Non è dato sapere se il tira e molla sulla Groenlandia, tra la Danimarca e gli Usa c’entri qualcosa in questo improvviso iper-attivismo normativo in campo hi-tech del Paese scandinavo, ma è chiara l’intenzione, da parte del legislatore di Copenaghen, di predisporre un apparato normativo che possa far fronte alle sfide del Terzo millennio. E così, dopo l’intenzione di affidarsi negli uffici pubblici a programmi open source al posto di quelli di Microsoft (la software house di Redmond resterà però presente sui PC della Pubblica amministrazione col suo sistema operativo Windows), ecco spuntare un interessante disegno di legge d’origine governativa volto a tutelare i cittadini danesi dall’imperversare delle AI, per lo più statunitensi e asiatiche.
IL DIRITTO D’AUTORE RIGUARDERA’ ANCHE LA PERSONA
Si tratta di un tentativo curioso di potenziare il diritto all’immagine, già esistente e riconosciuto nella maggior parte degli ordinamenti moderni per il quale, per esempio, nel caso in cui venissero effettuate riprese all’interno di un ambiente chiuso destinate alla trasmissione occorre anzitutto ottenere la liberatoria dei presenti.
Udlandske medier har opdaget, at DK som første land i EU sikrer retten til egen krop og stemme. Nødvendigt i en tid, hvor det aldrig har været nemmere at AI-kopiere og plante dis- og misinformation. Drøfter forslaget med EU-kollegaerne v. DKs formandskab.https://t.co/b9ylTdl6QW
— Jakob Engel-Schmidt (@engelschmidt) June 27, 2025
L’intenzione è aumentare le difese a tutela dei singoli, Vip e persone comuni, elevando le caratteristiche personali come il volto e la voce al rango di beni da tutelare come se fossero opere dell’ingegno (musiche, film, quadri, romanzi…). Del resto, ha spiegato il ministro della Cultura danese, Jakob Engel-Schmidt, l’Intelligenza artificiale è una “macchina fotocopiatrice digitale per esseri umani”, qualcosa dunque che non si era mai visto prima nella storia dato che i soli problemi cui i magistrati erano stati chiamati a dare ristoro avevano riguardato una riproduzione pubblica non voluta dell’immagine della parte lesa rubata in un contesto privato, mentre ora è possibile ricreare da zero una persona e farle fare e dire ciò che si vuole. Condotte insomma per le quali le attuali normative non sono sufficienti. Serve perciò riconoscere quanto prima un nuovo diritto fondamentale: la piena paternità dell’immagine del proprio corpo, della propria voce e del proprio viso anche nello spazio digitale.
LA DANIMARCA METTERA’ LA MUSERUOLA ALL’AI?
Avendo subito ottenuto un ampio consenso trasversale, il Dipartimento della cultura intende presentare una proposta di modifica della legge attuale per una consultazione prima della pausa estiva e poi presentare la modifica in autunno. Se verrà approvata, ogni individuo avrà il diritto legale di chiedere e ottenere la rimozione da qualsiasi piattaforma online di un deepfake che utilizzi le sue sembianze o la sua voce senza un esplicito consenso.
Il ministro danese della Cultura ha dichiarato al Guardian: “Col disegno di legge stiamo inviando un messaggio inequivocabile sul fatto che ognuno ha diritto al proprio corpo, alla propria voce e ai propri tratti somatici, cosa che a quanto pare non avviene con la legge attuale che protegge le persone dall’IA generativa”. Inoltre, il nuovo testo darà tutela anche ai casi afferenti le “imitazioni realistiche e generate digitalmente” delle performance di un artista senza consenso. La violazione delle norme proposte, inserendosi nell’ambito del copyright, darà diritto alla parte lesa a un risarcimento.
PER LA DANIMARCA CONTRO L’AI SERVE UN OMBRELLO UE
“Naturalmente si tratta di un terreno nuovo che stiamo battendo e se le piattaforme non si adeguano siamo disposti a prendere ulteriori provvedimenti”, ha chiosato Engel-Schmidt che poi via X si è augurato di poter fare sistema nell’ambito europeo ponendosi l’obiettivo di “Discutere la proposta con i colleghi dell’UE sotto la presidenza della Danimarca” nella speranza che un ombrello europeo possa avere maggiormente effetto rispetto a una legislazione nazionale. Se le piattaforme tecnologiche non dovessero conformarsi alla nuova legge, potrebbero essere soggette a “multe severe”, ha detto, e la questione potrebbe diventare di competenza della Commissione europea. “Per questo credo che le piattaforme tecnologiche prenderanno la questione molto seriamente”, ha chiosato.