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Lavoro

Ignoranza e nepotismo rubano posti di lavoro più dei robot. Parla Carnevale Maffè (Sda Bocconi)

"L’usa e getta è sbagliato per i lavoratori e per la società. La formazione deve creare talenti che durano di più e hanno un valore maggiore sul mercato. Anche attraverso gli “open badge”, certificati digitali che rendono verificabili e “liquide” le competenze". Parla il prof. bocconiano Carnevale Maffè intervistato da Gian Marco Litrico

”Sono l’ignoranza, il nepotismo, le rendite di posizione e la peggiocrazia a rubare i posti di lavoro, non i robot”. Parola dell’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore associato di Practice di Strategy and Entrepreneurship presso SDA Bocconi School of Management.

Parole forti, professore. L’automazione non c’entra?

Certo che c’entra. Ma il processo non è cominciato con l’Intelligenza artificiale. In 150 anni il tempo di lavoro è diminuito del 40% e, negli ultimi 30, la percentuale della forza lavoro sulla popolazione è scesa dal 66% al 61%. Con l’innovazione, la quantità di lavoro tende a diminuire nel tempo. Per quasi metà delle persone, le 35 ore oggi non riguardano una settimana lavorativa corta alla francese, ma il tempo passato sugli smartphone, e c’è un 25% di “stakanovisti” che va oltre le 50 ore. È la qualità del lavoro ad essere cambiata: si vede da certi “dettagli”. Il valore di borsa per dipendente di Facebook è di 20 milioni di dollari, quello di Walmart e General Motors è di 95 e 63 dollari. Il mondo è digitale o è marginale.

Quali conseguenza per chi lavora?

Nella fabbrica intelligente serve la laurea, non la terza media. Capiamoci, al centro di tutto c’è l’employability, la spendibilità sul mercato delle competenze del lavoratore, indispensabili come gli investimenti. Avere un lavoro e gestire la propria carriera sono due cose diverse. Bisogna insegnare ai lavoratori dipendenti l’indipendenza. Ad essere imprenditori.

Deve cambiare anche l’impresa.

Occorre passare dal conto economico delle “ore di lavoro”, all’inventario della conoscenza che hanno le persone nella tua azienda.

Come si spinge le imprese a investire in formazione?

Io vorrei un codice di autodisciplina delle aziende perché applichino al capitale umano i principi dell’economia circolare.

Prodotti con una durata più lunga, ricondizionabili e che non vengono riversati nell’ambiente?

Esatto. Bisogna mettere al bando i comportamenti opportunistici delle aziende nei confronti del territorio e delle sue risorse umane. L’usa e getta è sbagliato per i lavoratori e per la società, non solo per le forchette di plastica. La formazione deve creare talenti che durano di più e hanno un valore maggiore sul mercato. Anche attraverso gli “open badge”, certificati digitali che rendono verificabili e “liquide” le competenze, collegando domanda e offerta di lavoro intellettuale. Altro che “navigator”…

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