La maggior parte delle tecnologie a uso civile ha un passato militare. E quando si parla di tecnologie militari si guarda inevitabilmente allo stato di Israele, dove non a caso da anni, da ben prima che ChatGpt & soci facessero breccia nei nostri hobby rivelandoci quanto possano essere scaltri gli algoritmi in circolazione, portano avanti studi sugli usi dell’intelligenza artificiale applicata al campo bellico.
ISRAELE ADDESTRA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Secondo quanto riferito da Bloomberg, che ha sentito in merito fonti anonime dell’esercito, si sta mettendo a punto un sistema il cui nome in codice sarebbe Fire Factory capace di analizzare in frazioni di secondo enormi quantità di dati che possono provenire da sistemi radar, da droni, robot e telecamere smart.
L’intelligenza artificiale arruolata nell’esercito di Israele ingoia giga e giga di dati, li “rumina”, dopodiché è in grado di organizzare di conseguenza le operazioni tenendo conto nel caso specifico del numero di munizioni, dei droni e degli aerei disponibili, delle condizioni del tempo e del terreno e dei target approvati dai militari. Tutto questo in poche frazioni di secondo.
Insomma, chi pensava che la tecnologia avrebbe avuto un ruolo subalterno nelle guerre del futuro, costituendo per lo più carne da cannone, si sbaglia di grosso, perché l’IA potrebbe invece assistere gli strateghi nei loro compiti più delicati.
L’intelligenza artificiale che l’esercito di Israele sta sperimentando al momento viene utilizzata in particolare per individuare obiettivi durante gli attacchi aerei in maniera più veloce ma, date le capacità strategiche che abbiamo appena accennato, di gestire la logistica, che nelle operazioni militari è uno dei compiti che richiede maggiore attenzione.
LA POLITICA DI NETANYAHU
In una recente intervista con il podcaster Lex Fridman, il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu ha spiegato gli obiettivi del Paese in ambito di intelligenza artificiale, confermando che il Paese rimarrà una delle terre di frontiera dell’innovazione, anche grazie alle numerose startup iper tecnologiche che alleva con cura. Nelle scorse settimane, inoltre, ha festeggiato un accordo da 25 miliardi di dollari con Intel, che costruirà uno stabilimento per produrre chip, fondamentali in ogni circuito hi-tech.