima flessibilità possibile, riconoscendo la possibilità ad alcuni lavoratori di poter tornare in ufficio quando ci saranno le condizioni di sicurezza per farlo.

Apple, nel frattempo, è stata costretta a chiudere nuovamente molti dei negozi al dettaglio statunitensi che avevano riaperto. Secondo Forbes l’azienda starebbe rallentando anche i piani per il rientro dei lavoratori nei suoi uffici mentre un gran numero di aziende , tra cui Morgan Stanley, JPMorgan, Capital One, Microsoft, Zillow, Shopify, Coinbase, Upwork, Lambda Schools, PayPal, Salesforce, Box e altri, hanno tutti annunciato che estenderanno il lavoro da casa in un modo o nell’altro. E non è una tendenza solo americana: la tedesca Siemens, la più grande azienda manifatturiera in Europa, ha annunciato che 140.000 dei suoi dipendenti possono lavorare dove vogliono per due o tre giorni alla settimana, ha ricordato Forbes.

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