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siti pornografici

La missione dell’Italia di impedire l’accesso dei minori ai siti porno è utopica?

La Francia obbliga i siti pornografici a richiedere la verifica dell'età degli utenti e, per protesta, YouPorn, RedTube e Pornhub stanno bloccando l'accesso alle piattaforme. Anche l'Italia vuole applicare una disposizione simile, ma è realmente fattibile? Fatti, dubbi e commenti

 

Da oggi gli utenti francesi che proveranno ad accedere a YouPorn, RedTube e Pornhub avranno una spiacevole sorpresa. Invece dei soliti contenuti per adulti, nelle homepage dei siti, vedranno campeggiare un’immagine del quadro “La libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix, accompagnato dalla scritta “La libertà non ha un tasto di spegnimento”.

È la protesta messa in atto da Aylo, proprietario dei siti, contro una legge del governo francese che obbliga questo tipo di piattaforme a verificare l’età degli utenti per tutelare i minori.

Anche l’Italia riflette da tempo sulla questione e, dopo aver scartato l’opzione Spid, lo scorso aprile, l’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) ha approvato un nuovo sistema per accedere ai contenuti per maggiorenni – col rischio però di essere poco praticabile.

IL SISTEMA PROPOSTO DALL’AGCOM

Come l’ente regolatore delle comunicazioni francese, l’Agcom ha introdotto per i siti che ospitano contenuti per adulti, ma anche nel caso del gioco d’azzardo, un nuovo regolamento che impone la verifica dell’età tramite aziende terze attraverso il sistema del doppio anonimato. Prima infatti erano i siti stessi a svolgere questo controllo.

“Tale sistema – afferma l’Agcom – assicura un livello di sicurezza adeguato al rischio e il rispetto della minimizzazione dei dati personali raccolti. Il meccanismo di “doppio anonimato” non consente infatti ai fornitori di verifica dell’età di sapere per quale servizio viene emessa la prova dell’età. Allo stesso tempo, la prova fornita al sito web o alla piattaforma non contiene dati identificativi dell’utente”.

I siti coinvolti hanno sei mesi di tempo per adeguarsi.

PERCHÉ LO SPID NON È UNO STRUMENTO IDONEO

Inizialmente lo Spid, il Sistema pubblico di identità digitale, è sembrata l’app ideale per svolgere questa verifica, tuttavia, sono emerse criticità per cui è stato escluso perché come scrive Hardware Upgrade, trasmette “metadati contenenti il dominio del sito visitato” e non garantisce “la compartimentazione tra i soggetti coinvolti”. In altre parole, non garantisce il “doppio anonimato”, secondo cui il soggetto che rilascia la prova dell’età non deve sapere quale sito l’utente vuole visitare, né il sito deve essere in grado di identificare l’utente.

IDENTIKIT DEI SOGGETTI TERZI

Servono, dunque, soggetti terzi indipendenti certificati che rilascino una prova dell’età, fisica o digitale, che non contenga informazioni personali e possa essere utilizzata per dimostrare la maggiore età senza rivelare l’identità dell’utente. Non potranno inoltre conservare alcun dato personale.

“Le modalità di verifica – spiega Hardware Upgrade – potranno includere strumenti come QR code o app, a condizione che l’intera operazione si svolga all’interno del dispositivo dell’utente, senza scambi di dati con terze parti. Dal punto di vista tecnico, il sistema dovrà essere sicuro, accessibile e inclusivo. Sono previste misure contro tentativi di aggiramento, come l’utilizzo di video preregistrati o software automatizzati, e dovrà essere garantita la compatibilità con disabilità sensoriali e cognitive. L’accesso sarà possibile solo dopo una nuova verifica in caso di inattività superiore a 45 minuti, e non sarà consentita la memorizzazione permanente delle credenziali”.

Stando ad Agenda Digitale, “l’app IO è indicata come possibile infrastruttura idonea a ospitare strumenti di attestazione dell’età anonimi e interoperabili, ma oggi non è certificata né qualificata come soggetto terzo”, così come “il Digital Identity Wallet europeo, previsto da eIDAS 2.0, [che] rappresenterebbe una prospettiva interessante ma ancora non attuabile”.

LE CRITICITÀ

Oltre a non essere del tutto possibile garantire che un sistema sia totalmente immune da elusioni (per esempio tramite VPN), la volontà di verificare l’età degli utenti – tutelandone la privacy – appare complessa per una serie di questione.

La prima, come osserva Agenda Digitale, è proprio “la mancanza, ad oggi, di fornitori ufficialmente accreditati per l’erogazione dei servizi di verifica dell’età”. Attualmente infatti non esiste alcun elenco ufficiale di provider riconosciuti. Inoltre, “permane una certa ambiguità sul tipo di responsabilità che grava sui gestori dei siti”, che li espone “a sanzioni anche laddove abbiano fatto affidamento in buona fede su soluzioni ritenute (a torto o a ragione) conformi”. O peggio, “potrebbero adottare soluzioni disomogenee, inefficaci o in contrasto con i principi del Gdpr, rischiando di creare un mercato opaco della verifica dell’età, in cui soggetti non certificati si improvvisano garanti di un diritto così delicato come quello alla protezione dei minori”.

La seconda ha a che fare con la portata extraterritoriale del provvedimento dell’Agcom, che riguarda tutti i siti e piattaforme che offrono contenuti pornografici accessibili dall’Italia, indipendentemente dalla loro sede legale. Ma “in che modo assicurare il rispetto della normativa italiana da parte di soggetti stabiliti in giurisdizioni esterne? Quali strumenti sanzionatori potrà effettivamente utilizzare Agcom in caso di inottemperanza?”, si chiede Agenda Digitale.

Infine, il nuovo regolamento non arriva proprio con un tempismo perfetto perché, come ha scritto Wired, “nel 2026 dovrebbe diventare realtà “l’identità digitale europea” che uniformerà i vari portafogli digitali all’interno dell’Unione” e “tra i vari progetti collegati (e finanziati direttamente dalla Ue con 4 milioni di euro) ce n’è uno che riguarda esattamente la verifica dell’età per l’accesso a siti e servizi online riservati ai maggiorenni”. Difficile quindi che in Italia si possa davvero offrire in tempo record un’alternativa tanto che anche l’Agcom ha già premesso che “i sistemi di verifica dell’età dovranno, comunque, essere conformi agli orientamenti di prossima adozione dalla Commissione europea, con la possibilità, laddove necessario, di modifiche e adeguamenti del provvedimento adottato”.

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