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Blockchain

L’Asia è sempre più pazza per la blockchain. Ecco perché

Cina, Thailandia, Singapore, Cambogia: la blockchain sta fiorendo in tutta l'Asia e viene considerata un modo per risolvere le sfide dell'inclusione finanziaria e delle rimesse transfrontaliere

In Asia è letteralmente sbocciato l’amore per la blockchain, ben più di quanto sta accadendo nei Paesi occidentali. Tanto che sono fiorite una serie di blockchain pubbliche o autorizzate che grazie ai governi e alle grandi imprese godono di un’alta considerazione all’interno dei rispettivi Paesi ma sono praticamente sconosciute al di fuori della regione.

CINA E THAILANDIA IN PRIMA FILA IN ASIA

In prima fila c’è naturalmente la Cina che ha intrapreso una serie di progetti nell’ambito della Blockchain ma anche la Thailandia non è stata da meno in questo ultimo periodo grazie al sistema di condivisione dell’identità digitale Sharering e l’infrastruttura per la blockchain che saranno utilizzati dal nuovo sistema elettronico per i visti del paese, secondo quanto informa il sito bitcoin.com. Inizialmente il sistema sarà utilizzato esclusivamente per i visitatori provenienti da India e Cina, accelerando i controlli per milioni di viaggiatori, per poi essere esteso anche ad altri. Non solo. Sempre nel paese orientale, il Dipartimento governativo che si occupa di imposte ha annunciato lo scorso mese un sistema di rimborso delle tasse basato su tecnologia blockchain, mentre a settembre l’azienda thailandese PTT aveva presentato una piattaforma per le rinnovabili basata su blockchain con la Energy Web Foundation.

IN CINA AUMENTA L’ATTIVITÀ DI TRADING DI VALUTA VIRTUALE

Malgrado alcuni ritengano “discutibili” i benefici di questa tecnologia, chi procede spedito rimane la Cina. Solo per fare un esempio, la scorsa settimana “i regolatori cinesi hanno emesso un avviso normativo congiunto sull’aumento dell’attività di trading di valuta virtuale nel paese – scrive Forbes -. L’ufficio di supervisione finanziaria locale di Pechino, il dipartimento di gestione aziendale della Banca popolare cinese, l’ufficio di regolamentazione bancaria e assicurativa di Pechino e l’ufficio di regolamentazione dei titoli di Pechino hanno notato che l’aumento dell’attività è il risultato della promozione della tecnologia blockchain”. Infatti, ricorda proprio il sito del quotidiano finanziario americano, il 25 ottobre il presidente cinese Xi Jinping aveva rilasciato una dichiarazione rivolta alle aziende cinesi affinché potessero ‘cogliere le opportunità’ offerte dalla tecnologia blockchain. I mercati hanno reagito con un aumento del prezzo del bitcoin e un incremento delle ricerche su Internet per il termine ‘blockchain’ su WeChat. Jinping in passato, d’altronde, aveva definito la blockchain dieci volte più importante della scoperta di Internet.

IN CINA IL PRIMO FONDO NEGOZIATO IN BORSA PER LE AZIONI LEGATE ALLA BLOCKCHAIN

Non solo. Il China Securities Regulatory Commission (CSRC), il watchdog finanziario del paese, ha recentemente ricevuto la domanda per la quotazione di un fondo negoziato in borsa (ETF) che traccerà le azioni legate alla blockchain come attività sottostanti. Denominata Penghua Shenzhen Stocks Blockchain ETF, la richiesta è stata presentata dalla società patrimoniale Penghua Fund di Shenzhen ed è stata accettata dal CSRC il 24 dicembre, secondo quanto comunicato dall’autorità di regolamentazione. Come riporta coindesk, il fondo “mira a tracciare e riflettere le prestazioni dei titoli pubblici quotati a Shenzhen che hanno attività nel settore blockchain”. In caso di via libera si tratterebbe del primo ETF completamente blockchain del paese aperto agli investitori pubblici. “In concomitanza con la richiesta, la Borsa di Shenzhen ha lanciato il Blockchain 50 Index che comprende 50 titoli quotati nella borsa che sono entrati nello spazio blockchain. L’attuale elenco di indici include società di software, banche come Ping An Bank e società di Internet che sono entrate nel mining di criptovaluta come Wholeasy, che ha investito 80 milioni di dollari nel mining bitcoin nel 2018”.

PERCHÉ PROPRIO IN ASIA SI STA AFFERMANDO LA BLOCKCHAIN

Ma perché proprio l’Asia si sta affermando come centro principale delle tecnologia blockchain? Secondo gli esperti è un fatto principalmente culturale. “L’Asia ama la blockchain perché la tecnologia è considerata un modo unico per risolvere le sfide dell’inclusione finanziaria e delle rimesse transfrontaliere”, ha affermato Alexander Kech, CEO di Onchain Custodian. “Meno vincolati alla legacy tecnologica, i Paesi asiatici sono in grado di fare un balzo in avanti e, sfruttando le nuove tecnologie come la blockchain, progredire più velocemente rispetto a molte economie consolidate. Singapore è un eccellente esempio di un’industria vibrante di blockchain e di crittografia”, si legge su bitcoin.com.

PRONTI ALLO YUAN DIGITALE

D’alto canto la Cina sta preparando anche un’altra sorpresa per il 2020: lo yuan digitale “completamente sostenuto dalla banca centrale della seconda economia più grande del mondo, attingendo il suo valore dalla capacità dello Stato cinese di imporre le tasse – scrive Business Times -. Poco si sa dello yuan digitale se non che è in lavorazione da cinque anni e che Pechino è quasi pronta a partire. Il consenso è che il token sarà una blockchain privata, una rete peer-to-peer per la condivisione di informazioni e la convalida delle transazioni, con la Banca popolare cinese che controllerà chi partecipa. Per cominciare, la valuta verrà fornita tramite il sistema bancario e sostituirà parte del denaro fisico. Non sarà difficile, data l’onnipresente presenza di portafogli digitali basati su codice QR cinese come Alipay e WeChat Pay”.

COME SI MUOVONO SINGAPORE E CAMBOGIA

Insomma si è creato un ambiente favorevole in Asia se si pensa che a Singapore, ricorda Kech sempre su bitcoin.com, “si svolge il più grande festival fintech del mondo” Ma il resto dell’Asia non sta fermo “con Hong Kong e la Thailandia, tra le altre, che si stanno preparando in termini di quadro giuridico per garantire un futuro al settore bancario e finanziario. Il progetto Ubin, un’iniziativa guidata dalle autorità di regolamentazione di Singapore, sta lavorando con altre banche centrali ma anche con l’infrastruttura del mercato dei titoli per consentire l’uso della blockchain per il regolamento dei pagamenti transfrontalieri e delle transazioni in titoli – ha sottolineato Kech. La banca centrale thailandese sta lavorando all’emissione del CBDC, mentre la Cambogia ha lanciato un sistema di pagamento basato su blockchain nel paese che prevede di espandere ai pagamenti transfrontalieri”.

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