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Perché l’IA di Meta su WhatsApp è finita nel mirino dell’Antitrust Ue

L'Agcm ha già avviato a luglio un'istruttoria nei confronti di Meta per presunto abuso di posizione dominante riguardo alla sua funzione IA in WhatsApp, ora anche l'Antitrust Ue vuole vederci chiaro. Nuove tensioni con Washington all'orizzonte? Tutti i dettagli

 

L’Unione europea ha avviato un’indagine antitrust formale contro Meta Platforms in merito alle sue nuove politiche sull’utilizzo di funzionalità di intelligenza artificiale all’interno di WhatsApp.

L’iniziativa segna un ulteriore passo dell’Ue nel rafforzare il controllo sui giganti tecnologici statunitensi, in un contesto già segnato dalle tensioni politiche con Washington e dalle minacce di ritorsioni commerciali da parte del presidente Usa Donald Trump.

I DUBBI DI BRUXELLES

Secondo la Commissione europea, il nuovo regolamento annunciato da Meta a ottobre potrebbe “impedire ai fornitori terzi di AI di offrire i loro servizi tramite WhatsApp nello Spazio economico europeo (SEE)”, limitando l’accesso a uno strumento che permette alle aziende di interagire direttamente con i clienti attraverso l’app. Il blocco si applicherebbe “quando l’AI è il servizio principale offerto”, come nel caso di chatbot o assistenti virtuali, mentre rimarrebbe consentito l’uso di strumenti di AI per funzioni di supporto come l’assistenza clienti.

La Commissione teme inoltre che la restrizione possa avvantaggiare il servizio proprietario “Meta AI”, che continuerebbe a essere accessibile su WhatsApp, creando un possibile squilibrio competitivo nel mercato emergente dei servizi conversazionali basati su intelligenza artificiale.

LA DIFESA DI META

WhatsApp ha respinto le contestazioni definendole “infondate”, sostenendo che la propria API Business “non è progettata per supportare chatbot di AI” e che l’introduzione di tali servizi “mette sotto pressione sistemi che non sono stati costruiti per questo scopo”. L’azienda ha ribadito che lo spazio dell’AI “è altamente competitivo” e che gli utenti possono accedere ai servizi di loro scelta attraverso molteplici canali, “incluse app store, motori di ricerca, servizi email, integrazioni tramite partnership e sistemi operativi”.

GARANTIRE LA CONCORRENZA

L’indagine, osserva Reuters, si basa sulle regole antitrust tradizionali, e non sulle nuove normative digitali come il Digital Markets Act, che Trump aveva accusato di discriminare le aziende statunitensi, minacciando dazi e restrizioni all’export tecnologico in risposta alle politiche regolatorie europee. Bruxelles ha ribadito che l’apertura di un procedimento formale “non pregiudica l’esito finale”, ma potrebbe portare all’adozione di misure rapide se emergesse il rischio di “danni irreparabili” alla concorrenza nel settore dell’AI.

La commissaria europea alla Concorrenza, Teresa Ribera, ha dichiarato che l’Ue deve “agire per impedire agli incumbents digitali dominanti di abusare del loro potere per estromettere concorrenti innovativi” e garantire che cittadini e imprese “possano beneficiare appieno di questa rivoluzione tecnologica”.

L’INDAGINE ITALIANA

L’indagine coprirà l’intero SEE con l’eccezione dell’Italia che, lo scorso luglio, ha avviato una procedura separata contro Meta. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) sospetta infatti che l’integrazione di Meta AI con WhatsApp possa “imporre” ai consumatori l’uso dei servizi di intelligenza artificiale dell’azienda e convogliare la base utenti verso il nuovo mercato dei chatbot, costituendo un possibile abuso di posizione dominante.

POSSIBILI MULTE E PRECEDENTI

Le violazioni delle norme antitrust europee possono comportare multe fino al 10% del fatturato globale dell’azienda. Non esistono scadenze per la chiusura dell’indagine e casi simili si sono protratti per anni. Meta è già stata sanzionata più volte: 200 milioni di euro in aprile per presunte violazioni del Digital Markets Act, 798 milioni nel 2024 per il collegamento tra Facebook Marketplace e il social network, e ulteriori procedimenti sono in corso sotto il Digital Services Act, che riguarda l’accesso dei ricercatori ai dati pubblici e le modalità di segnalazione dei contenuti illegali su Facebook e Instagram.

Google, invece, è stata sanzionata per 2,95 miliardi di euro in relazione alla pubblicità online, mentre Apple ha ricevuto una multa da 500 milioni per violazioni delle norme anti-steering.

LE TENSIONI TRANSATLANTICHE E LA POSIZIONE DI WASHINGTON

Il tutto accade in un clima teso. Trump ha attaccato più volte l’approccio regolatorio europeo, sostenendo che le norme e le multe contro le big tech statunitensi siano discriminatorie. In reazione alla recente sanzione dell’Ue contro Google, il presidente ha dichiarato: “La mia Amministrazione NON permetterà che queste azioni discriminatorie continuino”.

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