Uno schiaffone morale a Trump, un ulteriore invito rivolto a Bruxelles. La convention annuale per l’Europa di Huawei, due giorni di dibattiti e dimostrazioni su innovazione e futuro tecnologico a Parigi il 4 e 5 novembre, è servita anche per inviare due messaggi al presidente americano e ai partner europei.
Il primo a trasmetterli nel suo intervento inaugurale – sono stati poi ribaditi più volte nel corso dell’evento – è stato William Xu, presidente dell’Istituto per la ricerca strategica dell’azienda cinese: che ha fatto presente come le sanzioni americane non li hanno schiacciati, ma li hanno resi ancora più determinati e performanti.
Parlano i numeri: nei primi 3 trimestri del 2019, Huawei ha superato gli 85 miliardi di dollari di vendite (+ 24% rispetto all’anno precedente), con un margine netto dell’8,7%. Numeri frutto, per i manager di Shenzhen, degli investimenti in ricerca e sviluppo: nel 2018 hanno raggiunto i 15 miliardi di dollari, con oltre 80.000 dipendenti – il 45% del totale – impegnati in questo settore.
Secondo Xu, Huawei non ha bisogno degli Usa. “Se gli Stati Uniti continueranno a fornire componenti, saranno sicuramente i benvenuti”; se invece ciò non avverrà, se l’azienda cinese sarà costretta a trovare delle alternative ai chip di Intel e Qualcomm o ad Android, saranno in grado comunque “di mantenere una solida crescita del business”.
Se i rapporti con gli Usa sono conflittuali, anche se in modo non ancora irrimediabile, quelli con i paesi europei e l’Unione sono percepiti come solidi e promettenti: dopotutto, per non rimanere isolata, per non rischiare di perdere la sua leadership globale e ridiventare un’azienda a prevalente trazione cinese, Huawei ha bisogno di partner internazionali.
E allora cerca di sedurre ulteriormente l’Europa, mostrando il suo apporto strategico allo sviluppo e alla crescita dei paesi europei. E’ forse anche questo – indiretto, stavolta – un messaggio a Trump? In ogni caso, a Parigi è stato divulgato uno studio realizzato da Oxford Economics che evidenzia la sostanziosa dimensione numerica di questo rapporto. Nel 2018, Huawei ha contribuito con 12,8 miliardi di euro alla crescita europea, sostenendo circa 170.000 posti di lavoro sia direttamente sia attraverso l’indotto: con un incremento annuo del 13% negli ultimi 5 anni.
Huawei ha già aperto 23 laboratori di ricerca in 12 paesi europei, ha attivato progetti congiunti con circa 140 università europee, finanzia dottorati. L’obiettivo dichiarato è quello di “sostenere l’Europa nella costruzione della sua infrastruttura digitale, di aiutare i paesi europei a mantenere la loro competitività globale nei settori industriali in cui godono di vantaggi competitivi”.
Due di questi centri per l’innovazione, a Monaco e Zurigo, sono dedicati specificamente al 5G. La rivoluzione sta per partire e avrà uno sviluppo rapidissimo (si prevedono 300 città coinvolte già entro la fine del 2020), con un impatto portentoso sull’economia mondiale e sugli stili di vita di miliardi di persone, dalla città intelligente e smart in giù.