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La guerra dei chip si tinge di giallo: tracker statunitensi nei semiconduttori per non finire in Cina

Per evitare che i chip americani finiscano nelle AI cinesi Washington avrebbe iniziato - ben prima dell'arrivo di Trump - a nascondere nelle spedizioni tracker Gps. Fatti, numeri, dati e indiscrezioni

Sono numerose le somiglianze tra l’attuale periodo storico e la Guerra Fredda, con la differenza data dal fatto che, scalzata la Russia dal ruolo di superpotenza economica e soprattutto tecnologica, il principale rivale di Washington è ora Pechino. E nel 2025 la cortina di ferro che separa Est e Ovest è fatta di dazi, sanzioni e blocchi a importazioni ed esportazioni.

La gelosia degli americani per i propri chip è nota da tempo e li avrebbe portati, scrivono su Reuters, a inserire dei tracker nei propri semiconduttori per accertarsi che non finiscano comunque in Cina aggirando quelle barriere imposte per legge dal governo americano. Barriere che hanno messo in seria difficoltà più che il Dragone i campioni statunitensi del settore.

TRACKER USA PER SORVEGLIARE I CHIP

Se nell’immediato Dopoguerra Est e Ovest erano entrambi impegnati in una forsennata corsa allo spazio, ora il traguardo è quello dell’Intelligenza artificiale maggiormente performante e gli Usa non vogliono agevolare l’avversario coi propri chip: da qui una lunga serie di restrizioni che ha visto Washington diminuire fortemente le licenze per le esportazioni. Nessuno però poteva immaginare che gli americani arrivassero persino a inserire tracker Gps nelle confezioni dei chip che quotidianamente salpano per nave verso l’Oriente.

I PRECEDENTI

Non è la prima volta che simili strumenti investigativi vengono utilizzati nel commercio, finora si aveva notizia del loro uso da almeno 40 anni all’interno di spedizioni di altro tipo considerati strategici, come la tecnologia alla base degli aerei. Tuttavia, affermano le fonti sentite da Reuters, sarebbe ormai diverso tempo che gli Usa accompagnano le spedizioni internazionali di semiconduttori con questo genere di microspie.

LE LIMITAZIONI STATUNITENSI

Gli Stati Uniti hanno iniziato a limitare la vendita di chip avanzati di Nvidia, AMD e altri produttori alla Cina nel 2022. E secondo quanto hanno fermato le persone ascoltate dall’agenzia di stampa questi tracker sarebbero stati usati per sorvegliare l’iter delle spedizioni di server da parte di produttori come Dell e Super Micro che includono appunto chip di Nvidia e AMD. Non è dato sapere dove fossero inseriti (si parla genericamente di imballaggio) né in quale punto del percorso fossero stati aggiunti e attivati.

Allo stesso modo non è stato chiarito se vengano introdotti a campione o in ogni spedizione. “Solitamente – si legge nel report – è coinvolto l’Ufficio per l’industria e la sicurezza del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che sovrintende ai controlli sulle esportazioni e all’applicazione delle norme” e potrebbero partecipare anche l’Homeland Security Investigations e l’Fbi, hanno affermato le fonti.

Reuters è riuscita a ricostruire almeno un caso piuttosto eclatante, risalente allo scorso anno, in cui una spedizione di server Dell con chip Nvidia includeva sia grandi tracker sulle scatole di spedizione sia dispositivi più piccoli e discreti nascosti all’interno della confezione e persino all’interno dei server stessi. I tracker più grandi avrebbero le dimensioni di uno smartphone. Impossibili non vederli: la loro funzione dunque potrebbe essere quella di dissuadere cambi di programma non segnalati sui documenti ufficiali.

TRUMP TAGLIEGGIA I PRODUTTORI DI CHIP

Col ritorno di Trump alla Casa Bianca non si è andati certo verso un disgelo commerciale tra Washington e Pechino ma la situazione comunque sembra essersi sbloccata almeno parzialmente. Lo scorso aprile il presidente Usa – imponendo una licenza di vendita specifica – aveva bloccato di fatto le vendite dei chip H20 di Nvidia alla Cina e lo stesso aveva fatto per i MI308 di AMD. Si tratta in entrambi i casi di chip specifici legati allo sviluppo di programmi di intelligenza artificiale. La situazione si sarebbe però sbloccata alcune settimane dopo con l’accettazione, da parte dei colossi hi-tech, di pagare il 15 per cento del proprio fatturato in Cina a Washington a mo’ di balzello.

Il Congresso aveva proposto di obbligare i singoli produttori a includere tracker nei chip per l’AI che il governo ha voluto limitare alla Cina e in quelli per la tecnologia bellica soggetti a limitazioni verso la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca e a quanto pare tale richiesta è stata accolta senza ufficializzazioni o sarebbe stata persino preceduta da un modus operandi del tutto simile senza passare dal parlamento americano.

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