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Perché Amazon, Facebook e Nextdoor sono sotto osservazione per il caso Floyd

Il caso George Floyd rischia di travolgere anche le aziende della Silicon Valley? L'approfondimento di Axios

Il caso George Floyd, ucciso da Derek Chauvin, l’agente di polizia che l’ha tenuto bloccato con il ginocchio sul collo per quasi 9 minuti durante un fermo a Minneapolis lo scorso 25 maggio, rischia di travolgere anche le aziende della Silicon Valley.

IL DOPPIO VOLTO DELLE AZIENDE TECNOLOGICHE

Le aziende tecnologiche, come molte altre imprese, infatti, stanno prendendo pubblicamente posizione contro la violenza della polizia e il razzismo, ma le loro azioni spesso non riescono a raggiungere l’obiettivo prefissato.

Queste aziende, ha fatto notare Kyle Daly di Axios, “sono spesso accusate di aver contribuito a mettere in vetrina i problemi ora alla ribalta delle proteste nazionali. In molti casi, infatti l’industria non ha ancora fatto i conti con il modo in cui i suoi prodotti e servizi hanno acuito le divisioni razziali, o con la propria incapacità di diversificare”.

IL CASO AMAZON

Solo per fare un esempio, ha riferito The Guardian, “lo scorso fine settimana, il CEO di Amazon, Jeff Bezos ha condiviso su Instagram le e-mail degli utenti arrabbiati per la mossa dell’azienda che ha ‘decorato’ la sua prima pagina con il banner “Black Lives Matter”.

Amazon si è anche impegnata a donare 10 milioni di dollari alle organizzazioni che combattono il razzismo che danneggia i neri americani. Il problema semmai è che la compagnia americana ha anche accordi con centinaia di forze dell’ordine per condividere i filmati delle telecamere e, come ha notato The Intercept, vende software di riconoscimento facciale alla polizia.

Si tratta, naturalmente, di un punto critico visto che diversi sostenitori dei diritti civili ritengono che entrambi gli strumenti “siano utilizzati nelle tattiche della polizia che prendono di mira in modo sproporzionato i neri, e un ampio e crescente numero di prove suggerisce che il software di riconoscimento facciale ha più probabilità di identificare erroneamente le persone di colore”, si legge su Axios.

“I registri pubblicati nel 2018 hanno rivelato che la società ha venduto il suo software di riconoscimento facciale Rekognition alle forze di polizia – scrive The Guardian -. Rekognition è in grado di identificare i volti nei video e nelle foto. Un esperimento condotto dall’ACLU (L’American Civil Liberties Union è un’organizzazione non governativa orientata a difendere i diritti civili e le libertà individuali negli Stati Uniti, ndr) nel 2018, tuttavia, ha mostrato che Rekognition ha erroneamente abbinato 28 membri del Congresso a foto di persone arrestate per un crimine. E ha identificato in modo sproporzionato i membri del Congresso che non sono bianchi”.

Non solo. Amazon è stata aspramente criticata anche per le dure condizioni di lavoro nei suoi magazzini, soprattutto nei confronti di lavoratori neri.

I GUAI DI FACEBOOK

Oltre ad Amazon anche Facebook ha donato 10 milioni di dollari a gruppi che si battono per la giustizia sociale, ha detto l’amministratore delegato Mark Zuckerberg la scorsa settimana, in un post in cui ha riconosciuto che “Facebook ha ancora più lavoro da fare per mantenere le persone al sicuro e garantire che i nostri sistemi non amplifichino i pregiudizi”, si legge su Cnn.

Le osservazioni di Zuckerberg sono arrivate pochi giorni dopo aver ospitato uno scambio di opinione con dipendenti di Facebook, alcuni dei quali hanno espresso indignazione per la decisione dell’azienda di non agire contro i messaggi del presidente Donald Trump (“quando iniziano i saccheggi, inizia la sparatoria”) che la piattaforma rivale Twitter ha invece segnalato per violazione delle regole, sottolinea la Cnn. E ha anche affrontato l’accusa di aver permesso agli inserzionisti di discriminare le persone di colore e altre minoranze con annunci immobiliari mostrati ad alcuni gruppi e non ad altri.

LE CRITICHE SU NEXTDOOR

Anche Nextdoor, la piattaforma della bacheca di quartiere, ha pubblicato una dichiarazione che sostiene il movimento Black Lives Matter. Ma in molti quartieri del paese, il sito è stato a lungo riempito di post di utenti bianchi che si avvisano l’un l’altro ogni volta che vedono un nero sconosciuto. The Verge ha soprannominato il numero di Nextdoor “The Karen’s problem”.

BuzzFeed ha recentemente riportato l’opinione di alcuni utenti secondo i quali Nextdoor sembra stia censurando i loro post pro-Black Lives Matter. Un portavoce di Nextdoor ha detto ad Axios che “indagherà e ripristinerà, se del caso” i post che sono stati erroneamente eliminati se i loro autori contatteranno il team di supporto dell’azienda”.

LE ALTRE AZIENDE COINVOLTE, GOOGLE, TWITTER, REDDIT E AIRBNB

Tra le altre aziende che hanno sostenuto Black Lives Matter e si sono impegnate nell’antirazzismo – in alcuni casi con donazioni da sei a otto cifre da eguagliare – ma sono state criticate in passato per aver fornito piattaforme per il linguaggio e le azioni razziste ci sono anche Google, Twitter, Reddit e Airbnb.

L’AIUTO DELLA TECNOLOGIA CONTRO IL RAZZISMO E LA VIOLENZA

Ma c’è anche un altro lato della vicenda e riguarda la tecnologia anch’essa indispensabile nella lotta contro il razzismo del XXI secolo. “Gli smartphone hanno permesso alla gente di documentare la violenza della polizia contro i neri americani, e internet ha diffuso ampiamente questi filmati – ha ricordato Daly su Axios -. I social media sono stati uno strumento organizzativo cruciale per raccogliere il sostegno del movimento Black Lives Matter. E le aziende tecnologiche dicono di aver fatto passi avanti nella lotta contro i contenuti razzisti. YouTube, ad esempio, ha lanciato un importante giro di vite su video e account problematici l’anno scorso, dopo aver ampliato le sue politiche contro i discorsi di odio”.

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