Nelle stesse ore in cui in Europa si diffondeva la notizia secondo la quale Google avrebbe offerto a un gruppo di aziende europee del cloud una somma pari a 470 milioni di euro per tentare di ostacolare un accordo fra l’antitrust e Microsoft, cercando di mantenere viva l’opposizione delle dirette interessate, l’Agcm nostrana si muoveva per provare a capire se la richiesta di consenso che, da Mountain View, la Big Tech di Sundar Pichai invia ai propri utenti per il collegamento dei servizi offerti possa rappresentare una pratica commerciale ingannevole e aggressiva.
PERCHE’ L’ANTITRUST ITALIANA INDAGA SU GOOGLE
Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato del nostro Paese tale richiesta sarebbe infatti accompagnata da una informativa lacunosa, incompleta e ingannevole e potrebbe condizionare la scelta sul rilascio del consenso e sulla portata del consenso stesso.
IL PROCEDIMENTO
Per questi motivi l’Antitrust italiano ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Google e della sua capogruppo Alphabet in merito all’invio agli utenti della richiesta di consenso al “collegamento” dei servizi offerti. Questa richiesta, spiegano dalla Autorità garante della concorrenza e del mercato, sembrerebbe “non fornire informazioni rilevanti – o le fornirebbe lacunose e imprecise – riguardo al reale effetto che il consenso produce sull’uso da parte di Google dei dati personali degli utenti”.
GLI ALTRI FRONTI SOSPETTI
Stesse criticità esisterebbero riguardo alla varietà e alla quantità di servizi Google, rispetto ai quali può aver luogo un uso “combinato” e “incrociato” dei dati personali, e riguardo alla possibilità di modulare (e quindi anche limitare) il consenso solo ad alcuni servizi.
Secondo l’Autorità, inoltre, Google “utilizzerebbe tecniche e modalità di presentazione della richiesta di consenso, e anche di costruzione dei meccanismi di raccolta del consenso stesso, che potrebbero condizionare la libertà di scelta del consumatore medio”. Il cliente, per l’Agcm, “sarebbe infatti indotto ad assumere una decisione commerciale che non avrebbe altrimenti adottato, acconsentendo all’uso combinato e incrociato dei propri dati personali tra la pluralità dei servizi offerti”.