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Le tute cinesi anti Covid-19 non sono anti Covid-19. La denuncia dei medici a Bari

Caos e polemiche in Puglia sui dispositivi di protezione per i medici. Ecco che cosa è successo

Caos in Puglia sui dispositivi di protezione per i medici. Ecco tutti i dettagli sulla polemica.

A Bari tute di protezione per gli operatori sanitari non idonee.

“Abbiamo chiesto ai direttori generali di sospendere immediatamente la distribuzione dei dispositivi Iwode di certificazione cinese su cui sono stati sollevati dubbi di idoneità al rischio biologico e di procedere con le opportune verifiche, per tutelare la salute di tutti gli operatori sanitari che operano a contatto con pazienti Covid-19”, è quanto dichiara dichiara Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici), dopo la nota con cui ieri Saverio Andreula, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Bari, ha reso noto che le tute cinesi distribuite alle strutture del Ssr sarebbero utilizzabili esclusivamente per la protezione meccanica e non per la protezione da rischi di contaminazione biologica, quindi non sarebbero idonee ad essere usate nelle unità di degenza Covid-19.

Una nota del 9 aprile scorso della presidenza della Giunta regionale – sezione Protezione civile inviata al Dipartimento politiche della Salute e alle aziende del Ssr faceva presente la disponibilità di 120 mila tute di protezione Iwode con certificazione cinese (GB 19082-2009).

A fronte della indisponibilità di tute di categoria 4 per rischio biologico, certificate secondo gli standard europei (Norma Uni-En), invitava le aziende sanitarie regionali alla distribuzione delle tute di certificazione cinese. Sembra tuttavia che le tute cinesi in questione siano quelle utilizzate in Cina per le sole attività di sanificazione degli ambienti e non per la gestione dei pazienti Covid-19.

“In questa epidemia i medici e tutti gli operatori sanitari stanno dando prova di un impegno e di una dedizione senza pari – conclude Anelli – Hanno però il diritto di lavorare in condizioni di sicurezza, perché la tutela del diritto alla salute dei cittadini deve accompagnarsi alla tutela dei lavoratori che le aziende sanitarie devono essere in grado di garantire anche in questa situazione di emergenza”.

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