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La Silicon Valley e la scarsa fortuna (legale) in Europa

Da Google ad Uber, da Apple a Facebook e ad Amazon: i big della Silicon Valley si scontrano con le normative Europee. Colpa del protezionismo verso le aziende locali?

Fuori dal quartier generale francese di Google, al centro di Parigi, c’è un cartello che dice “Mi sento fortunato”. Ma la fortuna, per Google, in Europa, scarseggia. Così come scarseggia per tutti i big della Silicon Valley. Se è vero che i colossi hi-tech piacciono e nel Vecchio Continente fanno anche una grande cassa, è anche vero che Google, Uber, Airbnb e Facebook, sono sotto lente di ingrandimento da parte dell’Antitrust o dei Governo locali.

Sì, l’Unione europea, per la Silicon Valley, significa 508 milioni di consumatori, ma anche autorità di regolamentazione sempre più aggressive con cui scontrarsi.

Silicon Valley: il caso Google

Mentre i francesi esaminano le pratiche fiscali di Google, la Commissione Europea, organo esecutivo della UE, ha accusato Big G. di concorrenza sleale. La guerra tra Unione Europea e Google è iniziata 5 anni fa. Le prime indagini hanno riguardato i contratti sottoscritti con i siti che mettono fuori servizio le pubblicità diverse da quelle di Mountain View. Da sempre l’Ue ha pensato che il gigante tecnologico ostacolasse la libera concorrenza.

Nell’Aprile 2015, poi, l’Ue ha avviato un’indagine che si è conclusa con la formalizzazione delle accuse che riguardano “le restrizioni imposte” ai produttori di smartphone e tablet Android. Secondo la Commissione Ue, Google imporrebbe ai produttori di smartphone contratti di esclusiva sulle app da preinstallare sui loro modelli, così da ostacolare la concorrenza e la libertà di scelta degli Oem e dei carrier.

Apple, Amazon e il problema delle tasse

AppleLa Commissione Europea ha colpito anche Apple. Bruxelles ha multato la Mela Morsicata per una cifra record di 13 miliardi di Euro, per aver goduto, dal 2003, di vantaggi fiscali illeciti accordati dall’Irlanda. Secondo la decisione Ue, Cupertino dovrà restituire alla stessa Irlanda le imposte inevase, grazie a un sistema di aliquote vantaggiose, sui profitti ottenuti nel periodo dal 2003 al 2014.

Anche Amazon avrebbe ricevuto un trattamento fiscale di favore da parte del Lussemburgo. In particolare, il colosso dell’e-commerce, grazie ad una legge del 2003, avrebbe pagato, come tasse dovute, solo una quota percentuale minima dei suoi introiti nel mercato europeo. Ma le indagini sono ancora in corso.

Non solo: sembrerebbe che l’Ue, dal momento che il colosso dell’e-commerce intende offrire servizi di streaming video in Europa, voglia imporre ad Amazon (così come a Nteflix) di includere nel catalogo un 20% (almeno) di produzione locale.

La lotta eterna di Uber e Airbnb

Silicon ValleyNon va meglio ai grandi della sharing economy, Uber e Airbnb. In Spagna, Germania, Francia, e Ungheria, le due società americane stanno combattendo contro le norme a tutela dell’economia tradizionale, che hanno limitato la loro espansione.

Facebook, Whatsapp e la privacy

Indagati anche Facebook e Whatsapp. Le due piattaforme, la prima social e l’altra di messaggistica istantanea (controllata di Facebook), condividerebbero i dati.  La cosa ha attirato l’attenzione dell’Ue, che ha già avviato le sue indagini, del Garante della Privacy italiano e del Commissario per la Protezione dei Dati e della Libertà d’informazione di Amburgo, che ha già richiesto il blocco del trasferimento dati.

Perchè tutti questi problemi?

Per protezionismo. Bloomberg scrive che le aziende americane si sono definite vittime di protezionismo e hanno sostenuto di pagare lo scotto di una mancanza di peso dell’industria europea.

Jacques Derenne, membro della Commissione Ue e avvocato presso lo studio legale Sheppard, Mullin, Richter & Hampton, sostiene invece che è tutta colpa delle aziende tech americane, che faticano ad adattarsi a legislazioni straniere.

Con molta probabilità la maggior parte di questi casi verrà risolta nel 2017, il prossimo anno sarà cruciale. Apple ha annunciato che taglierà molti investimenti verso il Vecchio Continente se le accuse (e la multa) dovessero esser confermate. Google, invece, ha già preso qualche provvedimento: in Spagna non offre più il servizio Google News. Non ci resta che attendere.

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