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Poste Italiane, ecco tutti i subbugli sul contratto per il servizio universale

Tutte le discussioni in corso tra Poste Italiane, Mise e Agcom sul nuovo contratto per il servizio universale. Con una proposta a sorpresa del gruppo controllato da Cdp e Mef

Poste Italiane e ministero dello Sviluppo economico sono a lavoro per definire il nuovo contratto di programma 2020-2024 in cui si disciplineranno le modalità di erogazione del servizio postale universale.

E da parte di Poste Italiane (gruppo controllato da Cdp e ministero dell’Economia) spunta una proposta di Poste: prevedere più obblighi nell’ambito del servizio universale (per accelerare la trasformazione digitale) in cambio naturalmente di più risorse. “Si può allargare il concetto di Mercato postale e considerarlo com l’insieme di tutto quanto i cittadini e le imprese comunicano e inviano, indipendentemente dallo strumento (fisico o digitale) utilizzato? Come e in che misura nel nuovo contesto di servizio – si legge in un rapporto di Poste Italiane – occorre dare adeguata remunerazione alla infrastruttura messa in piedi dal fornitore del servizio universale per garantire i livelli di prestazione richiesti, in modo accessibile a tutti”.

Ma su queste modifiche, sull’entità del finanziamento pubblico per il servizio universale e sulle penali c’è dibattito fra gruppo postale, ministeri e authority. Ecco tutti i dettagli.

IL CONTRATTO DI PROGRAMMA

Partiamo dal principio. Il servizio postale universale è un servizio pubblico e pertanto l’ente che lo fornisce è soggetto a obblighi. Il contratto di programma tra ente e governo disciplina le modalità di erogazione del servizio postale universale e gli obblighi della società affidataria del servizio, i servizi resi agli utenti, i trasferimenti statali, la disciplina concernente l’emissione delle carte valori e le disposizioni in materia di rapporti internazionali.

GLI OBIETTIVI DI POSTE

Per Poste, secondo quanto si legge nel documento depositato in Parlamento “Verso un nuovo Postal Act” – Il mercato postale italiano tra E-substitution e E-commerce”, è necessaria “una riflessione congiunta per garantire all’Italia un sistema di recapito dinamico, innovativo, realmente competitivo e accessibile a tutti i cittadini”.

“A tal fine, occorrerà partire da una visione di lungo periodo che immagini (anche in sede europea) quale sia il modello di servizio postale che si intende costruire nei prossimi 20 anni. Occorrerà immaginare una evoluzione del contesto normativo e regolamentare in grado di rispondere efficacemente alle sfide poste dall’evoluzione (tecnologica) del mercato e dai nuovi bisogni della clientela, anche alla luce dell’indiscutibile pressione che i servizi digitali pongono sui servizi tradizionali”, scrive Poste.

I SERVIZI GARANTITI NEL CONTRATTO

Il servizio universale di Poste Italiane è “assicurato per almeno cinque giorni a settimana” e garantisce “almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali”, si legge nel contratto di programma.

“Rientrano nel servizio universale anche gli invii di pacchi postali fino a 20 kg, come consentito dalla normativa europea” e come previsto dalla legge di Bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, art. 1, comma 462) “a partire dal 1° gennaio 2020, il Contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e il fornitore del servizio postale universale” comprenderà “nell’offerta complessiva dei servizi postali le attività di raccolta, trasporto, smistamento e distribuzione di invii postali fino a 5 chilogrammi”.

A Poste sono “affidate in via esclusiva per ragioni di ordine pubblico le notificazioni e comunicazioni a mezzo posta degli atti giudiziari e alle notificazioni dei verbali delle violazioni del codice della strada”.

posteLA POSIZIONE DI AGCOM

Sul contratto di programma, il governo ha chiesto il parere di Agcom.

“Su quanto concerne la parte dei Servizi Universali, il contratto non si discosta molto dal precedente contratto di programma”, ha detto il di gabinetto dell’Agcom, Annalisa D’Orazio, in audizione (qui il video), notando che “c’è stato un allargamento dei servizi che Poste è tenuta a servire”.

