Secondo alcuni romanzi di fantascienza, nel futuro l’uomo abiterà su città galleggianti, o in fondo al mare, probabilmente per sfuggire a qualche pericolo mortale che avrà reso inospitale la terra ferma. Nel presente invece Microsoft sott’acqua ha provato a installare i propri data center, col Project Natick. Ma pare che Redmond abbia desistito.
COS’È IL PROJECT NATICK
Col nome in codice Project Natick ci si riferisce a una iniziativa avviata nel 2016 e condotta da quattro uomini chiave dell’azienda: Ben Cutler in qualità di Project manager, il ricercatore Spencer Fowers e gli ingegneri Eric Peterson e Mike Shepperd.
Dato quanto consumano e quanto costano i data center, sempre più voluminosi e sempre maggiori in numero (destinati a crescere, dato che le IA ne hanno bisogno), Microsoft voleva capire se avesse un senso stoccarli sotto la superficie marina, così da risolvere i problemi legati al raffreddamento e all’affitto o alla compravendita di aree terrestri.
Nel corso degli anni, Microsoft ha installato almeno due datacenter sottomarini sperimentali: uno al largo della costa californiana e uno in Scozia. Quest’ultimo conteneva ben 864 server e si trovava a circa 35 metri di profondità.
PROJECT NATICK IN BALIA DEL MARE
In un articolo di DCD (Data Center Dynamics) la responsabile del reparto CO+I, Cloud Operations + Innovation del Gruppo, Noelle Walsh, ha ammesso che l’operazione sembra giunta a un binario morto: Microsoft non avrebbe intenzione di costruire altri server sottomarini in nessuna parte del mondo oltre a quelli sperimentati nel mar della Scozia.
Questo nonostante Walsh dica che l’azienda è estremamente soddisfatta dei dati raccolti: nel 2020, quando il mondo era in lockdown e si riversava ancora più del solito su Internet mettendo sotto sforzo l’intera infrastruttura, la società aveva osservato che macchinari e componenti si guastavano fino a 8 volte meno rispetto ai data center terrestri. Anche perché i sottomarini in cui erano stoccati i server in alcuni momenti erano stati riempiti di azoto, letale per le persone ma che, a differenza dell’ossigeno, non rischia di danneggiare i componenti elettronici.
Inoltre, essendo prefabbricata, un’intera installazione poteva essere completata in appena 90 giorni, a differenza dei circa due anni necessari per una struttura terrestre. Ma allora perché il Project Natick è stato abbandonato in fondo al mare? In merito alcuni osservatori ipotizzano che fosse troppo oneroso il mantenimento e troppo difficile (rischiosa?) la regolare manutenzione. Fatto sta che nell’ultimo anno, nonostante come si diceva le Intelligenze artificiali stiano imponendo la creazione di nuovi data center, Microsoft ha deciso di spegnere tutti quelli subacquei.