Sul metaverso Meta potrà anche aver sbagliato tutto, buttando nel calderone virtuale miliardi di dollari, ma se i visori non interessano quasi a nessuno, gli occhiali smart possono invece avere un futuro. O almeno ne sono convinti diversi costruttori un po’ in tutto il mondo. E la Big Tech di Mark Zuckerberg, è noto, presidia il comparto – che deve ancora registrare numeri significativi – fin dagli albori del settore stesso. Se è noto che Menlo Park è già al lavoro sul prossimo modello di smart glasses Hypernova, nei reparti di R&D si starebbe sviluppando ben altro: nomi in codice Aperol e Bellini.
COSA SAPPIAMO SUGLI OCCHIALI SMART SUPER SEGRETI DI META
Si tratta di due dispositivi destinati a far parlare parecchio per via soprattutto della modalità in via di sviluppo “super sensing” che, anticipano fonti di stampa, sarebbe capace di identificare le persone inquadrate dalle lenti informando il possessore del loro nome e di eventuali altre notizie scovate incrociando i dati presenti in Rete.
Si tratta solo di una delle numerose feature di cui sarebbero dotati Aperol e Bellini, modelli pensati appositamente per montare a bordo un’Intelligenza artificiale avanzata che accompagni l’utente in tutte le sue azioni quotidiane e che dovranno perciò essere dotati di processori particolarmente potenti come pure di batterie sufficientemente capienti.
I GRATTACAPI TECNICI
La fonte sentita dalla testata di settore The Information afferma che Meta starebbe già sperimentando questa tecnologia su modelli in commercio, ma il funzionamento continuo dell’Intelligenza artificiale comporterebbe un consumo energetico senza pari, con l’autonomia della batteria che raggiungerebbe a stento solamente 30 minuti, dopodiché occorre trovare una presa o collegare il device a un power bank.
Per questo, insomma, il gruppo guidato da Zuckerberg starebbe studiando diverse alternative hardware implementate appunto in Aperol e Bellini: l’azienda avrebbe anche predisposto piani di riserva, come l’introduzione di auricolari dotati di fotocamere, in alternativa o come complemento agli occhiali smart così da suddividere la tecnologia e fare in modo che non gravi sulla batteria degli smart glasses.
INCUBO PRIVACY?
Ma al netto di queste sfide tecniche sicuramente affascinanti all’orizzonte appaiono già le tematiche giuridiche: secondo quanto scritto dai media, Meta avrebbe anche rivisto i propri processi interni per valutare più rapidamente i rischi legati a privacy e sicurezza, con l’obiettivo di velocizzare il rilascio di nuovi dispositivi, ma è pacifico che la tecnologia super sensing finirà attenzionata dalle autorità a tutela dei dati personali e della riservatezza di mezzo mondo.
La possibilità di identificare le persone e la raccolta di un gran numero di dati rischiano di restare incastrate, soprattutto qui in Europa, nelle maglie dell’Ai Act e del Gdpr. Tanto più se si considera il fatto che tale tecnologia, se dovesse realmente corrispondere alla descrizione fatta da The Information, esproprierebbe chi finisce nella visuale degli occhiali smart dei propri dati biometrici ignorando il tema del consenso dell’avente diritto.