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Informatica nella scuola: ci siamo … quasi

Il via libera dal Consiglio di Stato apre una nuova fase per la scuola italiana: ora la vera sfida è costruire in dieci anni una classe docente preparata a insegnare davvero l’informatica. La riflessione del prof. Enrico Nardelli, università di Roma "Tor Vergata", direttore del Laboratorio Nazionale “Informatica e Scuola” del CINI e già presidente di Informatics Europe

È stato appena emesso dal Consiglio di Stato il parere favorevole alle Nuove Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione (cioè, primaria e secondaria di primo grado) nella versione pubblicata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito il 7 luglio scorso. A settembre il Consiglio di Stato aveva formulato una richiesta di chiarimenti, che taluni avevano interpretato come bocciatura, mentre altri avevano letto come ostruzionismo in chiave politica. Come avevo scritto in occasione del rilascio della bozza iniziale a marzo 2025, sulla quale era stata poi avviata una larga ed approfondita consultazione con le parti sociali, le Nuove Indicazioni Nazionali sono una revisione di quel documento, originariamente rilasciato nel 2012 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il DM 254 del 16/nov/2012, che rappresenta il quadro di riferimento per la definizione dello specifico curricolo che costituisce l’offerta educativa comune a tutte le scuole.

È quindi un momento di soddisfazione per chi, come me, con il supporto di validissimi colleghi, sia italiani nel Laboratorio Nazionale CINI “Informatica e Scuola” che europei nella coalizione internazionale Informatics for All, agisce ormai da più di dieci anni per raggiungere questo obiettivo, per il quale siamo grati al Ministro e all’Amministrazione.

Perché, quindi, il “quasi” nel titolo? Perché, come ci ha raccontato il collega inglese Simon Peyton-Jones, che ha curato l’introduzione dell’insegnamento dell’informatica nel sistema scolastico inglese, durante il convegno L’insegnamento dell’Informatica nella scuola che si è svolto il 19 ottobre 2023 all’Accademia dei Lincei, senza una classe docente ben preparata sull’insegnamento dell’informatica, l’introduzione della disciplina nel curricolo scolastico rischia di essere addirittura controproducente.

Infatti, diversamente da quanto accade per ogni altra materia insegnata nella scuola, tranne il ristretto numero di docenti che insegna informatica in pochissimi indirizzi della scuola secondaria superiore, nessuno degli insegnanti ha mai studiato informatica nel corso della sua carriera,  né scolastica né universitaria. Non vi è quindi un substrato culturale largamente diffuso su cui far leva per la formazione professionale come avviene, ad esempio, per la matematica, insegnata nella scuola primaria da docenti che, pur non avendo una specifica preparazione professionale sulla disciplina, l’hanno comunque studiata per tutti i 13 anni del loro percorso scolastico.

Proprio in quest’ottica, nell’ambito del progetto Programma il Futuro, che in modo informale diffonde ormai da 11 anni le basi dell’informatica in quasi tutte le scuole italiane, dedicheremo un webinar – tenuto dalla valente collega Violetta Lonati – proprio sulle novità curriculari introdotte dall’inserimento dell’informatica nelle Nuove Indicazioni Nazionali.

In prospettiva, ritengo che l’esperienza del Regno Unito, che ci ha illustrato Peyton-Jones, indichi una strada maestra. Infatti, dopo aver introdotto nel 2014 la formazione obbligatoria nell’informatica, ha dovuto constatare che le indicazioni curricolari rimanevano in gran parte lettera morta a causa dell’assenza di docenti adeguatamente preparati. Pertanto, il governo britannico ha stanziato nel novembre 2018 un fondo di 82 milioni di sterline per finanziare per 4 anni un istituto per la formazione dei docenti all’insegnamento dell’informatica nella scuola. È stato così istituito nel 2019 il National Center for Computing Education, che ha sviluppato materiali didattici e corsi di formazione per gli insegnanti per tutti i livelli di scuola, e che è stato successivamente sempre rifinanziato, l’ultima volta proprio nel 2025, nonostante i tagli alle spese nel settore pubblico.

