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Waymo Guida Autonoma Google

Perchè Google ha denunciato Uber

Ad amici amatissimi ad acerrimi nemici: la storia di Google e Uber a suon di concorrenza e denunce Tutti vogliono l’auto a guida autonoma. E mentre Google scommette importanti finanziamenti sulla tecnologia e crea una divsione dedicata, c’è chi, come Uber, prova già a lanciare le driverless car come parte di un progetto più ampio…

Ad amici amatissimi ad acerrimi nemici: la storia di Google e Uber a suon di concorrenza e denunce

Tutti vogliono l’auto a guida autonoma. E mentre Google scommette importanti finanziamenti sulla tecnologia e crea una divsione dedicata, c’è chi, come Uber, prova già a lanciare le driverless car come parte di un progetto più ampio di car sharing. E da amici amatissimi, i due grandi big americani, diventano nemici. E finiscono anche in tribunale, Google ha denunciato Uber. Proviamo a capire perchè.

Perchè Google ha denunciato Uber

Waymo, la divisione di Google dedicata alle auto senza pilota, ha denunciato un ex capo progettista di avere ‘rubato’ una importante tecnologia, che avrebbe aiutato Uber a mettere insieme una flotta di veicoli automatici. Il furto (presunto, almeno per ora) è descritto in una denuncia presentata alla corte federale di San Francisco dalla Waymo, che otto anni fa ha cominciato a progettare, inizialmente in segreto, le auto che si guidano da sole, e che ora opera come una divisione della controllata Google Alphabet Inc.

waymoLa denuncia si basa su delle prove. La società di Google punta il dito contro Anthony Levandowski, ex manager addetto al progetto, che avrebbe scaricato 14.000 file confidenziali su un computer portatile prima di dar vita, nel 2016, ad una propria società. Uber ha poi acquistato la start up di Levandowski, ‘Otto’, lo scorso anno per 680 milioni di dollari.

“Prendiamo seriamente in considerazione le accuse mosse contro Otto e i dipendenti Uber, e approfondiremo attentamente la questione”, afferma un portavoce di Uber.

Uber-Google: i vecchi tempi

Google e Uber, non sono sempre stati nemici, anzi. C’è stato un tempo in cui Uber e Google erano amici: proprio Alphabet, tramite il suo braccio di venture capital GV (ex Google Ventures), ha investito in Uber ben 258  milioni di dollari. A fronte di una cifra così importante, David Drummond, dirigente Google di lunga data, è entrato a far parte del board di Uber.

Tutto sembrava andare a gonfie e vele tra le due società, fino a quando non hanno deciso di impegnarsi su progetti concorrenti. Ed è per questo, come racconta il New York Times, che al signor Drummond (di Google) era stato proibito di partecipare alle riunioni dei dirigenti Uber.

C’è da dire, che Google ha un lungo elenco di dirigenti che siedono nei consigli di amministrazione di aziende che potrebbero presto essere concorrenti. Eric E. Schmidt, presidente esecutivo di Alphabet, è stato membro del consiglio di amministrazione di Apple, proprio quando la sua azienda stava sviluppando Android, sistema operativo concorrente dell’IOS di Apple.

Auto senza conducente: anche Tesla in gioco

TeslaNon solo Uber contro Google. Alphabet, deve fare i conti anche con Tesla, che sta lavorando al progetto dell’auto senza conducente e sarebbe pronta a portare si strada il sistema di guida completamente autonomo tra soli 6 mesi.

“Le nostre macchine fanno ogni giorno più miglia di quanto i veicoli autonomi di Google hanno coperto in 10 anni”, ha affermato a Lisbona Jon McNeill, direttore globale vendite e assistenza di Tesla parlando all’evento Best of Berlon. Tutte le auto della casa automobilistica sono monitorate a distanza e “inviano nformazioni al costruttore”. Con questa mole di dati, “Tesla arriverà alla completa guida autonoma in un tempo molto breve”.

“Con la guida autonoma le probabilità di un incidente sono ridotte del 50%”, ha specificato McNeill, affermando che l’obiettivo di Tesla è ”un tasso di incidenti ridotto al livello del trasporto aereo”.

Anche Baiudu sfida Google

Nella partita delle driverless car, c’è la Cina. Le auto senza conducente di Baidu, il social network più utilizzato in Cina (una sorta di Google orientale, per intenderci) sono sbarcate, nei mesi scorsi, anche negli Stati Uniti, con l’obiettivo di testare le auto su diverse strade e in diverse situazioni per arrivare ad una prima commercializzazione entro il 2018. Ad annunciarlo è stato il Wall Street Journal, riportando le dichiarazioni di Andrew Ng, manager di Baidu: “si tratta di “un passo significativo della compagnia”.

Quelli in Americano non erano certo i primi test per le auto di Baidu: i veicoli hanno già superato un test a Pechino, su un percorso di 30 chilometri su strade secondarie e autostrade, con svolte, inversioni a U, cambi di corsia e sorpassi. Raggiungendo anche una velocita’ di 100 chilometri orari.

Google vs Uber e Tesla, a suon di servizio taxi

Uber-GoogleLa sfida tra i big non si consuma solo ed esclusivamente sul fronte delle auto a guida autonoma. Google, infatti, ha lanciato un nuovo ‘servizio taxi’. Realizzato grazie a Waze, startup israeliana acquisita da Alphabet nel 2013, che monitora il traffico con le segnalazioni degli utenti via app, il nuovo servizio di Google permette agli autisti di raccogliere sulla strada persone che hanno la stessa destinazione. Insomma, una sfida diretta a UberPop.

Il servizio disponibile, inizialmente, nella sola città di San Francisco e da la possibilità all’autista di arrotondare le sue entrate grazie a una cifra che corrisponde al pagamento della benzina e del tempo speso, un aiuto per le affrontare le spese che derivano dal possesso di un’auto. Insomma, un servizio simile a quello lanciato da Uber, anche se in questo secondo casi, gli autisti lo vedono come un lavoro vero e proprio.

E non solo. L’idea di Google sfida anche Tesla. Il servizio di ride sharing Waze ricalca, in qualche modo, l’idea avuta da Elon Musk, illustrata nell’ultima parte del piano “Tesla, parte 2”.

Elon Musk parla di una flotta Tesla completamente autonoma che darà vita ad un nuovo concetto di car sharing. L’auto del futuro verrà a prenderci dove siamo e ci porterà a destinazione: il passeggerò pagherà il solo viaggio, o un abbonamento, e i profitti andranno al proprietario dell’auto. Avete capito bene, al proprietario dell’auto: ognuno potrà scegliere di condividere la propria vettura mentre, per esempio, è a lavoro. L’auto, spiega Musk, “genererà un profitto per te mentre sei al lavoro o in vacanza”. “Questo riduce notevolmente il vero costo di possesso, al punto che chiunque potrebbe possedere una Tesla”.

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