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Come Amazon, Apple, Facebook e Google non piangono al tempo del Coronavirus

Che cosa cambia e che cosa non cambia per Amazon, Apple, Facebook e Google con la pandemia da Coronavirus

Per le Big Tech, forse, non tutto il male (del Coronavirus) viene per nuocere. Dopo aver combattuto contro aspre critiche per anni, aziende come Facebook, Google e Amazon hanno l’opportunità di dimostrare, proprio in questo periodo di crisi, che possono agire per il bene. Sono in molti, all’interno delle aziende, a credere di poter sventare alcune delle minacce normative che incombono su di loro.

GLI OBIETTIVI DELLE BIG TECH AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Secondo gli addetti ai lavori con cui ha parlato Axios, tutte le aziende vedono il loro ruolo in modo simile: mantenere i prodotti esistenti funzionanti anche di fronte alla nuova domanda, fornire informazioni accurate, combattere la disinformazione, e aiutare nella più ampia lotta contro il coronavirus.

“Ci rendiamo semplicemente conto della serietà del momento e dell’importanza di fare ciò che va fatto in un momento in cui i nostri servizi sono davvero necessari”, ha detto il vicepresidente di Facebook Molly Cutler in una recente dichiarazione.

Cutler, che si tiene in gran parte lontano dai riflettori dei media, guida il team di risposta strategica di Facebook, riportando direttamente a Sheryl Sandberg, attuale direttrice operativa di Facebook, oltre a gestire anche le operazioni di risposta al Coronavirus a livello aziendale.

IL RUOLO CENTRALE DELLE BIG TECH IN QUESTO PERIODO

“Quando si chiede al personale delle aziende, dicono di voler aiutare perché è la cosa giusta da fare. Ma molti riconoscono che l’auspicio è che il pubblico inizi a vedere le loro aziende come le vedono loro”, ha evidenziato Axios.

D’altronde non si può negare che queste aziende rivestano un ruolo centrale nelle nostre nuove vite trasformate dal virus. La ricerca su Google, ad esempio, è il punto di partenza da cui la maggior parte delle persone inizia la propria caccia all’informazione, e l’azienda gioca un ruolo importante anche in tutto ciò che riguarda la chat video, la posta elettronica, i software di produttività e l’intrattenimento (tramite YouTube).

Il servizio principale di Facebook consente alle persone di vedere cosa stanno facendo i loro amici, mentre Instagram, WhatsApp, Facebook Live e Facebook Messenger aiutano a sostituire il contatto di persona.

Amazon fornisce i beni fisici necessari e anche l’intrattenimento digitale attraverso Prime Video, Audible, Kindle e altro ancora.

I dispositivi e le app di Apple aiutano le persone a svolgere il loro lavoro e a far divertire i bambini.

PROMUOVERE INFORMAZIONI AFFIDABILI

Il passaggio ai servizi Microsoft negli ultimi anni significa che molti lavoratori possono riprendere a casa nel punto esatto da cui avevano lasciato in ufficio. E in questo momento le aziende stanno facendo pressioni non solo per mettere in contatto persone isolate, ma anche per promuovere informazioni affidabili di cui c’è un disperato bisogno.

Facebook collabora con l’Organizzazione Mondiale della Sanità dal mese scorso, offrendo spazi pubblicitari gratuiti nell’home feed per promuovere informazioni accurate.

Google e YouTube promuovono le informazioni del CDC, dell’OMS e del New York Times quando la gente ricerca notizie sui virus. Google sta realizzando nuovi siti web per gestire le informazioni sui coronavirus.

Non solo. Le aziende stanno anche contribuendo alle comunità, pagando lavoratori a ore anche quando il loro lavoro sul posto non può essere eseguito e prendendo altre misure di carattere pubblico. Anche se, avverte Axios, nonostante questi sforzi, la disinformazione rimane un problema costante.

IL PROBLEMA DELLA DISINFORMAZIONE

Le grandi aziende tecnologiche hanno annunciato che stanno lavorando insieme per promuovere informazioni di qualità, ma devono ancora offrire molti dettagli su come porteranno avanti questo sforzo. Martedì scorso, Facebook ha erroneamente segnalato notizie di Coronavirus e altre informazioni accurate come spam o violazioni degli standard della comunità, come risultato di quello che l’azienda ha detto essere un bug. Lo stesso è accaduto a Google.

A ciò bisogna aggiungere che le grandi aziende devono affrontare queste sfide in un momento in cui sono a corto di personale. La maggior parte di loro ha sede in California e a Washington, due stati duramente colpiti dalla pandemia.

UNA CHANCE PER RIPULIRE LA LORO IMMAGINE

Secondo Axios “i critici che hanno lanciato l’allarme sulla concentrazione di potere della Big Tech, la manipolazione dell’attenzione e l’uso improprio dei dati degli utenti non rinunceranno alle loro analisi solo perché le aziende si sono fatte avanti durante una crisi sanitaria pubblica. Tuttavia, le aziende hanno improvvisamente una chance per ripulire la loro immagine pubblica e conquistare cuori e menti”.

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