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Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale, maxi alleanza tra Amazon e Microsoft

Entro fine anno gli utilizzatori di Cortana potranno anche usufruire anche di Alexa e viceversa. Maxi alleanza nel settore dell’Intelligenza artificiale   Da nemici odiatissimi ad amici amatissimi. È la storia tra Alexa di Amazon e Cortana di Microsoft, i due prodotti dell’intelligenza artificiale potenzialmente nemici di mercato, ora si alleano in nome dello sviluppo tecnologico e…

Entro fine anno gli utilizzatori di Cortana potranno anche usufruire anche di Alexa e viceversa. Maxi alleanza nel settore dell’Intelligenza artificiale

 

Da nemici odiatissimi ad amici amatissimi. È la storia tra Alexa di Amazon e Cortana di Microsoft, i due prodotti dell’intelligenza artificiale potenzialmente nemici di mercato, ora si alleano in nome dello sviluppo tecnologico e del business (ovviamente). Ma andiamo per gradi.

Intelligenza artificiale: un mercato in crescita

Intelligenza artificialeCresce il mercato legato all’intelligenza artificiale, stando ai numeri dell’Europa, le imprese che si occupano di cognitive technology e intelligenza artificiale (IA) hanno registrato nei primi mesi del 2017 un aumento dei ricavi del 40% sul 2016, generando introito di oltre 1,5 miliardi di dollari, tali tecnologie fino al 2020 mostreranno un tasso di crescita annuo di oltre il 42%, fino a raggiungere un valore complessivo di 4,3 miliardi di dollari. Lo sostiene l’ultimo aggiornamento della “Worldwide Semiannual Cognitive/Artificial Intelligence Systems Spending Guide” di IDC.

L’Europa occidentale rappresenta il 12,1% di tutta la spesa mondiale sulle tecnologie cognitive e dell’intelligenza artificiale.

La nuova alleanza

L’alleanza tra Amazon e Microsoft porterà all’integrazione tra i due assistenti. In pratica, tra poche settimane gli utenti che utilizzano le piattaforme delle due compagnie potranno utilizzare indistintamente le due soluzioni: potremo ultilizzare Alexa tramite Cortana (su un computer Windows) e viceversa.

È bene precisare che l’allenza è resa possibile solo perchè Alexa e Cortana hanno specificità diverse. Cortana potrà ricordare gli appuntamenti, Alexa, invece, potrà memorizzare i gusti dell’utente e fargli ascoltare la musica preferita.

“Assicurarci che Cortana sia disponibile ai nostri clienti ovunque e su qualsiasi dispositivo è una nostra priorità. Questa intesa è un grande passo verso questo obiettivo”, ha commentato l’amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella.
“Il mondo è grande e sfaccettato. Ci saranno molteplici agenti intelligenti di successo, ognuno con accesso a set diversi di dati e con diverse aree di competenza. Insieme i loro punti di forza si completeranno diventando ancora più utili per gli utenti”, ha invece commentato Jeff Bezos, ceo di Amazon.

Alleanza in nome del business

L’allenza conviene ad entrambi i colossi tecnologici, diciamocelo. Mentre Alexa potrà spingere Cortana fuori dai confini di un pc, portandolo nelle auto e negli elettrodomestici casalinghi, facendolo diventare popolare, Amazon potrà mettere mano sui 500 milioni di utilizzatori di Windows 10, allargando in modo considerevole la platea dei suoi utenti.

Guerra a Google

intelligenza artificialeL’allenza, ovviamente, è anti Google. Anzienda che sempre più spinge sull’intelligenza artificiale. Proprio poche settimane fa, è stato avviato un nuovo progetto di venture capital firmato Google, tutto indirizzato all sviluppo di tecnologie per l’intelligenza artificiale. Big G ha lanciato infatti Gradient Ventures, un progetto che mira a rafforzare e ad aiutare attraverso investimenti finanziari start up innovative che operano nel settore. Google ha infatti deciso di finanziare imprese nascenti e di aiutare coloro che proporranno i progetti più promettenti in campo tecnologico. I settori di interesse saranno molteplici dalla sanità all’efficienza dei data center. Unico requisito avere un’idea vincente.

Nel portfolio di Gradient Ventures ci sono già quattro start up tra cui Algorithmia, una piattaforma per algoritmi e funzioni destinati ad app “intelligenti”.

Questo nuovo braccio di Google va di pari passo con la nuova era che ci attende, quello che prima era solo fantascienza sta diventando realtà e Big G. ha deciso di farne parte.

L’intelligenza artificiale ha sempre più  responsabilità

Se è vero che no comuni mortali ancora la conosciamo poco, è anche vero che gli esperti di settore contano molto sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale e ad essa affidano compiti sempre più delicati e di maggiore responsabilità. Basti pensare che la tecnologia ad essa connessa può prevedere prima l’insorgere di malattie nell’uomo, può individuare le aree di una città in cui c’è bisogno dell’intervento della polizia e può portare a spasso un uomo.

Secondo un rapporto di Avanade Technology Vision, fornitore di servizi digital e cloud, l’AI ha già dato vita a nuovi modi di interagire e servire.

“L’intelligenza artificiale è pronta a ridisegnare l’esperienza digitale dei consumatori ed è in procinto di diventare l’insieme di tecnologie più importanti da offrire alla forza lavoro”, ha detto Roberto Chinelli, Chief Technology Innovation Officer di Avanade Italy.

“Grazie all’automazione delle attività più semplici o ripetitive, le persone avranno maggior tempo a disposizione e potranno concentrare meglio le proprie risorse mentali su elementi più significativi e a maggior valore aggiunto nel loro lavoro”. Sarà l’AI, dunque, ad occuparsi del supporto, ad organizzare del lavoro, a gestire al meglio il calendario degli appuntamenti.

E l’uomo, cosa farà?

L’automazione e l’Ai faranno quasi tutto. Ma l’uomo allora non servirà più? Ci sono numeri drammatici, infatti, in merito a tutto questo. Uno studio di PricewaterhouseCoopers (Pwc), sostiene infatti che nel 2032 (circa), il 38% dei posti di lavoro disponibili oggi negli Stati Uniti potrebbero essere presi dai robot. In Germania, invece, l’automazione eliminerà il 35% dei posti e in Gran Bretagna il 30%In Giappone “solo” il 21%. La percentuale di penetrazione dei robot in azienda varia, come abbiamo potuto notare, di paese in paese. Il motivo è semplice: si basa sul livello di istruzione medio nei vari territori: più alto è il livello, più sarà difficile la sostituzione con gli automi. I lavori più a rischio automazione, infatti, sono quelli che richiedono un livello inferiore di studio per essere svolti.

I dati ricalcano un po’ quanto già affermato nell’ultimo rapporto del McKinsey Global Institute, in cui si dimostra che ben il 49% delle attività (che producono salari complessivi per annui per 15.8 miliardi di dollari), grazie alle attuali tecnologie, potrebbe essere svolto dai robot. Meno del 5% del totale professioni potrà essere completamente automatizzato e nel 60% dei lavori, il 30% delle attività potranno essere svolte automaticamente da robot.
Forse le prospettive, però, non sono così drammatiche. Durante il World Economic Forum di Davos, in Svizzera, si è parlato tanto di Quarta Rivoluzione Industriale, di automazione e di intelligenza artificiale. Più della metà degli imprenditori presenti ha dichiarato di essere pronto a fare importanti investimenti in tal senso, ma gli stessi imprenditori si dicono pronti a riqualificare il proprio personale interno per far fronte a questa nuova riorganizzazione, senza esser costretti a importanti licenziamenti.

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