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Marines

La rivoluzione missilistica dei Marines americani

Tutti i dettagli sui piani di sviluppo del corpo dei Marines americani in ambito missilistico. L'approfondimento di Giovanni Martinelli

Quando nel luglio del 2019 il Generale Berger (da poco nominato 38° Comandante del Corpo dei Marines) rende pubblica la sua “Planning Guidance”, ovvero il documento che fornisce le prime indicazioni su quali saranno le proprie linee di azione nel corso del suo mandato, già si intuisce che quella che proponeva il nuovo Comandante era la più profonda trasformazione nella lunga storia (oltre 225 anni) di questo Corpo.

In questo documento c’è poi un passaggio molto particolare che, letto con attenzione, era già in grado di fornire alcune indicazioni importanti sulle linee di sviluppo future: “Stiamo assistendo all’emergere di un’era di guerra missilistica”. Ovvero, per il Generale Berger è forte la convinzione che tra i protagonisti assoluti dei futuri conflitti ci saranno i missili; sia in chiave difensiva che offensiva.

Passano pochi mesi ed ecco nel marzo dell’anno successivo arriva un altro documento, il “Force Design 2030“. Qui la trasformazione tratteggiata in precedenza diventa più nitida, fino ad assumere i connotati di una vera e propria rivoluzione; la quale, fin dal giorno della sua presentazione, ha visto nascere 2 partiti “ferocemente” contrapposti. Tra chi cioè ritiene che quella indicata sia la strada giusta per i Marines, che il Generale Berger vuole plasmare in funzione di un futuro conflitto con la Cina nello specifico teatro dell’Indo-Pacifico, e chi invece la ritiene sbagliata perché toglie troppo in termini di capacità operative.

Al netto di queste polemiche, uno dei tratti salienti di questa profonda rivisitazione riporta alla mente proprio quel passaggio poco sopra ricordato e legato all’importanza dei missili; in particolare, in chiave offensiva. Con Force Design 2030 infatti, i Marines abbonderanno molti dei loro assetti operativi ritenuti non più adeguati alle nuove missioni e li sostituiranno invece con altri ritenuti più confacenti agli scenari operativi futuri. E in questa specifica opera di sostituzione, un ruolo centrale è riservato proprio alle nuove batterie dotate di una serie di sistemi missilistici avanzati.

La futura e precisa architettura di questa trasformazione non è ancora stata definita nel dettaglio, perché sono ancora in corso sperimentazioni volte a definirla con maggior precisione. Ma sulla base di quanto si sa oggi, il quadro all’interno del quale il Corpo dei Marines stesso si sta muovendo con molta decisione appare comunque già ben delineato; e, sicuramente, molto interessante.

A partire dalla scelta di conservare 7 batterie di lanciarazzi multipli M142 HIMARS (High Mobility Artillery Rocket System); assurti agli onori della cronaca per il loro intenso impiego in Ucraina. Questi sistemi rimarranno dunque in servizio, dotati per il momento sia dei razzi guidati GMLRS (Guided Multiple Launch Rocket System, proprio quelli largamente impiegati nel conflitto in corso), sia del potente missile balistico MGM-140 ATACMS (Army Tactical Missile System).

Ma la novità più importante è quella che sta per arrivare; è infatti previsto che in futuro gli HIMARS adotteranno (in sostituzione dell’ATACMS) un nuovo missile attualmente nelle fasi finali di sviluppo, ovvero il PrSM (Precision Strike Missile). Questo, rispetto all’ordigno che andrà a sostituire, presenterà 3 grandi vantaggi: gittata aumentata (da 300 a 500 Km, con la possibilità di incrementarla ancora), la possibilità di colpire bersagli in movimento (sia a terra che in mare) e il raddoppio della potenza di fuoco (dato che ogni HIMARS potrà trasportare 2 PrSM invece di un solo ATACMS).

Le innovazioni più importanti, tuttavia, sono altre ancora. A partire dalla creazione ex-novo di 14 batterie di missili a medio raggio dotate degli altrettanto nuovi sistemi indicati come NMESIS (Navy Marine Expeditionary Ship Interdiction System); questi ultimi sono costituiti da un comune veicolo ruotato tattico in dotazione alle Forze Armate Americane ma modificato per farlo diventare a controllo remoto e per poter ospitare 2 lanciatori per altrettanti missili antinave NSM (Naval Strike Missile).

Tali ordigni, concepiti e prodotti dalla Norvegese Kongsberg ma ora oggetto di produzione su licenza anche negli Usa, stanno praticamente diventando il punto di riferimento nel settore dei missili antinave essendo stati adottati da ben 15 Paesi diversi (sia per l’imbarco su navi da combattimento, sia per batterie costiere a terra) Dotati di una gittata di poco inferiore ai 200 km, gli NSM sono anche caratterizzati da una bassa visibilità e dal fatto che, oltre a essere stati concepiti principalmente per l’attacco a navi nemiche, dispongono comunque della capacità di colpire anche obiettivi a terra.

L’ultimo tassello di questa nuova architettura è rappresentato dalla creazione di (per ora) 3 batterie di missili a lungo raggio; le quali saranno dotate degli stessi veicoli utilizzati per i sistemi NMESIS ma ulteriormente modificati per poter ospitare un singolo lanciatore, questa volta per un missile Tomahawk. Quasi appare inutile spiegare cosa sia quest’ultima arma, dato che partire dagli anni 90 è stata largamente impiegata in numerosi conflitti e azioni militari degli Usa (ma non solo); impieghi tutti puntualmente riportati dai mezzi di informazione, al punto da farlo diventare uno degli ordigni più “iconici” del nostro tempo.

Qui basti aggiungere che la versione adottata dai Marines sarà quella più aggiornata e nota come Block V MST (Maritime Strike Tomahawk); dunque, ancora una volta, un’arma ottimizzata per colpire obbiettivi navali (con quest’ultima missione che diventa così una delle principali dei Marines stessi), pur conservando anche in questo caso la possibilità di colpirne altri sulla terra ferma. Il tutto garantendo una portata di oltre 1.600 km; o meglio, questo valore è solo una stima tanto che non è da escludere che quella reale sia perfino superiore.

Un aspetto interessante da rimarcare poi è rappresentato fatto che questi sistemi sono stati concepiti tenendo conto di un aspetto particolare; tutti sono/saranno in grado di essere facilmente trasportabili da un gran numero di assetti (navali e aerei), al fine di aumentarne la mobilità strategica. Nella visione operativa dei Marines è infatti previsto che le proprie forze dovranno essere ancora più agili del passato, assicurando in particolare la capacità di predisporre velocemente basi operative avanzate temporanee dalle quali colpire il nemico e dalle quali ritirarsi poi altrettanto velocemente.

Infine, qualche numero per meglio spiegare questa “rivoluzione missilistica”. Tenendo conto della consistenza di ciascuna delle varie batterie previste e una volta sommati insieme i diversi sistemi, quelli che emergono sono dei totali finali a dir poco importanti; una volta completata cioè la dotazione di tutte le batterie, i Marines disporranno di un totale di poco più di 340 mezzi/veicoli lanciatori. A questi corrisponderà perciò una dotazione di nuovi missili (PrSM, NSM e Tomahawk) che potrà superare il numero di 630. Numeri che, evidentemente, non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni!

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