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Meta Ue Facebook Marketplace

Meta e quelle mossette per favorire Facebook Marketplace. Dall’Ue altri guai per Zuckerberg?

Per Bruxelles Meta avrebbe legato Marketplace a Facebook sovvertendo la concorrenza nel settore degli annunci online. L'indagine è partita nel 2019 e una condanna rischia di costare caro all'azienda, che quasi certamente ricorrerà. Intanto, mentre Vestager lascia i fascicoli a Ribera, Menlo Park inaugura i suoi "account per teenager"

Secondo quanto riportato dal Financial Times, sarebbe ormai agli sgoccioli l’indagine dell’Unione Europea sulla condotta attribuita a Meta accusata di aver sfruttato la propria posizione dominante nel social networking per favorire indebitamente il suo servizio di annunci noto come Facebook Marketplace.

L’UE INDAGA SU FACEBOOK MARKETPLACE

L’indagine risale al 2019 e intende appurare se Meta abbia deliberatamente legato Marketplace alla piattaforma Facebook, minando così la concorrenza nel settore degli annunci online.

Per la ex commissaria europea Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile della politica di concorrenza, la risposta era positiva. Infatti Vestager aveva dichiarato nel 2022: “Meta lega il suo social network dominante Facebook ai servizi di annunci classificati online chiamati Facebook Marketplace”.

“Inoltre – aveva aggiunto Vestager – siamo preoccupati che Meta abbia imposto condizioni commerciali inique, permettendole di utilizzare i dati sui servizi concorrenti di annunci classificati online.”

LE POSSIBILI SANZIONI

L’azienda rischia una multa fino al 10% del suo fatturato globale annuo, che nel 2023 ha sfiorato i 135 miliardi di dollari. Con ogni probabilità, comunque, in caso di esito avverso Meta presenterebbe appello dunque è improbabile che la vicenda arrivi a concludersi a stretto giro.

Sicuramente, nel mentre il dossier passerà dalle mani di Margrethe Vestager alla nuova commissaria europea per la concorrenza, Teresa Ribera. Questo non è il primo fronte aperto tra Meta e l’Antitrust comunitario.

E proprio la Commissione von der Leyen, in una Europa “dei consumatori” che sul fronte tecnologico gioca in difesa da anni non avendo player in campo, ha posto in essere politiche assai poco permissive nei confronti dei colossi esteri.

Meta in particolare è finita a più riprese sotto la lente di Bruxelles per il suo modello di consenso e pagamento per l’utilizzo dei servizi (il famigerato “pagamento coi dati” per avere i suoi social “gratis”) e per la paura che le sue piattaforme possano nuocere ai minori.

IL NUOVO INSTAGRAM PER ADOLESCENTI

Proprio per evitare gli effetti nefasti di una cattiva pubblicità, su quest’ultimo fronte nelle scorse ore per gli account negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in Australia sono stati predisposti i cosiddetti “account per teenager”, ovvero iscrizioni ad hoc per i minori di 16 anni che non abbiano presentato all’azienda la manleva di un genitore o di un tutore.

Si tratta di profili blindati, dalle opzioni limitate che prevedono, tra le altre cose, il più alto livello di privacy su quanto pubblicato di default nonché restrizioni sui messaggi e sui contenuti che possono essere visti.

Inoltre, per controbattere alle accuse di irretire l’attenzione dei giovanissimi, l’azienda statunitense starebbe pensando di attuare soluzioni finora viste solo in Cina – sicuramente destinate a far discutere – come limiti di tempo più severi e un blocco dell’app dopo le 22.

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