Alle 5.04 del mattino la sonda Lisa Pathfinder dell’Agenzia spaziale europea (Esa) è partita dalla base europea di Korou nella Guyana francesce. Spinta dalle 80 tonnellate di carburante razzo Vega, la sonda raggiungerà tra circa 55 giorni il punto di orbita finale a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, dove l’attrazione gravitazionale del nostro pianeta si equivale con quella esercitata dal Sole.
Giunta a destinazione la sonda Lisa Pathfinder avrà il compito di studiare le ‘vibrazioni’ dell’universo, le increspature nello spazio-tempo (note come onde gravitazionali) causate dal rapido movimento dei corpi celesti o dai buchi neri. Teorizzate da Einstein 100 anni nella ‘Teoria della relatività generale’, le onde gravitazionali a differenza della luce piegano il tessuto spazio-tempo.
«Le onde gravitazionali sono onde di forza gravità che viaggiano alla velocità della luce. Sono importanti, noi non la vediamo la gran parte dell’universo, ne vediamo solo il 4 per 1000. Sappiamo che è pieno di materia e di energia, ma non la vediamo. Vediamo però gli effetti drammatici di questa forza di gravità di questa parte che non vediamo. Se riuscissimo a sentire l’universo, ascoltando i cambiamenti della forza di gravità, forse riusciremo a osservare l’universo per come è veramente, ovvero un enorme sistema gravitazionale tenuto insieme dalla forza di gravità. Si tratta quindi di uno strumento di ricerca astronomica, d’esplorazione cosmologica molto importante che aprirà una nuova frontiera nell’astronomia», spiega Stefano Vitale in un’intervista su Euronews.
Nella missione ESA c’è tanto di Italiano. Il vettore VEGA utilizzato per la propulsione è stato sviluppato negli stabilimenti Avio di Colleferro. Utilizzato per il trasporto in orbita di piccoli carichi è formato da un singolo corpo diviso in quattro stadi (P80, Zefiro 23, Zefiro 9, Avum). Il quarto stadio nonostante le apprensioni dei tecnici di Esa e Arianespace, la società che gestisce il lancio, è entrato correttamente in funzione. In Italia sono stati prodotte anche alcune delle componenti chiave della missione, i sensori inerziali costruiti dalla Compagnia generale dello spazio (Cgs) con il finanziamento dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), il sistema di micro-propulsione da Selex Es (gruppo Finmeccanica) e Telespazio che ha contribuito nello sviluppo dei software e nei sistemi di controllo a terra. Italiano è anche il coordinamento scientifico. Stefano Vitale, dell’Università di Trento e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) è Principal Investigator di Lisa Pathfinder.