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Musk ci riprova: X e xAi fanno causa a OpenAi e Apple

Fallita la precedente mossa giudiziale, Musk torna all'assalto di OpenAi e questa volta lo fa attaccando anche Apple: il loro accordo, sostiene il magnate sudafricano che intende spingere il proprio Grok sui device di tutto il mondo, blinderebbe l'ecosistema di Cupertino ai rivali di ChatGpt. Ma circolano già dati che paiono smentire una simile ricostruzione

Elon Musk torna a brandire le carte bollate come una clava: dopo aver provato a bloccare – senza successo – per via giudiziale la transizione di OpenAI in una società a scopo di lucro, il magnate sudafricano sguinzaglia nuovamente i propri legali contro la software house di Sam Altman che lo stesso Musk contribuì a fondare (salvo perdere ogni interesse nell’azienda proprio prima che si gonfiasse la bolla dell’Intelligenza artificiale). Questa volta il bersaglio è duplice: la denuncia di 61 pagine, depositata presso un tribunale federale del Texas, mette infatti nel mirino anche Apple.

LA CAUSA DI MUSK CONTRO OPENAI E APPLE

Musk contesta ad Apple e OpenAI di aver stipulato un accordo esclusivo per blindare ChatGpt, l’algoritmo smart amorevolmente allevato dalla software house di Altman, così da farne l’unico chatbot di intelligenza artificiale generativa integrato nel sistema operativo iPhone di Apple.

In questo modo, sostiene sempre il patron di X e xAi (come pure di Tesla, Neuralink, Spacex giusto per dire le maggiori), per rivali come il suo Grok non ci sarebbe alcuna possibilità di penetrare nell’ecosistema della Mela morsicata. “Nel disperato tentativo di proteggere il proprio monopolio sugli smartphone, Apple ha unito le forze con l’azienda che trae il maggior vantaggio dall’inibizione della concorrenza e dell’innovazione nel campo dell’IA: OpenAI, monopolista nel mercato dei chatbot generativi basati sull’IA”, l’accusa del magnate che vede come fumo negli occhi l’accordo che Apple, in affanno nel settore delle intelligenze artificiali, ha siglato con OpenAI per integrare ChatGpt nei propri device.

LA SCHERMAGLIA ESTIVA

Ancora prima di intentare causa, Musk aveva già accusato via social Apple di “violazione delle regole antitrust” sostenendo che l’algoritmo intelligente di OpenAi godrebbe di un trattamento di riguardo finendo maggiormente reclamizzato nello store online attraverso cui l’utenza di Cupertino reperisce le proprie app, denunciando parallelamente che software house concorrenti come Grok e la stessa app di X sarebbero regolarmente escluse da spazi di richiamo come quelli sui “Must Have”. Insomma, finirebbero meno in vetrina.

IL CINGUETTIO DI MUSK CONTRO APPLE E OPENAI DA CUI E’ PARTITA LA CAUSA

“Ehi Apple App Store, perché ti rifiuti di inserire X o Grok nella tua sezione ‘Must Have’ quando X è l’app di notizie numero 1 al mondo e Grok è al quinto posto tra tutte le app? Stai facendo politica? Che succede? Le menti curiose vogliono sapere”, aveva sferzato ovviamente tramite il proprio social l’imprenditore sudafricano. Cupertino aveva risposto che si affida a un impianto di raccomandazione misto – algoritmi ed editor – per valorizzare novità, qualità e sicurezza, indipendentemente da chi produce tali applicazioni.

LA TESI DI MUSK SCRICCHIOLA?

Alla querelle aveva preso parte pure Altman. Diversi utenti di X aggregandosi all’ennesima scaramuccia online tra i due miliardari hanno fatto presente che ai vertici delle classifiche dei device Apple nel corso degli ultimi mesi si sono avvicinati software rivali di ChatGpt come l’algoritmo cinese DeepSeek e quello sviluppato da Perplexity che ha guidato le classifiche in India a luglio. Dati che quasi certamente sia Apple sia OpenAi non tarderanno a utilizzare anche in tribunale per controbattere alle tesi di Musk.

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