Il colpo di coda della Commissione europea uscente è stato assestato quest’oggi ad Apple. Per la Ue, le regole dell’Apple Store violano il Digital Markets Act (Dma), ovvero il pacchetto di norme finalizzate a liberalizzare il mercato digitale esattamente come già fatto da Bruxelles con quello fisico.
COSA CONTESTA L’UE AD APPLE
Secondo la Ue le regole di Cupertino imposte alle terze parti che intendono sfruttare l’Apple Store come vetrina impedirebbero agli sviluppatori di app di indirizzare liberamente i consumatori verso canali alternativi per offerte e contenuti.
“Nessuna di queste condizioni commerciali – bacchettano da Bruxelles – consente agli sviluppatori di orientare liberamente i propri clienti. Ad esempio, gli sviluppatori non possono fornire informazioni sui prezzi all’interno dell’applicazione o comunicare in qualsiasi altro modo con i loro clienti per promuovere offerte disponibili su canali di distribuzione alternativi”.
Per i commissari Ue, in particolare, Apple consente la gestione solo tramite “link-out”, ovvero permette agli sviluppatori di app solo di includere un collegamento nella loro app che reindirizza il cliente a una pagina web dove il cliente può concludere un contratto, puntualizza la Commissione.
Il processo di collegamento è “soggetto a numerose restrizioni imposte da Apple che impediscono agli sviluppatori di app di comunicare, promuovere offerte e concludere contratti attraverso il canale di distribuzione di loro scelta”, i rilievi di Bruxelles.
Nonostante l’azienda guidata da Tim Cook possa ricevere una percentuale per facilitare l’acquisizione iniziale di un nuovo cliente da parte degli sviluppatori tramite il suo negozio virtuale, “i compensi addebitati da Apple vanno oltre quanto strettamente necessario per tale compenso. Ad esempio, Apple addebita agli sviluppatori una commissione per ogni acquisto di beni o servizi digitali effettuato da un utente entro sette giorni dal collegamento dall’app”.
UNA MOSSA ATTESA E AMPIAMENTE MINACCIATA
Come più volte ventilato, la Commissione Ue ha così avviato una nuova procedura di non conformità contro Apple per verificare se i suoi nuovi requisiti contrattuali per gli sviluppatori di app di terze parti e gli app store, inclusa la nuova Core Technology Fee di Apple, non siano in grado di garantire l’effettiva conformità al Dma.
Negli scorsi mesi Apple ha compiuto differenti passi avanti per adeguarsi, seppur in extremis, alle maglie sempre più strette dei regolamenti comunitari ma molti sviluppatori avevano richiesto l’intervento di Bruxelles accusando il colosso statunitense di operazioni soltanto di facciata e inconsistenti a livello pratico: la nuova mossa della Commissione Ue lasciano intendere che Cupertino sarà rinviata a settembre, quando però nei Palazzi comunitari siederanno altri commissari.
In caso di violazione, proprio grazie al DMA la Commissione può imporre sanzioni fino al 10% del fatturato totale mondiale del “gatekeeper”. In caso di condotte che incarnino atteggiamenti recidivi, la Commissione ha anche il potere di adottare rimedi aggiuntivi come obbligare un Gruppo economico a smembrarsi per diminuire la concentrazione o, con lo stesso fine, vietargli di acquisire servizi aggiuntivi legati alla non conformità sistemica.
APPLE TIRA IL FRENO SULL’IA IN UE
Da parte sua Apple, sulla falsariga di quanto già deciso da Meta, ha fatto sapere che le regole della Ue rallenterebbero lo sviluppo di Apple Intelligence. Cupertino intende infatti posticipare il lancio di alcune nuove funzioni legate ai propri algoritmi di intelligenza artificiale.
“Siamo preoccupati che i requisiti di interoperabilità del Digital Markets Act possano costringerci a compromettere l’integrità dei nostri prodotti in modi che mettono a rischio la privacy degli utenti e la sicurezza dei dati”, ha spiegato una portavoce di Apple.