La querelle tra la Ue e il gruppo Meta a quanto pare è destinata a durare ancora a lungo. Il 23 aprile Meta era stata multata per 200 milioni di euro a causa del sistema “pay or consent” introdotto dall’azienda americana nel 2023 su Facebook e Instagram e fermamente respinto dalla Commissione europea con l’avvertimento che se il colosso del Web dovesse continuare a non rispettare le norme incorrerà in ulteriori sanzioni, anche giornaliere.
META VS UE, PACE LONTANA
Sanzioni che potrebbero essere più vicine di quanto si creda. Secondo Bruxelles, infatti, le modifiche proposte da Meta per conformare il proprio modello di business alla legge sui mercati digitali (Dma) non sarebbero sufficienti.
“Meta – ha detto un portavoce della Commissione Ue – ha proposto solo un numero limitato di modifiche alle sue opzioni pubblicitarie disponibili nell’Ue. Questo non è abbastanza. Le discussioni con l’azienda sono in corso» e «come stabilito nella decisione di non conformità, le sanzioni periodiche sono ancora sul tavolo”.
QUEL PAY OR CONSENT CHE NON PIACE A BRUXELLES
Al centro dell’indagine avviata ormai un anno e mezzo fa, come si anticipava, il modello “paga o sarai profilato” escogitato dall’azienda di Mark Zuckererg. Lo scorso autunno Menlo Park (il cui business, non dimentichiamolo, si regge quasi interamente sulle inserzioni pubblicitarie basate sulla profilazione degli iscritti) aveva teso una specie di ramoscello d’ulivo annunciando che le versioni gratuite dei suoi social avrebbero utilizzato meno dati personali per il targeting mirato dell’Adv.
Contemporaneamente, il Gruppo americano aveva abbassato del 40 per cento il costo dell’opzione senza pubblicità, con l’iscrizione a Facebook e Instagram fissata a 7,99 € ciascuno al mese. Restava però di fatto in piedi e invariato l’assunto per il quale l’utente pagasse l’abbonamento con i propri dati; assunto mal tollerato dalla Ue e anche dai vari garanti per la Privacy nazionali.
LE LAMENTELE DI META, LA REPLICA DELLA UE
A più riprese Meta ha accusato la Commissione di aver spostato i paletti in materia di conformità, sostenendo che l’Unione europea stia ingiustamente prendendo di mira il suo modello di business al solo fine di sanzionarlo: “La Commissione europea continua a discriminare il modello di business di un’azienda americana”, la lagnanza di Menlo Park.
”La scelta offerta all’utente tra un abbonamento a un servizio senza pubblicità o un servizio gratuito supportato da pubblicità resta un modello di business legittimo per ogni azienda in Europa, fatta eccezione per Meta”, veniva aggiunto. La replica è arrivata nelle ultime ore dal portavoce dell’esecutivo Ue: “Sanzionare non è l’obiettivo ultimo della Commissione. Il nostro obiettivo finale è la conformità da parte di tutte queste piattaforme”.