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Google Garante Privacy

Google dovrà smettere di spiare gli utenti europei (dice la Germania)

Che cosa ha deciso il Garante della privacy in Germania

 

Ha un primo, importante, strascico il reportage della trasmissione mandato in onda dalla televisione pubblica belga Vrt Nws che dimostra come Google “spii” la propria utenza attraverso gli assistenti (ne abbiamo parlato qui). Il Garante della privacy di Amburgo ha infatti imposto a Google di non raccogliere più questi dati in Europa. Almeno per un periodo di tempo che, al momento, è stato fissato a tre mesi, durante i quali si faranno verifiche approfondite sui fatti riportati dal giornalista Tim Verheyden.

LE RICHIESTE DEL GARANTE TEDESCO

“C’è un elevato rischio per la privacy personale dato dall’uso di assistenti vocali automatici da parte di provider come Google, Apple e Amazon“, ha dichiarato l’Autorità tedesca a tutela della riservatezza personale. In particolare, il Garante sottolinea come, la registrazione di frasi slegate dal momento in cui l’utente, pronunciando “Ok, Google” attivi consapevolmente il sistema, esponga alla lesione del proprio diritto alla privacy terzi che visitano le abitazioni di chi ha installato simili dispositivi. Ma, dato che le orecchie di Google sono all’ascolto anche sui cellulari con sistema operativo Android, appare chiaro come tale rischio abbia, in realtà, una portata ben maggiore.

COSA ERA ACCADUTO

L’accusa è stata mossa qualche giorno fa dalla televisione pubblica belga Vrt Nws, che ha realizzato un reportage che mette in evidenza i rischi della privacy domestica (e aziendale) in relazione ai microfoni presenti negli assistenti vocali, in grado di captare audio anche quando non si interagisce direttamente con loro. Secondo quanto riportato, infatti, Google registrerebbe la voce degli utenti anche quando non utilizzano Google Assistant. Tim Verheyden, giornalista della Vrt Nws, ha infatti spiegato al Wall Street Journal di avere avuto accesso a oltre mille frammenti di file audio che un contractor di Google ha trascritto. In diversi casi erano state registrate anche conversazioni senza che vi fosse una interazione con l’utente. Insomma, origliate. (leggi anche: Amazon, tutti gli ultimi segreti di Alexa)

LA REPLICA DI GOOGLE

Google è intervenuta ammettendo le proprie responsabilità e spiegando che gli esperti arruolati per origliare le conversazioni ascoltano lo 0,2% dell’audio che passa dai microfoni dell’assistente domestico. Si tratterebbe insomma di “frammenti” presi casualmente da Assistant. Il vaglio di questi audio effettuato da personale umano servirebbe ad aumentare il livello di comprensione dell’intelligenza artificiale, così da rendere sempre più rare le volte che il sistema costringe l’utente a ripetere in modo più chiaro la propria richiesta. Frammenti così piccoli, dicono da Mountain View, che sarebbe impossibile ricostruire l’intera conversazione e, quindi, violare fattivamente la privacy delle persone o, come paventano alcuni, mettere persino a rischio segreti aziendali laddove gli assistenti vocali fossero installati negli uffici.

APPLE INTERROMPE LE TRASCRIZIONI

Intanto, Apple ha annunciato la sospensione dell’attività di ascolto e trascrizione delle registrazioni di Siri. “Siamo impegnati a offrire un’ottima esperienza di Siri ma vogliamo al contempo tutelare la privacy degli utenti” ha fatto sapere l’azienda. “Mentre conduciamo una revisione approfondita, stiamo procedendo con la sospensione della valutazione di Siri a livello globale. Inoltre, nell’ambito di un futuro aggiornamento software, gli utenti avranno la possibilità di scegliere di partecipare al programma”.

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