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Energia

Nel campo IA c’è un Davide che sfida (in tribunale) ben due Golia: Nvidia e Microsoft

Microsoft e Nvidia trascinate in giudizio da una startup texana che, oltre a una questione di violazione di brevetti, sostiene che le due Big Tech facciano cartello nel settore dell'Intelligenza artificiale. Una vicenda che potrebbe interessare molte autorità antitrust in tutto il mondo

Una startup porta in tribunale due multinazionali dell’elettronica di consumo. Non accade tutti i giorni. Ma è accaduto a Nvidia e a Microsoft, trascinate di fronte al giudice da Xockets, piccola realtà specializzata nello sviluppo di Dpu (Data Processing Unit) che ha comunque alle spalle grandi nomi: il cofounder di Yahoo e il Cto di Intel. Le risorse per intentare causa, insomma, non le mancano.

XOCKETS HA NEL SACCO MICROSOFT E NVIDIA?

Xockets ha messo nel mirino le unità di elaborazione dati che supportano l’infrastruttura cloud accelerando i carichi di lavoro ad alta densità di dati. Si tratta di unità utilizzate nell’ultimo periodo dall’intero nascente comparto dell’intelligenza artificiale che, per ovvie ragioni, impone alle macchine un enorme scambio di informazioni.

La startup sostiene che alcune unità di elaborazione dati di Nvidia – nello specifico BlueField, ConnectX, e NVLink Switch – sarebbero in realtà basate su tecnologie protette da brevetto.

TUTTO HA AVUTO ORIGINE CON UN’ALTRA SOCIETÀ

Secondo la citazione – che spiega sommariamente gli elementi in mano alla startup – Nvidia non avrebbe agito per via diretta, limitandosi a non intervenire dopo ereditato la violazione di brevetto attraverso l’acquisizione di Mellanox nel 2020.

Sarebbe stata insomma l’acquisita Mellanox a violare per prima i brevetti di Xockets in seguito alla dimostrazione pubblica della sua tecnologia Dpu avvenuta nel 2015. Parin Dalal, founder della startup, sostiene di aver sollevato la questione già nel 2022, segnalandola al vicepresidente della divisione Dpu di Nvidia.

E, sempre stando alla ricostruzione della piccola ma arrembante realtà, il chipmaker avrebbe fatto spallucce, preferendo nelle more di un possibile giudizio che ancora non era stato avviato continuare a conseguire vantaggi significativi.

L’IPOTESI DEL CARTELLO SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Se una causa contro Nvidia non fosse già di per sé abbastanza ardimentosa, Xockets ha poi deciso di tirare dentro anche Microsoft: i due colossi avrebbero infatti monopolizzato il mercato dei server basati su Gpu e realizzato un cartello attraverso Rpx, una società che secondo la startup “è stata formata su richiesta dei colossi tecnologici per realizzare cartelli di acquirenti per la proprietà intellettuale”.

Dati gli interessi economici in gioco, si tratta di un profilo che ha più probabilità di essere ascoltato o comunque capace di accendere le dovute spie sulla plancia delle autorità competenti, negli Usa ma anche in altri Paesi. Sulla base di quanto raccolto da Xockets potrebbero infatti essere avviate indagini, o laddove esistessero già fascicoli aperti in precedenza in attesa della giusta miccia, il materiale potrebbe confluirvi.

SERVER E PIATTAFORME AI SPARTITE DALLE DUE BIG?

Per la parte attrice, attraverso il presunto cartello, Nvidia e Microsoft sarebbero in grado di “monopolizzare l’intelligenza artificiale generativa alimentata dalle GPU attraverso il controllo delle apparecchiature e delle piattaforme per accedere a questa capacità”.

L’accusa sostiene che la ripartizione è netta e tale condotta illecita avrebbe permesso a Nvidia di monopolizzare il settore dei server AI e a Microsoft di dominare le piattaforme di Intelligenza artificiale. Il mercato benché si sia sviluppato con una pluralità di attori vede poche grandi big primeggiare, quindi è possibile che alcune autorità antitrust, al di qua e al di là dell’Oceano, seguano con attenzione la vicenda e tutte le prove che Xockets riuscirà a produrre.

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