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Roblox

Roblox giochicchia col lavoro minorile? La risposta del Ceo non è il massimo…

Più che l'accusa, già di per sé infamante, il vero danno per la software house dei videogiochi in costante ascesa Roblox rischia di essere causato dalle parole usate dal numero 1 Stefano Corazza per difendere il proprio operato

Un fenomeno mondiale senza precedenti capace di tenere incollati, ogni giorno, oltre 71 milioni di giocatori (in Italia l’intera popolazione non sfiora più i 59 milioni di persone, tanto per avere un secondo termine di paragone).

ROBLOX IN NUMERI

Un fenomeno, per chi ancora non ne avesse mai sentito parlare, che con l’ultimo trimestre del 2023 ha registrato una crescita del 25% su base annua a 1,13 miliardi di dollari, battendo le stime di Wall Street che lo davano a 1,08 miliardi di dollari. Il fatturato dello sviluppatore americano di videogiochi è arrivato a lambire i 749,9 milioni di dollari.

Ma Roblox è noto per offrire ai propri utenti un vero e proprio ambiente di sviluppo, con tanto di tool integrati coi quali è possibile creare dei “giochi nel gioco”, caricarli e condividerli con altri gamer, in via gratuita o onerosa. In quest’ultimo caso, però, la piattaforma prende la sua parte da intermediatore sul transato. E proprio prendendo spunto da questo meccanismo è arrivata (inevitabile, si deve aggiungere, date le cifre stellari che ormai Roblox muove al proprio interno) l’accusa di sfruttamento del lavoro minorile.

ROBLOX SFRUTTA IL LAVORO MINORILE?

Spiegato come funziona Roblox, il teorema accusatorio (questa video inchiesta di due anni fa scende maggiormente nei dettagli) può essere così riassunto: la piattaforma non vende tanto per ciò che offre, ma per ciò che i suoi utenti creano, alimentando in via autonoma la fornace; il mercato interno vede la software house statunitense guadagnare su ogni singola transizione tra gamer; molti videogiocatori sono minorenni ergo Roblox sta sfruttando il lavoro minorile.

QUEL CAMBIO TUTT’ALTRO CHE VANTAGGIOSO…

Lo sfruttamento poi si configurava anche col sistema escogitato per pagare agli sviluppatori la loro parte sui guadagni che derivano dal gioco. Non in dollari, ma per mezzo della valuta di gioco di Roblox, i Robux, da spendere volendo nel gioco stesso. Il tema, però, è che Roblox vende questi Robux a un prezzo molto più alto: 1000 Robux vengono incassati a 3,50 dollari, mentre l’acquisto di 1000 Robux da parte dei gamer costa l’equivalente di circa 12,50 dollari.

LA RISPOSTA DEL NUMERO 1

Non è questa la sede per provare a dare una risposta a una simile accusa. Quel che è certo è che è stata parecchio bislacca, e potrebbe anche avere conseguenze finanziarie importanti, la replica dell’amministratore delegato, Stefano Corazza. Ai microfoni di Eurogamer ha infatti respinto ogni illazione in modo curioso: “Puoi dire che stiamo sfruttando il lavoro minorile, oppure puoi dire che stiamo offrendo alle persone di tutto il mondo la possibilità di avere un lavoro e anche delle entrate.”

Se già questa argomentazione di per sé non regge, si fa ancora più scivolosa subito dopo: “Posso essere un quindicenne indonesiano e vivere in una baraccopoli e ora, con solo un laptop, posso creare qualcosa e fare soldi per sostenermi”. Corazza però così facendo ha dipinto proprio la situazione classica nella quale germina lo sfruttamento del lavoro: Paese del terzo mondo, povertà estrema e la necessità, appunto, di iniziare a lavorare giovanissimi, magari per qualche multinazionale estera.

Una caduta di stile che potrebbe incidere sui conti della compagnia che, come si è visto, sono di primaria importanza. A detta dello stesso Corazza, Roblox ha ridistribuito agli autori dei giochi una cifra che ha raggiunto quasi il miliardo di dollari. A quel punto dell’intervista, riporta un po’ malignamente Eurogamer, il PR presente allo scambio di battute col cronista è intervenuto per aggiungere che “la stragrande maggioranza delle persone che guadagnano su Roblox ha più di 18 anni”.

Da parte sua Corazza ha comunque voluto ribadire che, i giovanissimi gamer “stando alla loro esperienza, non si sentono sfruttati. Si sentono come se gli sia stato fatto il più grande dei regali con cui possono creare qualcosa e raggiungere milioni di utenti, facendo così tanti soldi da poter andare in pensione.” Mai come in questo caso sembra valere il detto ‘un bel tacer non fu mai scritto’.

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