La corte di Mosca ha deciso di bloccare Linkedin: non rispetta le norme sulla privacy
La Russia blocca Linkedin: la piattaforma dedicata al mondo del lavoro, secondo la corte di Mosca, non opererebbe nel rispetto delle normative locali che regolano il trattamento dei dati personali degli utenti. Proviamo a capire.
I dati dei cittadini restano in Russia
Il problema, dicevamo, riguarda i dati. Secondo una nuova legge, approvata nel 2015, i social e le piattaforme che operano in Russia sono obbligate a salvare i dati e le informazioni degli utenti su server situati all’interno del paese. I dati, in pratica, devono restare in Russia.
Grazie alla nuova norma Mosca intende garantire la privacy dei cittadini russi. Questa, almeno, sarebbe la versione e la motivazione ufficiale. Secondo quanto riportato dal New York Times, la nuova legge, più che tutelare la privacy, permetterebbe al Governo russo un accesso più facile ai dati.
Il Blocco di Linkedin
L’indagine contro Linkedin è partita nell’agosto 2016 e prima della vittoria di Donald J. Trump alle elezioni presidenziali di Martedì.
Il blocco: un monito per Facebook
Il blocco di Linkedin, in realtà, rappresenta un gran precedente. Secondo quanto riportato sul New York Times, infatti, la scelta di bloccare la piattaforma dedicata al lavoro può essere interpretata come un monito per i social network più grandi, tra cui Facebook e Twitter.
Molte delle più grandi aziende tecnologiche della Silicon Valley (tra cui, appunto il social di Mark Zuckerberg) sono in difetto rispetto alla normativa e non memorizzano i dati su server interni al Paese. La corte Russa potrebbe presto agire contro altri big della tecnologia se questi non fanno presto ad adeguarsi.