Non saranno solo i lavori meno qualificati ad essere rimpiazzati dall’IA. Secondo uno studio pubblicato giovedì su Science e ripreso dal Financial Times sono a rischio anche i famosi lavoratori della conoscenza, ossia i protagonisti di quella stagione che siamo stati abituati a definire con l’espressione “post-industriale” e che è stata caratterizzata soprattutto dall’introduzione delle tecnologie informatiche.
Lo studio
Sono quattro gli autori dell’analisi pubblicata su Science e due, Tyna Eloundou e Pamela Mishkin, lavorano per OpenAI mentre Sam Manning e Daniel Rock afferiscono rispettivamente al Centre for the Governance of AI di Oxford e alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania.
La ricerca si è proposta di valutare i possibili impatti sul lavoro dei grandi modelli linguistici (LLM) e delle relative tecnologie mettendone a fuoco la rilevanza sui compiti svolti dai lavoratori.
Sono stati prese in esame 923 occupazioni attingendo da uno specifico database che classifica il tipo di lavoro e le caratteristiche dei lavoratori. L’obiettivo era in particolare di appurare se l’IA è in grado di ridurre di almeno della metà il tempo impiegato dalle persone per completare uno specifico compito senza inficiare la qualità del risultato.
Cosa è emerso
Lo studio conferma sostanzialmente la “profonda preoccupazione” espressa qualche giorno fa dall’Fmi circa gli effetti di un’applicazione dell’IA ad un mondo del lavoro dove sarà tangibile l’esclusione del fattore umano assieme all’aumento delle disuguaglianze.
Ma la vera novità è che questi effetti non risparmieranno i settori più all’avanguardia e le relative figure professionali tra cui sono menzionati gli ingegneri del software e gli scienziati dei dati, che non saranno meno esposti dei lavoratori meno pagati.
Risulta essere del 18,5% la fetta di lavoratori impiegati in mansioni che hanno il 50% o più dei rispettivi task esposti all’impatto dell’IA.
Figure professionali a rischio per l’IA
Oltre a quelle già citate, ad essere penalizzate saranno figure come gli ingegneri della blockchain, gli specialisti delle pubbliche relazioni, i manager dei dati clinici e gli analisti finanziari quantitativi.
Saranno colpiti insomma i famosi lavoratori della conoscenza che erano stati i protagonisti della rivoluzione post-industriale celebrata nel saggio di Daniel Bell che mezzo secolo fa diede l’avvio al dibattito sulla fine della stagione fordista e sulle conseguenze di un processo fondamentale quale l’informatizzazione.
Come ha spiegato uno degli autori dello studio, tutto ciò avverrà in quanto l’IA sta mettendo a nostra disposizione nuove modalità di trattare la risorsa informazione oltre ad accelerarne notevolmente i ritmi di gestione.
La novità
Ciò che emerge dal paper di Science riecheggia le conclusioni cui sono giunti studi analoghi, uno su tutti quello condotto dal governo britannico e pubblicato lo scorso emerge che ha raggelato la City facendo emergere l’impatto notevole delle nuove tecnologie nei settori della finanza e delle assicurazioni.
Stavolta però i risultati emersi sono molto precisi e dettagliati grazie allo sforzo degli autori di mettere in scala le implicazioni dell’adozione dell’IA sui vari lavori.
Risulta dunque chiaro che le conseguenze di questa innovazione sono molto differenziate e coinvolgono non una ma più categorie di lavoratori in cui si ritrovano tanto i soggetti a basso reddito quanto i più pagati.
Significativamente, però, vi sono figure che sono schermate da questa trasformazione radicale, e tra queste ci sono i meccanici delle motociclette e i manovali.