L’innalzamento dei limiti elettromagnetici e la riforma di ripartizione dello spazio elettromagnetico – previste rispettivamente dalla Legge Concorrenza 2022 (n. 214/2023) e dal D. Lgs. correttivo al Codice delle Comunicazioni Elettroniche – stanno ridisegnando il settore delle telecomunicazioni mobili, anche sull’onda degli interventi disposti dai precedenti esecutivi per semplificare il settore e liberare quanto più possibile il potenziale di crescita, facilitando gli investimenti. Tuttavia, gli attori in campo ritengono che la norma sulla ripartizione dello spazio elettromagnetico presenti alcune difficoltà applicative, legate alla disomogeneità delle caratteristiche autorizzative tra la gestione dello spettro (competenza nazionale) e dello spazio (competenza locale).
I LIMITI DELLA NORMA SULLA RIPARTIZIONE DELLO SPAZIO ELETTROMAGNETICO
In particolare, la novella legislativa porterà importanti cambiamenti nel contesto di mercato, trasformando il sistema di gestione dello spazio da statico a dinamico, dal momento che i diritti d’uso delle frequenze per le telecomunicazioni sono concessi a tempo determinato, mentre lo spazio elettromagnetico è assegnato senza una scadenza definita. Con le nuove regole, ad esempio, in caso di una eventuale fusione o un’acquisizione tra operatori telefonici che possiedono questi diritti, le autorizzazioni per tutte le antenne presenti in Italia (circa 70.000) sono riesaminate.
Inoltre, considerato che non sempre a tutti gli operatori occorre nel medesimo punto tutto lo spazio possibile, la norma introduce un sistema temporaneo che permette di usare le porzioni di spazio degli altri operatori inutilizzate.
Questo nuovo meccanismo, dinamico ed efficace, deve essere accompagnato con processi e strumenti che mettano i Comuni e le ARPA in grado di gestirlo altrimenti – è il timore espresso dagli operatori – potrebbe finire per sovraccaricare ulteriormente i Comuni e le ARPA, che potrebbero non avere abbastanza personale per gestire tutte le richieste.
IL CATASTO ELETTROMAGNETICO
Per gestire un sistema molto dinamico e interdipendente come quello che si viene a configurare occorrono strumenti efficaci e altrettanto dinamici. Niente che non ci sia già: basterebbe spolverare quel catasto elettromagnetico nazionale – una sorta di mappa interattiva dettagliata della situazione elettromagnetica del Paese, accessibile anche agli operatori – già previsto dall’ordinamento italiano (Legge Quadro sull’elettromagnetismo, n. 36/2001, artt. 4 e 7), ma rimasto nel cassetto.
La Legge Quadro ha inoltre previsto all’art. 8 la realizzazione di catasti elettromagnetici regionali: a oggi ne sono stati istituiti solamente 12, tuttavia l’accesso ai dati in molti di questi è limitato al personale dell’ARPA. Grazie alla piena attuazione della norma gli operatori potrebbero fare affidamento su un quadro chiaro che non necessita di nuove modifiche e che non introduce ulteriori ostacoli burocratici e amministrativi rispetto a quelli esistenti.
LA PROPOSTA DI ILIAD AL GOVERNO
Per far fronte a tale situazione, l’AD di iliad Benedetto Levi, intervenendo a 5G&CO Italy, ha dichiarato che “iliad si fa promotrice di un dialogo aperto e costruttivo tra tutti gli attori della filiera TLC: operatori, enti locali, ARPA. Auspichiamo un modello di collaborazione pubblico-privato per affrontare le criticità del settore e costruire un futuro digitale migliore per l’Italia”.
“La nostra idea – ha aggiunto il Ceo – è lavorare tutti insieme per realizzare quanto prima un catasto elettromagnetico nazionale interattivo, basato su una piattaforma GIS, che consenta di utilizzare al meglio le nuove regole, con un risparmio di tempo e di costi gestionali enorme, tanto per gli operatori quanto per la PA, e con una conseguente accelerazione del deployment delle nuove reti, sfruttando al meglio lo spazio assegnato a ciascuno di noi.”
Quindi Benedetto Levi si è rivolto direttamente al legislatore: “Come operatori di telecomunicazione possiamo sicuramente offrire un contributo aggiuntivo al già enorme impegno nel realizzare, mantenere e aggiornare le reti. Tuttavia – ha aggiunto l’ad di iliad -, la guida e il coordinamento su questi aspetti cruciali devono essere cercati altrove, coinvolgendo altri soggetti competenti.
La rivoluzione del 5G – ha chiosato – deve essere caratterizzata dalla riduzione della latenza a zero, una sfida complessa che richiede una copertura totale del territorio, indipendentemente dalla densità abitativa. Questo, per esempio, potrebbe garantire lo sviluppo di applicazioni smart mobility: senza la copertura del territorio nazionale al 100% – il monito del Ceo – non sarà possibile abilitare questi nuovi servizi”.
L’azienda ha anche scritto una lettera, visionata da Radiocor, ai ministri Adolfo Urso, Gilberto Pichetto Fratin, al sottosegretario Alessio Butti e per conoscenza anche, tra gli altri, a Massimo Sarmi, presidente di Asstel. Nella missiva, intitolata ‘Proposta di semplificazione delle procedure autorizzative per gli impianti di reti di comunicazione elettronica’, iliad chiede di “convocare un tavolo di confronto con il settore della telefonia mobile, coinvolgendo anche Snpa, così da definire una roadmap, una governance e le regole per realizzare e gestire questo catasto avanzato e interattivo”.