Le società che stanno amorevolmente accudendo algoritmi di IA (come ChatGpt e Copilot di Microsoft o Gemini di Google, ma ormai gli esempi si sprecano), è noto, hanno spesso non pochi problemi legali a causa dell’attività di “scraping” compiuta da questi ultimi. Immaginate infatti gli algoritmi smart come larve affamate che, per crescere e diventare farfalle bellissime – e pure intelligentissime – hanno bisogno di divorare qualsiasi cosa. Più l’IA assume informazioni, più sarà performante. Ecco perché è necessario che divori lo scibile umano. Si crea però un problema non di poco conto visto che lo “scraping” è la pesca a strascico del Web e, al pari della pesca a strascico, travolge ogni cosa, distruggendo l’ecosistema: dove vanno a finire le informazioni? Con quale diritto vengono prese? Come saranno utilizzate?
L’ACCORDO TRA REDDIT E LA SOFTWARE HOUSE DELL’IA
A tutte queste domande se ne affiancheranno presto molte altre, dato che il business model delle piattaforme social potrebbe passare dal fornire Adv mirato sulla base dei nostri gusti a vendere direttamente i nostri dati a software house che cullano e nutrono le potenti IA di domani. Pare un romanzo distopico, invece è già tutto attuale.
Succede in quel di Reddit, social nota per le sue community dedicate ad argomenti verticali (in odore di quotazione), che ha appena concluso un accordo economico che frutterà al gestore della piattaforma 60 milioni di dollari su base annuale. In cambio Reddit metterà a disposizione i suoi contenuti per l’addestramento dell’IA. Con ogni probabilità dati degli utenti inclusi, scrive Bloomberg.
QUALI SCENARI SI APRONO?
Il modello potrebbe essere replicato anche tra piattaforme social maggiori. O essere sfruttato dagli altri social per allevare direttamente IA caserecce, sviluppate cioè al proprio interno. In tutto questo, pare, il potere contrattuale degli iscritti è nullo: è sempre possibile cancellare il proprio account, ma tutte le tracce lasciate fino a quel momento finiranno comunque nel pastone divorato dalle IA.
Reddit del resto non costituisce nemmeno il primo caso di accordo alla luce del sole tra chi gestisce grandi quantità di dati e gli allevatori di IA sempre più fameliche (che nel caso di specie resta ignoto). Non dimentichiamo infatti che il The New York Times ha recentemente scritto che Apple (entrata nell’agone delle intelligenze artificiali con gran ritardo sugli avversari) avrebbe offerto ad alcuni grandi gruppi editoriali 50 milioni di dollari in cambio dei contenuti nei loro archivi. In particolare, le trattative avrebbero riguardato il gruppo Condé Nast, che pubblica tra le altre Vogue e The New Yorker.
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