C’è un punto, poi, su cui l’authority presieduta da Angelo Marcello Cardani ha richiamato l’attenzione: si tratta della questione delle penali, che erano già assenti nel vecchio contratto 2015-2019 e che sono rimaste fuori anche da quest’ultima versione. Agcom chiede che nel caso in cui Poste non raggiunga gli obiettivi di qualità venga applicato un sistema di penalità, “simile a quello esistente nel settore delle tlc”.

COSA PREVEDE IL CONTRATTO

Qual è la formula, invece, prevista nel contratto? Delle sanzioni “ex post” che prevedono uno specifico iter. Ma secondo Agcom tale sistema “non è sufficientemente deterrente, né efficace, né efficiente nei confronti del cittadino consumatore”.

L’applicazione della penale, invece, sarebbe “sicuramente uno strumento che rafforza il vincolo contrattuale, che consente una verifica organica e razionale sul rispetto degli impegni assunti ed induce la parte all’esatto adempimento della prestazione dovuta”.

POSTE GIÀ PAGA UNA SORTA DI PENALI?

Secondo quanto si legge nel documento di Poste “Verso un nuovo “Postal Act” depositato in Parlamento, la società guidata da Matteo Del Fante, sottolinea che compensi da parte dello Stato sono inferiori del 26% rispetto a quelli che dovrebbero essere (secondo una stima dell’Agcom).

IL FINANZIAMENTO DEL SERVIZIO UNIVERSALE

Il servizio universale è finanziato, combinando le due modalità previste dalla direttiva europea, attraverso “trasferimenti posti a carico del bilancio dello Stato” e attraverso “un fondo di compensazione al quale sono tenuti a contribuire i titolari di licenze individuali e di autorizzazione generale”.

LA DENUNCIA DI POSTE ITALIANE

Poste Italiane, sostiene che “gli stanziamenti statali sono risultati, specie negli ultimi anni, significativamente inferiori rispetto all’Onere accertato da AGCom”, pari a 262,4 milioni di euro, come stabilito dalla Legge di Stabilità 2015.

C’è da precisare anche che a questi 262,4 milioni di euro si aggiunge “un fondo di compensazione alimentato dagli operatori del settore (sino ad un massimo di 89 mln €/anno, sulla base di quanto previsto nel vigente Contratto di Programma in corso di revisione)”, come spiega Poste. Ma, nonostante gli oneri inferiori, “lo strumento del Fondo non è stato mai di fatto attivato”.

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COMPENSI CONTRATTI NEGLI ULTIMI ANNI

“Al riguardo, in aggiunta a quanto già sottolineato in precedenza, basti considerare che il valore (a ricavi e a volumi) del mercato dei servizi di corrispondenza si è drammaticamente contratto, come emerge chiaramente dall’ultima Relazione Annuale di AGCom al Parlamento. In particolare, anche considerando unicamente l’ultimo triennio (2016-2018), i ricavi e i volumi del servizio universale si sono significativamente ridotti (-251 mln €, -17% e -378 mln pz, -24%), e sono stati soltanto parzialmente compensati dalla crescita degli altri segmenti di mercato (servizi all’epoca in esclusiva e altri servizi postali non universali), tant’è che il mercato si è ridotto complessivamente di oltre il 6% a ricavi e di oltre l’11% a volumi”, aggiunge Poste Italiane.

POSTE COMPENSA CON ALTRI MERCATI

“Tale situazione – rimarca ancora l’azienda guidata da Del Fante – determina evidenti squilibri a danno di Poste e, in ultima analisi, potrebbe rischiare di compromettere la sostenibilità del Servizio Universale del medio-lungo periodo”, dal momento che “Poste è costretta di fatto a sovvenzionare le perdite derivanti dagli obblighi di Servizio Universale con i profitti maturati sugli altri mercati in cui opera”.

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