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Israele

Vi spiego lo shopping militare di Israele negli Stati Uniti

Le mosse anti Iran di Israele e Stati Uniti negli ultimi contratti di acquisto di importanti sistemi d’arma per lo Stato Ebraico. L'approfondimento di Giovanni Martinelli

 

È il 31 dicembre 2021, proprio l’ultimo giorno dell’anno appena concluso, quando da Washington arriva la notizia attesa ormai da qualche tempo: Israele e Stati Uniti hanno firmato i contratti relativi all’acquisto di importanti sistemi d’arma per lo Stato Ebraico.

Nel dettaglio, il primo dei 2 riguarda la fornitura di 12 elicotteri da trasporto pesante del tipo CH-53K King Stallion, sviluppato dall’azienda americana Lockheed Martin/Sikorsky. Il valore complessivo di questo contratto è indicato in circa 2 miliardi di dollari e prevede, oltre a un’opzione per ulteriori 6 velivoli, che le consegne abbiano inizio dal 2026.

L’Aeronautica Israeliana (o Israeli Air Force, IAF) era da tempo alla ricerca di un sostituito per la propria attuale flotta di elicotteri di trasporto. Tanto da aver avviato una competizione con un altro velivolo rientrante nella medesima categoria; cioè, l’iconico CH-47 Chinook. Le maggiori capacità di carico e le stringenti esigenze operative Israeliane hanno fatto però prevalere il primo.

Ancora più significativo il secondo contratto firmato, del valore di 1,1 miliardi dollari; esso prevede infatti la fornitura di altri 2 velivoli da rifornimento in volo KC-46 Pegasus, prodotti della Boeing e basati sul diffuso velivolo da trasporto passeggeri 767, che si aggiungeranno quindi agli altrettanti ordinati nel febbraio scorso. E per quanto non siano previste delle opzioni, è noto che Gerusalemme ha un requisito per ulteriori 4 velivoli di questo tipo; per un totale di 8.

Un numero cioè coerente con le necessità della Aeronautica Israeliana che, a oggi, si stima allinei un totale di 11 aerei di vario tipo. Nel complesso, mezzi superati sotto diversi punti di vista; per i quali si sentiva da tempo la (forte) esigenza di una loro sostituzione.

Il passo in avanti in termini di capacità complessive per la IAF sarà così significativo; gli aerei da rifornimento in volo, per definizione, sono considerati dei “moltiplicatori di forza”. Grazie a essi, infatti, si può ampliare il raggio di azione dei propri caccia e/o cacciabombardieri, aumentandone le capacità operative. Ebbene, il KC-46 da questo punto di vista rappresenta una delle soluzioni più moderne in questo campo.

Su uno specifico aspetto del contratto è però nato un “contenzioso” tra Stati Uniti e Israele; quest’ultimo chiedeva infatti di accelerare sulla consegna dei KC-46 stessi ma da Washington è stato ribadito che ciò non sarà possibile. Dunque, almeno fino a 2025 nessuno aereo arriverà in Israele.

All’apparenza, potrebbe anche sembrare una questione di poco conto. In realtà, essa acquista un valore notevole nel momento in cui viene legata alla questione Iraniana. Come noto infatti, il programma nucleare di Teheran (con evidente obiettivo finale legato allo sviluppo/possesso proprio di armi nucleari da parte dello stesso regime Islamico) rappresentano da tempo la principale minaccia per la sicurezza di Israele. Al punto da non poter escludere (anzi…!) la possibilità di “strike” aerei mirati da parte di Gerusalemme sulle strutture Iraniane coinvolte nel programma medesimo.

Ovviamente, in nessuna delle dichiarazioni ufficiali seguite alla firma dei contratti compare il benché minimo riferimento a questo delicato tema. Non è tuttavia sfuggito a nessuno che questi specifici velivoli da rifornimento rappresenterebbero un cardine importante per eventuali operazioni Israeliane.

Una situazione dunque molto tesa, nel cui contesto si inquadra anche l’autorizzazione del maggio scorso dell’Amministrazione Biden alla vendita di munizionamento di precisione sempre per la IAF (con alcune di queste munizioni pensate proprio per colpire obiettivi pesantemente protetti). Così come la prevedibile richiesta da parte di Gerusalemme nei prossimi mesi per nuovi velivoli F-35 (le cui caratteristiche di “invisibilità” sono ideali per colpire indisturbati) e F-15 (capaci di trasportare un elevato carico bellico).

Di fatto dunque, è sempre più corsa contro il tempo; una corsa che ruota intorno a una sorta di “triangolo”, i cui lati sono rappresentati dalla comunità internazionale e dai suoi sforzi finalizzati a risolvere per via diplomatica la questione, dall’Iran che invece pare sempre più determinato a percorrere la strada dell’arma nucleare e, infine, da Israele che vede ancora una volta minacciata la sua stessa esistenza e, per questo, è fermamente determinato a salvaguardarla con ogni mezzo.

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