Non sarà quindi un compito semplice e servirà una forte volontà politica, che auspico bipartisan nell’interesse strategico del Paese, dal momento che si tratta di un percorso che richiederà almeno una decina d’anni per andare a regime.

Confido che questa volontà potrà essere trovata.

D’altra parte, pur comprendendo le parole di cautela espresse nel parere del Consiglio di Stato a proposito della motivazione dell’inserimento dell’informatica per affrontare la complessità della transizione digitale: «l’impostazione proposta potrebbe indurre ad un’accettazione implicita ed acritica del fenomeno come inevitabile nella sua forma attuale» (p.27) e «le notevoli criticità che derivano dalle transizioni e della loro controversa sostenibilità sociale ed economica» (p.28), desidero rassicurare che non è questo il caso.

Avendo infatti partecipato alla stesura delle Nuove Indicazioni come componente della sotto-commissione responsabile per l’istruzione integrata matematico-scientifico-tecnologica, osservo che il testo del documento è molto chiaro su questi aspetti. Esso, infatti, a proposito dell’insegnamento dell’Informatica nella scuola primaria recita, testualmente «L’acquisizione dei primi elementi di informatica consente agli allievi di iniziare a sviluppare, attraverso l’esplorazione e la sperimentazione, la prospettiva culturale che questa disciplina offre, complementare rispetto alle altre. In aggiunta, favorisce un utilizzo sicuro e responsabile delle tecnologie informatiche» (p.66). Il documento poi aggiunge che nella scuola secondaria di primo grado «… gli alunni passano da un’abilità meramente operativa a una visione più critica e riflessiva in merito alle implicazioni delle scelte tecnologiche e … vengono sviluppate le capacità di riflessione sull’impatto sociale delle tecnologie informatiche» (p.66) e chiarisce che «L’informatica fornisce un’ulteriore modalità per arricchire la descrizione di fenomeni naturali e artificiali con una diversa prospettiva» (p.67).

È quindi evidente come l’istruzione sull’informatica sia radicata, sin dal principio, sugli aspetti culturali fondamentali della disciplina, proprio nell’ottica di una formazione complessiva dello studente alla comprensione delle complesse dinamiche sociali contemporanee, e come venga chiaramente sottolineata la criticità sociale dell’utilizzo delle tecnologie digitali.

E non è tutto.

Dal momento che l’informatica è presente nelle Nuove Indicazioni con una parte più concettuale calata nella Matematica ed una parte più tecnologica inserita nella Tecnologia, nella descrizione di quest’ultima disciplina sono chiarissimamente enunciate le criticità cui fare attenzione. Cito verbalmente da p.81: «È necessario che alunni e studenti acquisiscano la comprensione del funzionamento dei sistemi basati sulle tecnologie informatiche contestualmente a quella delle loro possibilità e dei loro limiti, così da cogliere le enormi possibilità di miglioramento e sviluppo offerte alla società evitando che diventino strumento di esclusione o di oppressione. Nell’insegnamento dell’informatica si terrà quindi conto delle interazioni con gli obiettivi dell’educazione civica sottolineando l’importanza di interagire con gli altri in modo rispettoso, soprattutto quando si utilizzano le piattaforme digitali. È necessario sapere come identificare e segnalare problemi nelle interazioni sociali che avvengono sulle piattaforme, sviluppare la comprensione del valore dei dati, sia dal punto di vista personale che generale, e di come la raccolta e l’elaborazione di grandi quantità di dati influisca sulla società. E resta dirimente, nella formazione del primo ciclo, il principio fondamentale che siano gli esseri umani a mantenere il controllo sulle decisioni basate su sistemi informatici che possono avere un impatto significativo sulle persone».

Insomma, la strada è indicata chiaramente: la persona rimane al centro di tutto.

(I lettori interessati potranno dialogare con l’autore, a partire dal terzo giorno successivo alla pubblicazione, su questo blog interdisciplinare.)

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