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La rinascita americana sui semiconduttori tra Tsmc e Intel

Mentre Tsmc agisce come capo-filiera della parte produttiva dei semiconduttori dell’intelligenza artificiale, Intel continua a leccarsi le ferite. L'analisi di Aresu.

Oltre cinque anni dopo l’annuncio del 2020 di TSMC sulla produzione di semiconduttori in Arizona, l’industria del luogo è in pieno fermento. Quella che inizialmente è stata considerata come un’impresa destinata al fallimento, sta oggi producendo risultati tangibili. Ciò avviene anche grazie al boom dell’intelligenza artificiale, che porterà probabilmente NVIDIA a superare Apple come primo cliente di TSMC.

La scommessa di TSMC nel deserto è stata ora descritta con maggiore dettaglio da un reportage della formidabile giornalista di Nikkei Asia, Cheng Ting-Fang, che per la sua capacità di accesso senza pari all’ecosistema taiwanese fornisce sempre le informazioni più interessanti per la comprensione dell’ecosistema. Il lungo reportage mostra in modo franco come alcune aziende abbiano sottostimato i costi operativi, i tempi e le difficoltà di operare in un ambiente così diverso rispetto a quello di Taiwan, ma la curva di apprendimento comunque c’è stata e ha portato già a risultati concreti.

La stessa TSMC ha candidamente riconosciuto i costi superiori alle aspettative e i ritardi nei progetti a causa di vari fattori: la carenza di manodopera, la lunghezza dei processi di autorizzazione, una catena di approvvigionamento locale incompleta e che ha dovuto essere costruita. Per esempio, lo stesso CEO di TSMC, C.C. Wei, ha rivelato che la sua azienda ha speso circa 35 milioni di dollari per assumere specialisti che aiutassero a collaborare con i funzionari locali per redigere nuove normative per gli impianti di semiconduttori, in un luogo che non aveva mai ospitato un’infrastruttura paragonabile al progetto di TSMC.

Il campione taiwanese ha mantenuto una politica verso i fornitori molto esigente, per sostenere la sua efficienza operativa, e non ha localizzato solo in Arizona la sua capacità di spesa, ma anche in fornitori al di fuori dello Stato. L’impatto nell’area è lo stesso tangibile. Secondo i dati delle autorità di Phoenix, si stima che dall’inizio della costruzione nell’aprile 2021, il progetto abbia creato 8.100 posti di lavoro e generato 37 miliardi di dollari di spese in conto capitale nel territorio. L’impegno complessivo di TSMC in tutte le fasi sta salendo rapidamente, in un mega-cluster che comprenderà varie strutture e che farà crescere i posti di lavoro, non solo nella parte edilizia, ma anche nelle operazioni.

L’ecosistema di fornitori che seguono TSMC è impressionante e conta decine di progetti molto consistenti, di cui il più grande è l’impianto di assemblaggio e collaudo di Amkor a Peoria, sempre in Arizona. Nell’ecosistema, la presenza taiwanese è davvero consistente ed è essenziale per colmare i divari di approvvigionamento. Il reportage di Nikkei Asia cita tra l’altro il caso Chang Chun Group, che ha costruito il suo primo impianto statunitense di materiali chimici di fascia alta a sud di Phoenix, e che sta entrando in produzione di prova, con la qualificazione finale prevista entro il 2025. Gli altri “campioni nascosti” taiwanesi presenti ormai nel suolo americano sono moltissimi.

In questo contesto di massiccia espansione e domanda inarrestabile di semiconduttori dell’intelligenza artificiale, che permea ogni discussione pubblica a eventi come Semicon West, si inserisce un problema strutturale ancora aperto per gli Stati Uniti: il futuro di Intel.

Mentre TSMC agisce come capo-filiera della parte produttiva dei semiconduttori dell’intelligenza artificiale, Intel continua a leccarsi le ferite. La sfida è stata acuita dalla recente perdita di capitale umano verso un concorrente che in uno scenario favorevole doveva essere un potenziale, ed essenziale, cliente. Sachin Katti, Chief Technology and AI Officer di Intel, ha lasciato l’azienda dopo poco tempo per assumere un ruolo in OpenAI, dove si concentrerà sulla progettazione e la costruzione delle infrastrutture di calcolo della startup.

Nonostante l’enorme spesa di OpenAI in accordi sulla capacità di calcolo, che alimenta anche la discussione sulla bolla dell’intelligenza artificiale, e che ha coinvolto tutti i principali attori, Intel è clamorosamente assente. Come ricordato da Quartz, OpenAI rappresenta un’occasione perduta di lungo corso per Intel, che ha rifiutato di investire nella startup nel lontano2017. Ora Intel, per il suo rilancio che il governo degli Stati Uniti ha segnalato come indispensabile anche attraverso una partecipazione al capitale, ha un essenziale bisogno di clienti, e di dimostrare di poter partecipare al “banchetto” dell’intelligenza artificiale, finché dura. Tuttavia, questo non sta avvenendo.

Per la leadership tecnologica americana, la scommessa per ora vinta da TSMC in Arizona offre speranze concrete nella produzione, ma la debolezza di Intel resta un problema aperto, e da non sottovalutare.

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