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Cina Apple

Il virus cinese intralcerà la produzione degli iPhone Apple?

La supply chain degli iPhone Apple basata in Cina è a rischio di interruzione dopo lo scoppio dell’epidemia di coronavirus    L’epidemia del virus cinese è pronta a travolgere anche Apple. In attesa della comunicazione dei risultati trimestrali oggi alla chiusura dei mercati, la Mela di Cupertino potrebbe dover interrompere la produzione degli iPhone in…

 

L’epidemia del virus cinese è pronta a travolgere anche Apple. In attesa della comunicazione dei risultati trimestrali oggi alla chiusura dei mercati, la Mela di Cupertino potrebbe dover interrompere la produzione degli iPhone in Cina.

Secondo quanto riportato dalla Nikkei Asian Review, il piano del colosso guidato da Tim Cook di incrementare la produzione di iPhone del 10% nella prima metà dell’anno potrebbe frantumarsi contro l’epidemia di coronavirus che si sta propagando dalla Cina.

GLI IPHONE PRODOTTI A 500 KM DA WUHAN

Come riporta Bloomberg, tutti gli iPhone del mondo sono realizzati in Cina, principalmente da Hon Hai Precision Industry di Foxconn nella sua cosiddetta iPhone City a Zhengzhou e da Pegatron in un sito di assemblaggio vicino a Shanghai. Ognuna di queste posizioni è a più di 500 chilometri da Wuhan, nella Cina centrale, l’epicentro dell’epidemia del virus, ma la distanza non li rende immune dal possibile contagio.

OLTRE 10MILA DIPENDENTI CINESI

Apple ha circa 10.000 dipendenti diretti in Cina, attraverso le sue divisioni commerciali e aziendali. La sua catena di approvvigionamento ha anche alcuni milioni di lavoratori che fabbricano prodotti come iPad, iPhone e Apple Watch. Molti di questi dipendenti sono stati a casa negli ultimi giorni per le vacanze in occasione del capodanno cinese. Al momento non si sa se il gruppo di Cupertino abbia chiesto loro di rimanere a casa più a lungo per prevenire la diffusione del virus.

I PIANI DI PRODUZIONE APPLE

Secondo Nikkei, Apple ha chiesto ai suoi fornitori, molti dei quali hanno centri di produzione in Cina, di produrre fino a 80 milioni di iPhone nella prima metà del 2020.

Apple ha prenotato ordini per un massimo di 65 milioni dei suoi iPhone più vecchi e fino a 15 milioni di unità del nuovo modello a prezzo ridotto che prevede di svelare a marzo.

A RISCHIO L’IPHONE ECONOMICO

La società della Mela morsicata si sta preparando infatti a iniziare la produzione di massa di un nuovo iPhone a basso costo a febbraio.

Lo scorso ottobre, Nikkei ha riferito che Apple ha chiesto ai suoi fornitori di aumentare la produzione di modelli di iPhone 11 fino a 8 milioni di unità, pari a circa il 10%, suggerendo che la domanda per le versioni recentemente lanciate del suo telefono di punta stava aumentando. Ma con l’epidemia in corso, è il nuovo modello di iPhone meno costoso a essere a rischio visto che entrerà in produzione a febbraio.

I NUMERI DEL VIRUS CINESE

Finora l’epidemia di coronavirus ha ucciso più di 100 persone e infettato oltre 4.500 in Cina, ridotto i festeggiamenti per il capodanno lunare oltre ad aver scosso i mercati globali. Le autorità cinesi sono state dunque costrette a imporre severe restrizioni di viaggio e hanno compiuto il drastico passo di mettere in quarantena l’intera città di Wuhan.

I TIMORI DEGLI ANALISTI

“Se i dipendenti di Foxconn e di altri centri di produzione di componenti in Cina sono soggetti a restrizioni si potrebbe temere il blocco della catena della produzione”, ha dichiarato a Bloomberg l’analista Dan Ives di Wedbush Securities. “Se l’epidemia in Cina si diffonde maggiormente, potrebbe avere un impatto negativo sulla catena di approvvigionamento che sarebbe un grande preoccupazione degli investitori”.

IN ATTESA DELLA CALL CON TIM COOK

Gli investitori e gli analisti attendono dunque la call del ceo Apple Tim Cook per commentare insieme il virus e il suo impatto sull’azienda. Durante il fine settimana Cook che Apple “donerà ai gruppi sul campo aiutando a sostenere tutte le persone colpite” dal virus.

Ieri il titolo della Mela ha chiuso quasi il 3% a 308,95 dollari, mentre i timori del coronavirus hanno trascinato giù i titoli tecnologici statunitensi.

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