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EssilorLuxottica Google

Google e Meta vogliono vederci meglio con EssilorLuxottica

Falliti i tentativi di rendere i visori un prodotto per il grande pubblico (Google starebbe collaborando con Samsung per un device indossabile pensato esclusivamente per gli sviluppatori), Mountain View vorrebbe resuscitare i suoi smartglass e punterebbe sul know-how di EssilorLuxottica che ha alle sue spalle l'esperienza con Meta. Il problema però è che il gruppo italo-francese interessa sempre più anche a Mark Zuckerberg

Negli ultimi giorni ha rimbalzato parecchio la notizia secondo la quale Meta starebbe prendendo in considerazione di entrare nel capitale di EssilorLuxottica, il marchio nel settore degli occhiali da vista e da sole nato dalla fusione dell’italiana Luxottica (fondata dal defunto Leonardo Del Vecchio) e della francese Essilor. L’interesse del Gruppo di Mark Zuckerberg non può certo dirsi dell’ultim’ora, data la collaborazione che ha portato ai Ray-Ban Stories, ovvero gli occhiali intelligenti. Ma Meta non sarebbe il solo colosso del Web ad aver bussato alle porte di EssilorLuxottica: anche Google infatti si starebbe lasciando solleticare dall’opportunità di produrre smartglass gomito a gomito con gli europei.

È INIZIATA LA CORSA AGLI OCCHIALI INTELLIGENTI

Terminata anzitempo l’esperienza dei visori, troppo grandi, ingombranti e costosi per incontrare il favore del grande pubblico – come sta scoprendo a proprie spese Apple che, nonostante le avvisaglie, ha voluto perseverare distribuendo il Vision Pro – le compagnie americane che vi avevano investito grandi quantità di soldi sembrano ora ripiegare sugli smartglass.

COSA VUOL FARE GOOGLE CON ESSILORLUXOTTICA

Meta sostiene che quelli realizzati assieme a EssilorLuxottica stanno vendendo molto bene. E non è la sola. L’Amministratore delegato di EssilorLuxottica, Francesco Milleri, ha infatti affermato che la nuova generazione di occhiali intelligenti ha venduto in pochi mesi più di quanto abbiano fatto i vecchi occhiali in due anni. Di cifre ufficiali però non se ne parla. Dato che il Gruppo italo-francese possiede il know-how si piega come mai Google la abbia individuata come possibile partner.

L’intenzione, secondo la stampa statunitense, sarebbe non solo quella di riversare negli occhiali intelligenti la tecnologia messa a punto per i visori che restano invenduti, ma anche trovare un device indossabile poco ingombrante, possibilmente stiloso, in cui incorporare Gemini, l’Intelligenza artificiale sviluppata in Mountain View. Google ha già fatto diversi esperimenti in quel settore, ma a differenza del prodotto griffato Ray-Ban e Meta, non si può certo dire che i suoi Google Glass abbiano avuto successo. Anzi.

QUALCUNO SI RICORDA ANCORA DEI GOOGLE GLASS?

Undici anni fa da Mountain View proponevano questo tutorial. Poco più di una decade dopo è difficile trovare altro materiale informativo sui Google Glass, usciti definitivamente di scena poco più di un anno fa, nel marzo del 2023, senza essere mai decollati per davvero.

E dire che nel progetto Mountain View ha riversato fior di miliardi, provando in tutti i modi a lasciarlo in vita, anche a costo di ridurlo da wearable device per tutti ad accessorio pensato esclusivamente per aziende e professionisti altamente specializzati.

GOOGLE TIRA FUORI DAL CASSETTO IL VECCHIO PAIO D’OCCHIALI

Dopo essere stati intravisti per qualche frame nei video dell’ultimo Google I/O, la software house guidata da Sundar Pichai sul finire della scorsa primavera ha annunciato una “partnership tecnologica strategica multiforme” con Magic Leap finalizzata a promuovere, fanno sapere, “il futuro dell’ecosistema XR con offerte di prodotti unici e innovativi”.

Shahram Izadi, VP e General Manager della divisione AR/XR di Google, ha dichiarato: “Non vediamo l’ora di poter unire l’esperienza di Magic Leap nell’ambito delle ottiche e della costruzione di dispositivi, con le nostre tecnologie, in modo da portare un più ampio ventaglio di esperienze immersive sul mercato. Combinando i nostri sforzi, saremo in grado di promuovere il futuro di un ecosistema XR attraverso un’offerta di prodotti unici e innovativi.”

Maggiori dettagli non sono arrivati purtroppo dalla realtà che da anni studia la tecnologia per occhiali che possano immergerci nella realtà aumentata, che pure ha dato parecchia enfasi al nuovo accordo. Secondo la testata specializzata The Verge, la newsletter Command Line ha rivelato ulteriori informazioni, benché ufficiose: oltre all’ottica AR e alla produzione, l’obiettivo sarebbe mettere a punto un visore per sviluppatori basato su Android XR e sulla tecnologia Magic Leap 2.

GLI OCCHIALI INTELLIGENTI SARANNO LO SMARTPHONE DEL FUTURO?

La scommessa di Meta e Google è ardita: trovare un device indossabile differente dallo smartphone che sostituisca i cellulari e consenta di dare un alloggio alle Intelligenze artificiali che ci accompagneranno in ogni momento della giornata.

Ma il mondo è davvero pronto a un simile balzo futuristico? Ci hanno provato di recente alcuni ex sviluppatori di Apple con Ai Pin, un curioso mix tra una spilla e un cellulare olografico, e sappiamo com’è andata. Si dirà che i problemi tecnici riscontrati da Humane sono dovuti all’assenza di risorse realmente massicce e di un nome facilmente identificabile.

Quest’ultima osservazione può avere un peso mentre sul fronte economico non si dimentichi che Humane ha raccolto 230 milioni di dollari dagli investitori, tra i quali spicca anche il CEO di OpenAI (la software house dietro a ChatGpt foraggiata da Microsoft) Sam Altman. 

Inoltre, non si può nemmeno affermare con sicumera che l’alleanza tra Meta ed EssilorLuxottica abbia realmente dato i risultati sperati: se è vero infatti che l’Ad italiano la scorsa settimana ha detto che la nuova generazione di smartglass va decisamente meglio della precedente, è altrettanto vero che potrebbe non essere un traguardo particolarmente significativo. Infatti, lo scorso anno il Wall Street Journal era entrato in possesso di un documento interno in cui Meta affermava che delle circa 300 mila unità di Ray-Ban Stories vendute da settembre 2021 a febbraio 2023, appena 27mila fossero ancora in uso.

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