Come procede il forcing del ministero dell’Economia sul progetto di rete unitaria fra Tim e Open Fiber?
La spinta del Tesoro sul piano – svelata le scorse settimane da Start Magazine – procede fra accelerazioni, perplessità e discussioni.
È in particolare a una domanda che, in sostanza, il governo non ha dato ancora una risposta concorde: di chi sarà il controllo della futura società delle rete?
Secondo il piano attribuito al Mef retto da Roberto Gualtieri, il perno societario sarà la società FiberCop: in questa scatola societaria costituita mesi fa dal gruppo ex Telecom Italia oltre la rete secondaria di Tim è confluito anche l’80% che l’ex monopolista possiede in Flash Fiber, joint venture con Fastweb.
L’obiettivo di FiberCop – secondo gli analisti – è l’upgrade in fibra di tutta la rete secondaria di Tim, con una parziale adozione dell’Fwa (Fixed wireless access), su cui spinge anche Fastweb.
Se dovesse essere FiberCop il perno della futura società della rete unitaria, compresa quella in fibra di Open Fiber (50% Enel, 50% Cdp), sarebbe appannaggio di Tim visto che FiberCop è una controllata della società guidata dall’ad, Luigi Gubitosi.
Al tavolo del cda di Tim il 4 agosto, peraltro, è attesa l’offerta del fondo americano Kkr per una quota intorno al 40% della rete secondaria (FiberCop è valutata 7,5 miliardi e l’incasso per Tim sarebbe di 1,8 miliardi) .
Sulla questione del controllo della rete nella maggioranza e nei ministeri c’è dibattito.
Sul progetto ci sarebbero le perplessità del Movimento 5 Stelle, quindi del ministero dello Sviluppo economico guidato da Stefano Patuanelli (M5s): dunque pure del sottosegretario democrat del Mise Gian Paolo Manzella (Pd), che ha tra le deleghe anche la banda ultralarga.
E in Parlamento c’è chi dice che Palazzo Chigi sul tema condivida più l’impostazione del Mise che quella del Mef.
Continueremo a seguire, ovviamente, la vicenda.