Dimmi quanti brevetti una nazione registra e ti dirò come sta andando sul piano economico. Perché, esattamente come le imprese, anche i Paesi ottengono con gli interessi quanto investito in ricerca e sviluppo. La guerra informatica e tecnologica tra USA e Cina nell’ultimo periodo si è trasformata in una vera e propria guerra dei chip (che passa per Taiwan, principale produttore nonché territorio di fatto conteso dalle due superpotenze) con Biden che, pur di vincerla, ha deciso di mettere sul piatto 52 miliardi che fanno da ossatura al Chips and Science Act. Ma chi sta vincendo questo conflitto commerciale? Difficile dirlo, tuttavia alcune indicazioni possono arrivarci dai brevetti: chi ne fa di più nel campo dei semiconduttori potrebbe essere la potenza in vantaggio…
BREVETTI, SEMICONDUTTORI E NON SOLO, SCONTRO TRA USA E CINA
Certo, parlare di brevetti e marchi registrati quando si parla di Cina fa inevitabilmente sorridere. Pechino è difatti divenuta la superpotenza odierna copiando a più non posso in ogni settore, dalla moda all’automotive.
In campo tecnologico, Washington ha accusato a più riprese il Dragone di aver favorito e pianificato furti di tecnologie e proprietà intellettuali americane: le tensioni sui brevetti sono state alla base del bannum di Huawei da parte della Casa Bianca durante la passata amministrazione della Casa Bianca, quella di Donald Trump.
Finora, gli Stati Uniti sono stati il maggior “brevettatore” su scala globale, soprattutto in campo tecnologico, surclassando sia le potenze europee sia quelle asiatiche, come il Giappone, la Corea del Sud, Taiwan e, appunto, la Cina. Ma, stando a un report di Mathys & Square, le cose starebbero lentamente cambiando.
Secondo gli analisti autori dello studio “potenze globali come gli Stati Uniti, la Cina e l’UE stanno competendo per essere dei leader nella tecnologia dei semiconduttori. Ciò la dice lunga sulla loro importanza per il futuro dell’economia”. Nel solo 2022, dunque, ben 69.190 brevetti “tech” sono stati depositati in tutto il mondo: solo cinque anni fa, nel 2018, il numero complessivo superava di poco i 43.000. La rincorsa in tale ambito è evidente.
Sempre secondo lo studio di Mathys & Square, circa il 55% dei brevetti prodotti su scala mondiale lo scorso anno (ovvero poco meno di 38.000) sarebbe di provenienza cinese, mentre solo 18.223 sarebbero di origine americana, per un ammontare pari al 26% del totale.
TAIWAN HA ANCORA L’AZIENDA NUMERO 1
Parallelamente, il report conferma che l’azienda che ha depositato più brevetti è la taiwanese TSMC, con un totale di 4.739 depositi, pari al 7% di tutte le proprietà intellettuali presentate nel 2022 nel settore tech. Deludente invece il settore inglese della ricerca e dello sviluppo, che ha prodotto in totale solo 179 brevetti.
COME LEGGERE I DATI
Il dato cinese deve comunque essere letto tenendo in filigrana che i contenuti dei brevetti variano moltissimo da Paese a Paese e da azienda a azienda. Il settore della produzione di chip cinese può di fatto permettersi di trarre spunto dalle tecnologie occidentali, per esempio per mezzo di processi di reverse-engineering per i propri brevetti nazionali.
Tuttavia questo non deve nemmeno indurre gli occidentali a crogiolarsi sugli allori: i numeri fotografano un cambiamento in atto dirompente, anche perché i semiconduttori saranno ovunque nella società a 5G che stiamo immaginando, con sempre più apparecchi connessi, capaci di parlare tra loro.