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Coronavirus

Il coronavirus contagia Microsoft, Google, Sony e non solo?

Come la pandemia da coronavirus sta rallentando piani e tabelle di marcia di prodotti di alcuni gruppi tech

 

Non solo nuove opportunità per i colossi tecnologici, che in questo periodo di coronavirus stanno riscoprendo una nuova vita grazie alle app e a soluzioni tecnologiche che stanno facilitando la vita di quanti sono costretti a stare in casa. La pandemia ha infatti anche rallentato piani e tabelle di marcia dei prodotti tecnologici che in alcuni casi sono stati rinviati, in altri modificati e in altri ancora cancellati definitivamente.

I COLOSSI HI-TECH E LE STARTUP STANNO MODIFICANDO I LORO PIANI

Sia i big della tecnologia che le startup stanno cercando di concentrarsi su progetti fattibili, rilevanti e critici. Quelli che non soddisfano nessuno di questi criteri rischiano di cadere in disgrazia. C’è infatti da considerare, rileva Axios in un articolo, che malgrado quello tecnologico sia il settore meglio posizionato in un’era in cui lo smart working la fa da padrone, che le aziende di Seattle e della Baia di San Francisco sono state tra le prime a mandare lavoratori a casa. È ancora troppo presto per conoscerne l’impatto completo, ma le prime vittime della pandemia hanno già cominciato a mostrarsi, ha evidenziato Axios.

ECCO COSA HANNO FATTO GOOGLE, MICROSOFT E SONY

Per capire chi sono, il primo esempio da citare è quello di Google che già a marzo ha messo in pausa i rilasci regolari del suo browser Chrome per poi precisare di aver snellito quelle che saranno le prossime versioni in uscita.

Stesso discorso per Microsoft che ha annunciato di aver ritardato l’uscita del suo nuovo dispositivo a doppio schermo Surface Neo a conchiglia rinviandolo al prossimo anno.

E non è tutto. Anche lo sviluppo dei videogiochi, nel suo complesso, è stato drammaticamente rallentato, come ha fatto notare il New York Times. Nonostante l’enorme richiesta, l’industria dipende dalla capacità degli sviluppatori di lavorare in stretta collaborazione, in ambienti centralizzati con tonnellate di potenza di calcolo.

Sony, ad esempio, sta ritardando l’uscita prevista per maggio dell’attesissimo “The Last of Us: Part II”. Ma questo potrebbe essere solo l’inizio. In una recente intervista con Axios, Aaron Levie, il Ceo di Box, una società attiva nel cloud aziendale, ha dichiarato che l’impatto del coronavirus potrebbe essere molto maggiore di quanto inizialmente ipotizzato. “Questo probabilmente modificherà il nostro intero anno in termini di strategia di prodotto”, ha affermato Levie, aggiungendo di aspettarsi le stesse conclusioni anche da parte dei suoi colleghi.

I FATTORI DEL CORONAVIRUS CHE HANNO PORTATO A CAMBIARE I PIANI

Ma quali sono i fattori che hanno portano alla rottamazione o al ritardo dei prodotti? In primis i problemi alle catene di fornitura: l’industria tecnologica, in particolare l’hardware, si è evoluta come creatura dell’economia globale, con il design in un paese e la produzione in un altro. Questo approccio è stato complicato dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina prima del Covid-19, ma lo stop ai viaggi internazionali ha reso ancora più difficile per le aziende la transizione dei loro progetti verso la produzione.

In secondo luogo gli uffici chiusi: Malgrado molte persone possano svolgere la maggior parte del loro lavoro a distanza, alcuni compiti chiave sono gestiti in laboratori più adatti alla prototipazione rapida e alla creazione collaborativa.

Poi c’è la scure dei licenziamenti: molte start-up stanno già annunciando il taglio di posti di lavoro, mentre i giganti come Google hanno rallentato le assunzioni. E i tagli di posti di lavoro hanno un impatto che va oltre i lavoratori che vengono tagliati, distogliendo l’attenzione del management e aumentando l’ansia e la distrazione per l’intera forza lavoro.

C’è poi da considerare la riduzione dei budget. Le aziende tecnologiche, infatti, non solo cercano di fare di più con meno persone, ma anche di fare cose più economiche. Per molte start-up, si tratta di risparmiare denaro prezioso, mentre le grandi aziende stanno cercando di rendere la loro condotta più in linea con i diktat di Wall Street.

Non bisogna poi dimenticarsi che si tratta di una pandemia: come è stato notato, ma non sempre completamente interiorizzato, questa crisi non è solo una questione di lavoro da casa. Si tratta di persone che cercano di lavorare e si occupano della propria salute e di quella delle loro famiglie – spesso aggiungendo l’insegnante e l’assistente domiciliare alle altre mansioni lavorative.

Infine, la domanda di molti prodotti è più bassa: mentre da un lato c’è un rinnovato interesse per la tecnologia per l’home office o per il soggiorno, altre categorie rischiano di non riscuotere un grande successo. GoPro ne è un esempio: è difficile immaginare persone che a malapena escono di casa scegliere di acquistare una nuova videocamera action.

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