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Non c’è pace per Apple: via Alan Dye (andrà in Meta) e il capo dell’AI (che non decolla)

Meta assesta un colpo basso a Cupertino sfilandogli il responsabile delle interfacce dei suoi sistemi operativi. Ad aprile dovrebbe debuttare l'attesa Siri potenziata dall'Ai ma lo studio di Apple responsabile dello sviluppo degli algoritmi intelligenti continua a dimenarsi. Se ne va, senza troppe sorprese (voci di corridoio lo davano per commissariato da tempo) Giannandrea e arriva un ex uomo di Microsoft e Google

Mentre le attenzioni del grande pubblico sono rivolte al nome che sostituirà Tim Cook (per il Financial Times sarà John Ternus, attuale vicepresidente senior), amministratore delegato ormai sessantenne che a nel 2026 dovrebbe lasciare il posto di guida della Big Tech americana dalla capitalizzazione di 4mila miliardi di dollari, sono altri i nomi che probabilmente vengono attenzionate da esperti, investitori e analisti. E sono quelli che stanno velocemente fuoriuscendo dalla sede principale di Cupertino. Soltanto poche ore fa Apple ha dovuto dire addio ad Alan Dye, dal 2015 responsabile del design delle interfacce e tra i principali artefici dell’evoluzione visiva dei suoi sistemi operativi e delle principali app del suo ecosistema.

Un duro colpo per la Mela morsicata, tanto più per via del fatto che Dye andrà in Meta che lo ha assunto per guidare il suo nuovo studio dedicato al design di hardware, software e funzioni avanzate di intelligenza artificiale. Entrerà a Menlo Park già il prossimo 31 dicembre. Festeggia Mark Zuckerberg, abbozza Tim Cook. La guida del team di design delle interfacce passerà a Stephen Lemay, designer attivo in Apple dal 1999 e coinvolto in tutte le principali evoluzioni visive del marchio degli ultimi venticinque anni.

E poi c’è la vicenda dell’Intelligenza artificiale. Se non è uno psicodramma, quello che Apple sta vivendo per provare a non perdere il treno dell’Ai, poco ci manca. Come testimonia il nuovo cambio al vertice del team Machine Learning and AI Strategy che dovrebbe guidare Cupertino verso lo sviluppo di tecnologie di frontiera mentre finora si è maldestramente arrabattato perdendo parecchi pezzi e ottenendo risultati a dir poco modesti.

COSA SIGNIFICA IL CAMBIO IN CORSA PER APPLE AI

In un simile scenario un avvicendamento che forse in altri periodi non avrebbe fatto molto rumore produce inevitabilmente molta più eco tanto da essere ripreso sulle testate statunitensi generaliste (il NY Times anzi gli dedica un pezzo dal titolo assai aggressivo: Apple’s A.I. Chief, Who Failed to Deliver a Smarter Siri, Is Retiring): se ne va infatti pure John Giannandrea, senior vice president for Machine Learning and AI Strategy. Militava tra le file di Cupertino dal 2018 e la sua era una figura chiave nei progetti che la Mela morsicata intende portare avanti per restare competitiva.

La nota ufficiale è scarna, ma risulta particolarmente interessante il fatto che Giannandrea resterà comunque come advisor fino alla primavera del 2026, prima del ritiro definitivo. Infatti la Siri “potenziata” dalla Ai, prevista inizialmente con l’aggiornamento iOS 18.4 dell’aprile 2025  e poi slittata all’iOS 18.5 di maggio dovrà per forza arrivare il prossimo aprile. Fino ad allora chiunque possa dare una mano al team è più che ben accetto, pare rivelare la clausola. Coetaneo di Tim Cook, Giannandrea ufficialmente va in pensione, ma sono in pochi a credere che abbia scelto di ritirarsi proprio ora, tanto più mentre l’azienda sul fronte dell’Intelligenza artificiale versa nella situazione fin qui descritta.

LA DIVISIONE AI DI CUPERTINO PERDE PEZZI

Da mesi Mark Gurman, giornalista di Bloomberg noto per essere sempre molto informato su quanto accade nelle segrete stanze di Cupertino (sua infatti l’anticipazione su Dye), sottolineava i continui ridimensionamenti subiti da Giannandrea, ex uomo di punto di Google legati a doppio filo ai numerosi inciampi dell’azienda nel settore dell’Ai.

Craig Federighi, a capo della divisione software, e Mike Rockwell, responsabile della realtà mista e del team Vision Products Group, lo avrebbero di fatto commissariato, mentre il progetto Siri passava sotto la divisione software e le attività di robotica venivano assegnate al reparto hardware. L’addio di Giannandrea non può dunque dirsi un fulmine a ciel sereno. A spartirsi i dossier rimasti aperti sulla scrivania dell’astro calante dell’Ai saranno il già citato Craig Federighi in triumvirato con Sabih Khan ed Eddy Cue,

Sempre Gurman nelle ultime settimane non ha mancato di sottolineare l’emorragia di talenti in corso in Apple, proprio nella divisione maggiormente foraggiata e, dunque, maggiormente sotto pressione. Tra gli ultimi addii spicca quello di Ke Yang, responsabile del team Answers, Knowledge and Information che, proprio come Ruoming Pang (ex responsabile dei modelli IA di Apple) prima di lui è passato a Meta Platforms.

PORTE GIREVOLI A CUPERTINO, ECCO CHI ARRIVA

Mentre Giannandrea riunisce le sue cose nel proverbiale scatolone, sempre Apple annuncia l’ingresso di Amar Subramanya come vice president of AI: si colloca insomma subito sotto Federighi e guiderà Apple Foundation Models. Prima di approdare nella Mela Subramanya era in Microsoft come corporate vice president of AI ed è stato per sedici anni in Google, ricoprendo il ruolo di head of engineering per Gemini Assistant. Una carriera di tutto rispetto, insomma. Bisognerà vedere se anche per lui la sfida di portare Apple nell’era dell’Intelligenza artificiale non si riveli la proverbiale “mela avvelenata”.

Strapazzata da Donald Trump che le ha imposto un maxi piani di investimenti da 500 miliardi negli Usa per tirare la volata a quell'”età dell’oro” promessa in campagna elettorale, obbligandola pure a ridisegnare gran parte della propria filiera che sta traslocando dalla Cina all’India, Apple viene da tempo descritta dagli esperti come un’azienda non più capace di replicare l’effetto “wow” dei suoi device di maggior successo: dall’iPod all’iPhone, limitandosi invece a replicare di anno in anno nuove versioni di modelli da tempo sul mercato.

I conti di Cupertino volano (nel Q4 ha registrato ricavi complessivi pari a 102,47 miliardi di dollari, in aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2024), certificando che l’azienda gode di ottima salute (l’iPhone mania è ben lontana dall’essersi spenta: la divisione ha generato 49,02 miliardi di dollari) e la capitalizzazione astronomica dimostra quanto gli investitori continuino a credere nella Mela morsicata, ma il fatto che Bloomberg riporti che altri dirigenti starebbero valutando il proprio futuro, tra cui Johny Srouji, responsabile dei chip, e Lisa Jackson, a capo delle iniziative ambientali e istituzionali potrebbe essere spia di qualcosa che ancora non è arrivato alle orecchie nemmeno dei più attenti e che potrebbe iniziare a intravedersi solo sul medio-lungo periodo. Semplice turn over o allarmante spia da tenere in considerazione?

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