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Asl Friulane

Green Pass: ok e paletti del Garante Privacy

Green Pass: la posizione del Garante per la protezione dei dati personali

L’Italia dal 28 giugno scorso è tutta in zona bianca e la pandemia da covid-19 è in fase di arretramento (variante delta permettendo). Ciò significa che per spostarsi da una regione all’altra non serve alcun motivo, alcuna autocertificazione né alcun documento.

Allo stesso tempo, però, è entrata in vigore la certificazione verde introdotta per tracciare gli spostamenti tra Regioni di colore diverso e rilasciabile dopo un tampone negativo (con validità di 48 ore), dopo aver completato il ciclo vaccinale o in base alla guarigione dall’infezione da Covid-19.

A questa si è affiancato, dal 1° luglio, il green pass, la certificazione verde europea che permette gli spostamenti all’interno del territorio europeo.

A cosa serve il green pass?

A chiederselo non sono solo i cittadini. A lanciare l’allarme su un uso incerto del certificato è Ginevra Cerrina Feroni, cice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali. “L’indeterminatezza potrebbe aprire ad usi sproporzionati del certificato, magari con differenze tra Regione e Regione – ha detto in settimana la vicepresidente in un’intervista a La Verità -, non solo per partecipare a un grande evento (il che può essere ragionevole), ma magari per andare al ristorante, al teatro o per esercitare diritti-doveri fondamentali, come andare a scuola o al lavoro”.

La tutela delle garanzie costituzionali

Il Garante per la protezione dei dati personali, in un periodo emergenziale in cui si è spesso derogato a libertà fondamentali (come quella di movimento sul territorio nazionale), ha vigilato sul rispetto delle garanzie costituzionali, ha tenuto a sottolineare il commissario Cerrina Feroni.  “Le Costituzioni democratiche, soprattutto quelle scritte nel secondo dopoguerra, contengono garanzie e protezioni. Le chiamiamo “democrazie protette” – ha detto ancora l’avvocato Ginevra Cerrina Feroni -. Il Garante per la Privacy fa parte di questo complesso di garanzie. Sotto il profilo specifico ci occupiamo di protezione dei dati. Monitoriamo e controlliamo, tanto per stare sull’attualità, i provvedimenti via via adottati per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Gli strumenti individuati – penso all’App Immuni o al Green pass – finiscono per immagazzinare moltissimi dati. Verifichiamo che non siano un’occasione per raccogliere più informazioni del dovuto. Da cui può discendere un abuso”.

Le criticità del green pass

Ancora prima della sua introduzione, il green pass aveva suscitato la preoccupazione da parte del Garante. “Abbiamo chiesto che il Green Pass non visualizzi i dati di dettaglio, ossia se la persona si è vaccinata e dove, o dove ha fatto il tampone, o quando è guarito”, ha chiarito negli scorsi a Repubblica Guido Scorza, commissario dell’Autorità garante presieduta da Pasquale Stanzione. Il motivo è il principio universale della minimizzazione del dato: “Il verificatore non ha bisogno di sapere questi dettagli, ma solo che il certificato è valido”.

I dubbi (risolti) sull’App IO

E proprio per tutelare il cittadino dall’abuso dell’utilizzo dei loro dati il garante ha obbligato la PagoPA, società interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze, a modificare i termini di cessione dei dati dei cittadini dell’App IO. Tale applicazione, che dovrebbe diventare il portale unico d’accesso ai servizi della pubblica amministrazione, è utilizzata per richiedere il green pass. Con un provvedimento ad hoc il Garante aveva vietato l’uso dell’app per scaricare il certificato “a causa delle criticità riscontrate in merito alla stessa” perché era responsabile di cedere i dati dei cittadini a tre società: Google, Instabug e Mixpanel. Lo sblocco dell’applicazione è arrivato perché PagoPA si è impegnata a prevedere “una serie di misure tecniche a tutela della privacy degli utenti”, accogliendo i rilievi circa i rischi di tutela della privacy mossi dal Garante.

L’obbligo vaccinale: occorre passare dalla legge

Alle preoccupazioni sull’utilizzo incerto del green pass si sommano quelle sull’introduzione di un obbligo vaccinale de facto. “La Costituzione, art. 32, tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Non esclude certo che vi siano obblighi vaccinali, tanto che ve ne sono nel nostro ordinamento e la Corte costituzionale li ha giudicati legittimi – dice l’avvocato Cerrina Feroni – Il nodo problematico è l’obbligatorietà per vaccini ancora in fase sperimentale di cui, per ovvie ragioni, non si possono conoscere gli effetti a medio e lungo termine”. I sanitari sono sottoposti all’obbligo vaccinale dal Dl Covid di aprile, convertito in legge il primo giugno. La pericolosità della variante delta sta facendo chiedere da più parti l’estensione dell’obbligo anche per tutta la popolazione. “Laddove il trattamento sia effettuato in maniera obbligato è evidente come la base giuridica debba essere ricercata in un altro strumento, per esempio la legge, e non in un consenso che a questo punto scarica tutta la responsabilità della scelta sul somministrato“, conclude la Vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali.

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