Uno dei videogame più chiacchierati dell’ultimo periodo è senza dubbio Starfield, nuova IP (proprietà intellettuale) di Bethesda, software house nota per i suoi capolavori (le saghe di The Elder Scrolls di cui si attende il sesto capitolo e Fallout su tutte). Ma quanto può costare sviluppare un titolo simile?
PERCHÉ STARFIELD
Abbiamo preso come paradigma proprio il recente Starfield non solo perché è febbrilmente atteso dalla comunità videoludica ma anche in quanto i titoli di Bethesda sono solitamente immani e, per quanto ne sappiamo, realizzati alla “vecchia maniera”, vale a dire senza l’ausilio di intelligenza artificiale che scriva dialoghi, side quest o elabori addirittura intere parti dello scenario (algoritmi di level design sono stati sfruttati per esempio già in Dying Light 2 per creare più varianti dei percorsi per parkour senza che il team che sviluppa il level design dovesse intervenire manualmente). Escludere l’IA permette insomma di dire che gli sviluppatori non hanno lesinato sui costi di sviluppo.
L’ESCLUSIVA PC E XBOX
Finito anche al centro di polemiche di natura politica in quanto la sua esistenza dimostrerebbe che Microsoft, dopo essersi accaparrato una software house, la sfrutta per sviluppare esclusive (argomento usato da Sony nel tentativo impedire al rivale di Redmond di completare l’acquisizione di Activision-Blizzard), Starfield sarà disponibile dal sei settembre esclusivamente su PC e Xbox Series X|S. E, come si anticipava, ha saputo raccogliere attorno a sé un gran numero di videogiocatori, vuoi per lo studio dietro al progetto, vuoi per le mirabolanti promesse fatte nel corso dello sviluppo.
QUANTO È COSTATO STARFIELD
Veniamo ora alla domanda delle domande, cui non è facile rispondere visto che né le software house né i produttori amano mai rivelare i costi dietro allo sviluppo di un titolo. Ci si muove, insomma, nel campo delle supposizioni.
Secondo quanto ha riportato sul proprio profilo LinkedIn un noto insider dell’industria dei videogiochi, ex-Accenture Gaming Lead, David Reitman, il titolo di punta Microsoft per l’autunno 2023 avrebbe richiesto un budget di 200 milioni di dollari e un team di 500 persone.
UNO SVILUPPO DURATO OTTO ANNI
Purtroppo l’indiscrezione non scende ulteriormente nel dettaglio. Non dice per esempio se la cifra è relativa al solo sviluppo o comprensiva anche delle spese marketing e localizzazione (con ogni probabilità no in quanto dovrebbero essere coperte da Microsoft).
Allo stesso modo non dettaglia, relativamente al personale, quello medio: in alcuni punti dello sviluppo può aver richiesto fino a 500 persone, ma in media, nei circa otto anni che sono serviti a realizzarlo (parlando ai microfoni di VentureBeat, Todd Howard di Bethesda qualche tempo fa aveva rivelato che l’idea alla base di Starfield gli balenò in mente all’incirca nel 2008 mentre lo sviluppo vero e proprio del gioco, però, è iniziato dopo il debutto di Fallout 4, quindi verso la fine del 2015), quante persone sono state coinvolte?
ALTRI ESEMPI NOTI
Si tratta comunque di cifre in linea con un mercato, quello videoludico, sempre più esoso, che tende a sfornare titoli con mappe sempre più grandi, storie sempre più dettagliate e gameplay sempre più avvincenti. Non stupiamoci, insomma, se l’industria rivaleggia ormai per costi e guadagni con quella cinematografica e se alla fine di un gioco i titoli di coda sono lunghi tanto quanto quelli dei film.
Un colosso come Red Dead Redemption 2, per esempio, che ha piazzato oltre 65 milioni di copie in tutto il mondo facendo incassare nel weekend di debutto 725 milioni di dollari, sarebbe costato una cifra analoga solo di sviluppo, destinata a raddoppiare includendo anche le attività collaterali.
Ancora, grazie ai documenti del fascicolo FTC contro Microsoft sull’acquisizione di Activision Blizzard è venuto fuori che The Last of Us Parte 2 è costato 220 milioni di dollari mentre Horizon Forbidden West, la killer application di PlayStation 5, 212 milioni di dollari.
Sulla medesima linea il criticatissimo Cyberpunk 2077 di cui sappiamo cifre ancora più dettagliate: in tutto è costato 316 milioni, di cui 173.8 milioni per la realizzazione mentre il resto per attività di marketing, ingaggio di Keanu Reeves, ecc…
Anche gli studi cinesi confermano che la somma da allocare per sviluppare un videogame tripla A deve essere stellare: Genshin Impact è costato 100 milioni nel 2021, con 200 milioni di spese aggiuntive all’anno per supporto e sviluppo. E si tratta di un free-to-play con acquisti in-game. Un titolo che si scarica insomma gratuitamente ma in grado di cambiare la vita ai tre studenti oggi ricchissimi dietro l’ex startup videoludica (il CEO Cai Haoyu è il 54° paperone cinese con 55,35 miliardi di yuan, l’equivalente di 7,80 miliardi di euro, il presidente Liu Wei è 114° con 30,51 miliardi di yuan, ovvero 4,30 miliardi di euro mentre il vice presidente Luo Yuhao chiude con circa 4,10 miliardi di euro: i loro patrimoni combinati ammontano a 16 miliardi di euro).
E più di tante analisi, riflessioni, prove, lo fotografa fin troppo bene il bilancio dello studio di sviluppo miHoYo, nemmeno uno dei più grandi della Cina, che lo scorso anno ha prodotto 27,34 miliardi di yuan di ricavi (circa 3,80 miliardi di euro), con i profitti che hanno ammontato a 16,145 miliardi di yuan (circa 2,24 miliardi di euro). Guadagni altissimi dietro cui si nascondono costi altrettanto immani. Sembrano insomma lontani i tempi di un kolossal come The Witcher 3 costato “appena” 82 milioni di dollari.