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PlayStation Studios, licenziamenti e clima tossico. Che succede in casa Sony?

Traballano i PlayStation Studios, fiore all'occhiello della produzione interna di Sony nel mondo dei videogames, tra tagli draconiani e accuse indirizzate alla dirigenza. Tutti i dettagli

Non c’è solo il tema del migliaio di dipendenti sulla graticola, a forte rischio licenziamento, a mettere sotto pressione gli sviluppatori dei PlayStation Studios di Sony.

FIRESPRITE DÀ FUOCO ALLE POLVERI

Lo stress degli ultimi giorni sembra aver contribuito a far saltare il tappo di omertà, portando alla luce alcune magagne tutt’altro che lusinghiere. Secondo quanto riferisce la testata di settore Eurogamer, che in merito ha sentito non meglio identificati sviluppatori vicini alla questione, sembra che il team Firesprite stia perdendo vari talenti anche a causa dell’ambiente tossico che si è venuto a creare all’interno della realtà britannica. Per la precisione dopo l’arrivo di Sony.

Si tratta di una brutta questione che colpisce uno studio particolarmente talentuoso, che oltre ad avere contribuito allo sviluppo di The Playroom e The Playroom VR è noto soprattutto in quanto conta  alcuni ex membri dello Studio Liverpool, sviluppatore della apprezzata serie WipEout.

SONY MINIMIZZA

Sony, nel suo piano per l’ottimizzazione delle spese, oltre alla chiusura integrale di London Studio ha inserito proprio Firesprite (acquisito dal colosso nipponico dell’intrattenimento sul finire dell’estate del 2021) tra i team che dovrebbero subire il ridimensionamento maggiore.

Attualmente l’azienda dà lavoro a 300 persone. A pochi giorni da tale decisione, dalla software house inglese si è levata l’accusa di molestie di varia natura indirizzata ai manager provenienti dalla controllante.

Sotto accusa dei dipendenti due figure apicali poste a gestione del team dalla divisione Sony XDev, che si occupa della supervisione dei progetti e della coordinazione con gli studi esterni. Le loro condotte malsane avrebbero reso impossibile il lavoro nello studio spingendo diversi impiegati a lasciare il lavoro e, parallelamente, Sony ad avviare una inchiesta interna che si sarebbe però chiusa frettolosamente, derubricando il tutto a mere “incomprensioni” sull’ambiente lavorativo.

I PRECEDENTI NEGLI USA

Per Sony queste accuse rappresentano una cattiva pubblicità in un momento non favorevole, nonostante le alte vendite di PlayStation 5 (ma sotto i livelli di PS4). Ma non solo. Rappresentano il riemergere di criticità già portate a galla in altre occasioni. Tra il novembre del ’21 e il maggio del 2022 Emma Majo, che aveva lavorato per PlayStation come financial systems business analyst, ha presentato due istanze gemelle (la seconda a stretto giro dalla bocciatura della prima) per avviare una causa contro la divisione californiana di Sony accusandola di “sessismo sistemico”.

Secondo la parte attrice: “Sony tollera e coltiva un ambiente di lavoro che discrimina le dipendenti di sesso femminile, comprese coloro che si identificano come donne”, si leggeva nella citazione, che aggiungeva: “a causa del modello e della pratica sistematica di Sony di discriminazione di genere, i membri della class action proposta hanno subito danni economici”.

Si tratta comunque di accuse tutte da dimostrare e molto limitate rispetto all’intero organico dell’azienda nipponica. Come pure rispetto ad altre software house che sono incappate in problemi analoghi ma di maggior portata. Occorre dunque evitare facili generalizzazioni. Quel che è certo, è che i PlayStation Studios continuano a licenziare a tutto spiano.

ALTRI LICENZIAMENTI NEI PLAYSTATION STUDIOS?

L’ultimo team colpito – sebbene Sony in merito taccia – è stato quello di Santa Monica (California) di Deviation Games. La notizia della chiusura è stata data da Kriste Stull, responsabile delle risorse umane.

Lo scorso anno Sony aveva licenziato circa 90 dipendenti che, secondo quanto è possibile ricostruire da LinkedIn, rappresentavano ormai il 50% della forza lavoro. Con marzo invece anche l’altra metà degli sviluppatori è rimasta a casa.

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